Biennale Architettura: il Leone d’oro va al Bahrain

Menzioni speciali a Santa Sede e Gran Bretagna. Scomparsa di Koyo Kouoh, 57 anni, prima curatrice africana a ricevere l'incarico per la prossima edizione della Biennale Arte del 2026.

Biennale Architettura: il Leone d’oro va al Bahrain
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12 Maggio 2025 - 09.16 Culture


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“Per affrontare un mondo in fiamme, l’architettura deve riuscire a sfruttare tutta l’intelligenza che ci circonda”: questo il senso della 19ª edizione della Biennale d’Arte di Venezia (dal 10 maggio al 23 novembre) secondo il suo curatore, l’architetto e ingegnere Carlo Ratti, insegnante al Mit e al Politecnico di Milano.

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Non stupisce dunque che il Leone d’oro sia andato al Padiglione del Bahrain, significativamente intitolato “Canicola”, secondo il giudizio della Giuria presieduta dallo svizzero Hans Ulrich Obrist e composta da Paola Antonelli e dal sudafricano Mpho Matsipa: l’opera architettonica, all’Arsenale, ci parla infatti dei cambiamenti climatici in atto e della resilienza di chi vive nelle regioni più difficili del pianeta.

Come riportato nell’Ansa di Michele Galvan, il Bahrain offre una proposta concreta per affrontare condizioni di calore estremo: come spiegato dai progettisti, “l’architettura deve affrontare la doppia sfida della resilienza ambientale e della sostenibilità. L’ingegnosa soluzione può essere impiegata negli spazi pubblici e nei luoghi in cui le persone devono vivere e lavorare all’aperto in condizioni di calore estremo. Il padiglione utilizza metodi tradizionali di raffreddamento passivo tipici della regione, che richiamano le torri del vento e i cortili ombreggiati”.

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La cerimonia è stata purtroppo rattristata dalla notizia della scomparsa di Koyo Kouoh, 57 anni, prima curatrice africana a ricevere l’incarico per la prossima edizione della Biennale Arte del 2026.

La Biennale Architettura ha assegnato anche due menzioni speciali: una alla partecipazione nazionale della Santa Sede “Opera Aperta”, che si richiama all’omonimo libro di Umberto Eco, ospitata nel Complesso di Santa Maria Ausiliatrice; l’altra a “Geology of Britannic Repair” della Gran Bretagna, presente ai Giardini.

Il Padiglione della Santa Sede, come ha spiegato la Giuria, “invita il visitatore a partecipare alla produzione di significato. La menzione speciale riconosce la creazione di uno spazio di scambio, negoziazione e riparazione”. “Opera aperta” ridarà vita a una chiesa sconsacrata esistente, con un processo di restauro che avverrà su diversi livelli e coinvolgerà un’ampia gamma di competenze e mestieri.

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Il Leone d’oro per la migliore partecipazione, con la motivazione “dimostrazione di come la città di Venezia possa fungere da laboratorio per immaginare nuovi modi di vivere sull’acqua”, è andato a “Canal Cafè” all’Arsenale, che propone un sofisticato sistema di depurazione, tutto naturale, attraverso il quale l’acqua della laguna può finire direttamente nella macchina del caffè e quindi nella tazzina. Il progetto, supportato dal gruppo Lavazza, è stato creato da una squadra composta da Diller Scofidio + Renfro, Natural Systems Utilities, SODAI, Aaron Betsky e lo chef Davide Oldani.

Il Leone d’Argento per una promettente partecipazione è stato conferito a “Calculating Empires: A Genealogy of Technology and Power Since 1500”, ideata da Kate Crawford e Vladan Joler, già presente all’Osservatorio di Fondazione Prada a Milano, che illustra come il potere e la tecnologia siano intrecciati a partire dal 1500.

In occasione della cerimonia di premiazione, nella sede della Biennale a Ca’ Giustinian, sono stati assegnati anche il Leone d’oro alla carriera alla filosofa statunitense Donna Haraway e il Leone d’oro alla memoria all’architetto, designer e progettista italiano Italo Rota, scomparso il 6 aprile dell’anno scorso.

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