Marco Politi e la Chiesa spaccata di papa Francesco

La rivoluzione incompiuta: un libro-inchiesta su sabotaggi, scandali e la crisi di un'istituzione antica alle prese con il XXI secolo

La rivoluzione incompiuta - La Chiesa dopo Papa Francesco - di Marco Politi - recensione di Alessia de Antoniis
La rivoluzione incompiuta - La Chiesa dopo Papa Francesco - di Marco Politi - Il Millimetro ed.
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Alessia de Antoniis Modifica articolo

20 Luglio 2025 - 17.30


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di Alessia de Antoniis

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La Chiesa cattolica vive una stagione di lacerazioni profonde che Marco Politi, uno dei più autorevoli vaticanisti italiani, documenta con l’occhio del cronista e la profondità dell’analista in La rivoluzione incompiuta” (il Millimetro, 2025). Il titolo racchiude la tesi di fondo: il pontificato di Francesco non è né un trionfo né un fallimento, ma una trasformazione interrotta, un cantiere aperto attraversato da tensioni irrisolte.

Politi costruisce la sua inchiesta su una rete di fonti dirette, dai colloqui riservati con cardinali e vescovi alle testimonianze raccolte nelle periferie del cattolicesimo mondiale. Il risultato è una mappa dettagliata di quella che l’autore non esita a definire una “guerra civile” che spacca la Chiesa universale, dalle resistenze curiali romane alle spinte centrifughe dei diversi cattolicesimi nazionali. «Qui tutti odiano tutti. Nell’autunno del regno di Francesco non si respira un’aria serena nei palazzi curiali (…) alle riunioni dei cardinali con il papa tutti annuiscono, si complimentano con il sovrano. Poi escono e sparlano. (…)  Regna un’atmosfera di precarietà».

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Il valore principale dell’opera sta nella capacità di connettere episodi apparentemente isolati, dallo scandalo Becciu al caso Rupnik, dal crollo delle vocazioni alla questione femminile, fino agli scandali finanziari e sessuali, in un quadro sistemico di crisi e trasformazione. Politi non indulge nel gossip vaticano, ma documenta con rigore come ogni singola vicenda riveli fratture più profonde: il tramonto del centralismo romano, l’emergere del Sud del mondo cattolico, la sfida della sinodalità.

La scrittura mantiene il ritmo incalzante del reportage senza sacrificare la complessità dell’analisi. Particolarmente efficace la ricostruzione delle resistenze interne al pontificato bergogliano, del sabotaggio silenzioso e dei limiti strutturali di un’istituzione antica e complessa, dove l’autore dà voce anche ai critici senza sposarne le posizioni, restituendo la polifonia conflittuale che attraversa la Chiesa contemporanea.

Se c’è un limite, è nell’ampiezza dell’ambizione: il desiderio di offrire una panoramica completa porta talvolta a una certa dispersione tematica, almeno per chi non è di casa nei palazzi vaticani. Alcuni capitoli avrebbero beneficiato di maggiore sintesi, mentre altri, come l’analisi del rapporto tra cattolicesimo e populismo, meriterebbero approfondimenti ulteriori.

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Politi raccoglie voci diverse, anche dal basso: «Non mi piace un papa che va al bar o che parla in un certo modo». «Il papa non può essere un parroco, dovrebbe stare in alto, al di sopra della realtà». «Non sono accettabili i continui su e giù: affermare… correggere… poi scusarsi… Da un papa mi aspetto un’idea chiara». (…) È giusto che il ruolo papale venga demitizzato, però un pontefice deve restare punto di riferimento. «Non mi devi dire che si possono benedire le coppie gay, ma solo in sacrestia. O si possono benedire oppure no».

Sottolinea come dai tempi della Declaratio di Ratzinger «il tema della successione si è laicizzato». Anche papa Francesco ha parlato spesso delle sue dimissioni, come qualsiasi capo di Stato, in anni in cui neanche la regina Elisabetta II ha mai ipotizzato di lasciare il trono.

Parla dello Stato Vaticano con l’occhio di un esperto in geopolitica, raccontando «un deep Vatican che vive questo passaggio con allarme e incertezza. I commenti espressi a mezza bocca, in forma anonima, non sono chiacchiericcio. Sono giudizi e valutazioni di persone che hanno trascorso la loro vita in curia, spesso hanno viaggiato in giro per il mondo, tengono gli occhi aperti sulla società e sul tessuto della Chiesa. Possono essere di varie tendenze, ma sono stati educati sin dai primi passi nell’apparato clericale a osservare la scena con attenzione». 

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La forza di Politi non risiede tanto nei singoli giudizi, quanto nell’audacia di raccontare dall’interno il tramonto di un’epoca alla vigilia di scenari inediti; di riportare frasi integrali, ancorché scomode o pittoresche, senza giudicarle; di chiamare le cose con il loro nome, senza eufemismi né partigianerie, restituendo la drammaticità di una transizione che coinvolge non solo i cattolici ma l’intera società.

Analizza con lucidità come «Europa e Stati Uniti hanno prodotto negli anni passati un’estenuante polarizzazione ecclesiale, che provoca un regresso verso il passato».  

La rivoluzione incompiuta” è un libro per chiunque voglia comprendere non solo dove va la Chiesa, ma come una delle più antiche istituzioni globali stia affrontando le sfide del XXI secolo. Un’opera che interroga credenti e non credenti sulle fragilità delle leadership contemporanee e sulla difficoltà di pensare il futuro dopo un papa diverso dai suoi predecessori.

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