Elba book: il festival isolano dell’editoria indipendente

Se le parole portassero a dei fatti edificanti e non solo a delle pose intellettuali da spargere sui social: è questo il proposito di Elba Book sin dal principio, il primo festival isolano dedicato all’editoria indipendente e alla difesa della “bibliodiversità” in Italia.

Elba book: il festival isolano dell’editoria indipendente
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6 Luglio 2025 - 18.06


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Se le parole portassero a dei fatti edificanti e non solo a delle pose intellettuali da spargere sui social: è questo il proposito di Elba Book sin dal principio, il primo festival isolano dedicato all’editoria indipendente e alla difesa della “bibliodiversità” in Italia. Da martedì 15 a venerdì 18 luglio, nel borgo medievale di Rio nell’Elba, piazza del Popolo sarà letteralmente occupata da una ventina di case editrici coi loro stand, tra cui Marcos y Marcos, Mimesis, Exòrma, La Vita Felice, Le Plurali e Momo Edizioni. Dal tramonto, invece, piazza Matteotti diventerà il “salotto buono” della quattro giorni, ospitando scrittori, giornalisti, artisti, attori teatrali e professionisti del settore librario. Situato nell’ex versante minerario dell’isola nel Tirreno, il Comune di Rio ha maturato un approccio alla cultura lento e meditativo, investendo sul turismo letterario. Non a caso, lo scorso dicembre lo staff di Elba Book ha firmato il Patto per la Lettura del suo territorio e il concetto portante di questa undicesima edizione è proprio “chiavi di volta”, un concetto plurimo e condiviso con le altre manifestazioni appartenenti alla Rete Pym – elbabookfestival.com

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Disinnescare il pensiero conflittuale
Per un lascito intellettuale che non sia solo memoria dei conflitti e dell’attitudine alla violenza dell’essere umano, la locandina concepita da Andrea Lunghi e Marco Barretta è volutamente provocatoria, avendo fatto indossare a un bambino la casacca militare e l’elmetto della seconda guerra mondiale ereditato dal nonno; quasi l’indole bellicosa fosse oggi egemone su qualsiasi altro pensiero volto alla collettività.
«I bambini dovrebbero avere la possibilità di giocare liberi e sicuri tra le vie delle proprie città e non su cumuli di macerie. Quello che noi adulti dovremmo fare è lasciargli in eredità i nostri giochi d’infanzia e i nostri sogni – afferma il presidente del festival Andrea Lunghi – aiutandoli al contempo a realizzare i propri. Invece cosa stiamo lasciando ai nostri figli e nipoti? Un futuro restio a ogni forma di confronto e in cui regna l’assoluta incapacità diplomatica. E come se tutto questo non fosse già grave, stiamo lasciando loro un pianeta malato, dove gli eventi eccezionali sono diventati la normalità». Questo il contesto con cui va messa a fuoco l’immagine di Elba Book Festival 2025, vivendo un momento storico che indiscutibilmente è giunto a un punto di svolta, a una chiave di volta che fornisce il pungolo per rispondere all’interrogativo più ingombrate: «Vogliamo davvero lasciare ai nostri bimbi soltanto le divise da guerra di chi è venuto al mondo prima di loro?»

