La Spagna annuncia il boicottaggio dell’Eurovision se a Israele sarà consentito di partecipare

Il consiglio di amministrazione della radiotelevisione pubblica RTVE ha votato a maggioranza per il boicottaggio nel caso in cui Israele presenti un concorrente.

La Spagna annuncia il boicottaggio dell’Eurovision se a Israele sarà consentito di partecipare
Melody, la concorrente per la Spagna all'ultimo Eurovision
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16 Settembre 2025 - 18.36


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La Spagna è l’ultimo Paese ad aver annunciato che non prenderà parte al prossimo Eurovision Song Contest se Israele sarà in gara.

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Il consiglio di amministrazione della radiotelevisione pubblica RTVE ha votato a maggioranza per il boicottaggio nel caso in cui Israele presenti un concorrente. La decisione fa della Spagna il primo membro del cosiddetto “big five” – insieme a Francia, Germania, Italia e Regno Unito, i Paesi che sostengono maggiormente l’evento dal punto di vista finanziario – ad adottare una misura del genere in risposta all’offensiva israeliana a Gaza.

La scelta è arrivata nello stesso giorno in cui una commissione d’inchiesta dell’ONU ha concluso che Israele sta commettendo un genocidio a Gaza. In precedenza, decisioni simili erano state prese da Slovenia, Irlanda e Paesi Bassi.

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RTVE ha spiegato in una nota: «A luglio RTVE ha chiesto all’EBU [European Broadcasting Union, che organizza l’Eurovision] un dibattito serio e approfondito sulla partecipazione di Israele alla prossima edizione del festival. Altri Paesi hanno sostenuto la nostra richiesta». La mozione di ritiro dal concorso 2026 è passata con 10 voti favorevoli, 4 contrari e un’astensione. La decisione, ha precisato RTVE, non riguarderà il Benidorm Fest, competizione nazionale per selezionare l’artista spagnolo, che «è ormai un festival con una reputazione propria e consolidata».

Il prossimo Eurovision si terrà a Vienna, nel maggio 2026. Con oltre 160 milioni di spettatori, è uno degli eventi televisivi più seguiti al mondo. Dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022 la Russia è stata esclusa, mentre Israele ha continuato a partecipare, nonostante le crescenti pressioni internazionali.

L’EBU ha aperto a luglio una consultazione tra i 37 broadcaster che hanno preso parte all’ultima edizione, dopo una riunione ospitata dalla BBC a Londra per affrontare le divergenze di opinione sul tema. Normalmente le emittenti devono comunicare la loro adesione entro ottobre, ma quest’anno la scadenza è stata prorogata a dicembre per consentire decisioni più tardive. Tuttavia, i Paesi che avviano in autunno le selezioni nazionali sono già sotto pressione.

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La prima emittente ad annunciare il ritiro è stata quella slovena RTV, seguita dall’irlandese RTÉ e dall’olandese Avrotros. Quest’ultima ha motivato la scelta esprimendo «profonda preoccupazione per l’erosione della libertà di stampa: l’esclusione deliberata di giornalisti indipendenti e le numerose vittime tra i reporter», richiamando anche il comunicato di RTÉ che definiva «inconcepibile» partecipare nelle attuali circostanze.

L’emittente islandese RÚV ha dichiarato di riservarsi il diritto di ritirarsi, mentre in diversi Paesi nordici sono già iniziate le competizioni televisive di selezione ma resta aperta la possibilità di un passo indietro.

«La situazione umanitaria a Gaza è tragica, e speriamo sinceramente che la sofferenza finisca al più presto», ha dichiarato Johanna Törn-Mangs, direttrice dei contenuti culturali della tv finlandese YLE. «La partecipazione di Israele all’Eurovision è un tema molto discusso in Finlandia, e l’EBU è ben consapevole del dibattito pubblico in corso. Noi riceviamo tuttora, ogni settimana, messaggi che sostengono o si oppongono alla sua presenza».

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Non tutti i broadcaster però condividono la scelta del boicottaggio. RTL Lussemburgo ha confermato la partecipazione, ricordando che il regolamento dell’Eurovision lo definisce «un evento internazionale di intrattenimento non politico». Anche ARD, in Germania, ha fatto sapere di prendere parte al processo di consultazione.

Martin Green, direttore del concorso, ha dichiarato: «Comprendiamo le preoccupazioni e le opinioni forti legate al conflitto in Medio Oriente. Stiamo ancora consultando tutti i membri EBU per valutare come gestire la partecipazione e le tensioni geopolitiche. Ogni emittente è libera di decidere se prendere parte o meno, e rispetteremo le scelte che verranno fatte».

La tv pubblica israeliana Kan, minacciata di privatizzazione dal governo Netanyahu perché giudicata troppo vicina alla sinistra, ha già annunciato la volontà di partecipare.

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