In memoria di Lorenzo Claris Appiani
A vincere la decima edizione del premio Appiani per la traduzione dal turco è Fulvio Bertuccelli con la traduzione di Zamir, il romanzo di Hakan Günday, edito da Marcos y Marcos. A dieci anni dalla scomparsa del giovane avvocato Lorenzo Claris Appiani, ucciso nel Palazzo di Giustizia di Milano, ricorre il premio letterario che celebra la sua memoria e il legame con la terra d’origine. Concepito dai genitori Alberta Brambilla Pisoni e Aldo Claris Appiani con la direzione scientifica dell’Università per Stranieri di Siena, il riconoscimento intende trasformare una tragedia e le sue ombre indicibili in un’occasione valoriale e comunicativa attraverso un momento d’incontro umanistico. Martedì 15 luglio, alle 18:45, la cerimonia di premiazione inaugurerà il festival con la conduzione di Ilide Carmignani.
«Il Premio Appiani ha saputo dimostrare – aggiunge il rettore di Unistrasi Tomaso Montanari, che ha tenuto a battesimo diverse edizioni di Elba Book – ormai lungo dieci intensi e bellissimi anni, come si possa far sgorgare una cura anche dal peggiore dei mali. Non è umanamente possibile dare un senso all’uccisione di Lorenzo Claris Appiani. Ma ciò che il Premio ha saputo costruire in suo nome ha, invece, un senso profondo, e duraturo. In un mondo sempre più dominato da una idea violenta e impositiva di ‘identità’, finalizzata al primato e al possesso, lo studio della traduzione ha offerto una pratica di ascolto, meditazione, appropriazione pacifica e negoziata. Uno strumento di dialogo tra culture e lingue diverse, in nome della nostra comune umanità. L’arte, insomma, di comprendere l’altro, il diverso, lo straniero: la migliore, la più lungimirante, delle cure». Il premio “Lorenzo Claris Appiani” ha l’obiettivo di dare luce alle figure spesso invisibili di traduttori e traduttrici, attori insostituibili e necessari nel delicato processo di mediazione culturale. 

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Un programma “pasoliniano”
Sempre martedì sera, alle 21:30, si passerà al dibattito “50 anni senza Pasolini” con Dacia Maraini, Loredana Lipperini, Aldo Nove e Giorgiomaria Cornelio, moderati dallo scrittore e conduttore radiofonico Graziano Graziani. Mercoledì 16, alle 21:30, l’attenzione si sposterà sull’essere magister, diventando se stessi attraverso gli altri, con la lectio dell’esperta in psicologia dello sviluppo e dell’educazione Daniela Lucangeli: «Uno studio recente in psicologia sociale dimostra che tutti, da adulti a ragazzi, hanno un debolezza accentuata nello scegliere, poiché la maggioranza delle cose che viviamo sono condizionate dalle decisioni altrui. Perché? Una capacità straordinaria della nostra identità è che sa preferire. E il verbo “scegliere” significa proprio questo, dal latino ex-eligere, ossia preferire rispetto a ciò che è “ex”, che non è più scelto». A ogni calar del sole, ancora in piazza Matteotti, sarà l’attore Marco Manfredi a interpretare i Comizi d’amore pasoliniani; mentre giovedì 17, alle 21:30, “da Vigata a Makari”, Gaetano Savatteri si addentrerà nel genere poliziesco fino a omaggiare la produzione di Andrea Camilleri, affiancato dalla noirista Eleonora Carta.

Il premio Demetra per un futuro ecologico
Venerdì 18, alle 20, si terrà la cerimonia di premiazione del quinto Premio Demetra, dedicato alla letteratura ambientale indipendente. Promosso dal Consorzio Comieco e patrocinato dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, vuole essere non solo un’occasione di riconoscimento, ma anche uno spazio di osservazione e confronto: un laboratorio che prova a leggere, attraverso i libri, i mutamenti ambientali, sociali e culturali del nostro presente. A emergere è un’idea di ecologia che non riguarda soltanto l’ambiente, ma la relazione tra ecosistemi, tecnologie ed esseri viventi. Centrale, come ogni anno, il coinvolgimento delle nuove generazioni: la sezione dedicata ai libri per ragazzi è stata anche valutata da una giuria esterna composta dagli studenti dell’istituto tecnico “Cerboni”, testimoni diretti della crescente sensibilità ambientale tra i più giovani. Per la sezione graphic novel italiana e tradotta, inoltre, sono stati coinvolti nella giuria i detenuti della Casa di Reclusione di Porto Azzurro, mentre per la sezione narrativa il circolo di lettura Tisana letteraria dell’Isola d’Elba. Una rete sociale concreta, sensibilizzata durante il corso dell’anno dallo staff del festival.


Alle 21:30, “le chiavi di volta del clima” saranno il fulcro del gran finale: insieme ai vincitori del Demetra, il divulgatore scientifico Giulio Betti ed Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, si confronteranno incalzati dal giornalista e autore televisivo Stefano Lamorgese.

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