"Non è un film breve": riforme, finanziamenti e nodi del corto
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"Non è un film breve": riforme, finanziamenti e nodi del corto

Rai Cinema, David di Donatello e Roma Lazio Film Commission annunciano dal MIA di Roma investimenti e riforme

Gianluca Giannelli, Lorenza Lei, Piera Detassis, Nicola Claudio, Chiara Sbarigia, Simonetta Amenta, Giuliana Fantoni, Simone Gialdini, Saverio Pesapane, Carlo Rodomonti, Francesco Lattarulo - short films - MIA - di Alessia de Antoniis
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Alessia de Antoniis Modifica articolo

11 Ottobre 2025 - 16.37


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di Alessia de Antoniis

Agli Stati Generali del MIA emerge un nuovo paradigma: il “cinema breve” esce dall’angolo dell’industria audiovisiva. Ma restano criticità su fondi, linguaggi e circuiti di sala.

«Il cortometraggio non è un film corto, è riduttivo esprimerlo in questi termini: è un’opera creativa, ha dignità artistica e cinematografica e come tale va trattato e tutelato».
Con questa dichiarazione, Nicola Claudio, presidente di Rai Cinema, ha aperto il panel di chiusura degli Stati Generali del Cortometraggio al MIA, segnando una cesura netta con la tradizione che per decenni ha relegato la forma breve a parentesi minore del cinema italiano.

Sul palco, una coalizione inedita: istituzioni, associazioni, broadcaster e piattaforme riuniti per fare il punto su un settore in piena trasformazione.
«Il cortometraggio finalmente comincia ad avere un ruolo all’interno di un ragionamento più industriale», ha sintetizzato il moderatore Gianluca Giannelli, co-direttore di Alice nella Città.

Le riforme: dal tax credit alla sala

Il risultato più tangibile arriva sul fronte normativo. Francesco Lattarulo, vicepresidente della CNA Cinema e Audiovisivo, ha ricordato che «l’unità del settore ha ottenuto l’attenzione del legislatore».
La svolta è il tax credit dedicato: «Prima i corti con destinazione audiovisiva non potevano essere finanziati, ora sì». È stato anche ridefinito il perimetro: «Il cortometraggio è l’opera sotto i 20 minuti. Così si distingue nettamente da documentari e mediometraggi».

Altro traguardo, la separazione del plafond tra fondi selettivi per corto e documentario, e la semplificazione dei criteri di distribuzione: «Ora bastano 30 proiezioni in quattro sale per rispettare la destinazione cinematografica». Lo schema “fondi regionali più credito d’imposta” ha già permesso, spiega Lattarulo, «molte nuove produzioni».

L’annuncio: 200mila euro dalla Roma Lazio Film Commission

La novità istituzionale l’ha portata Lorenza Lei, amministratrice delegata della Fondazione Roma Lazio Film Commission: «Abbiamo destinato una somma di 200.000 euro per il 2025, non per il 2026. È un primo esperimento concreto».
La fondazione, nata a maggio, intende «intervenire con risposte immediate», ma Lei ha anche invitato a una riflessione più ampia: «Cortometraggio o short film? Il linguaggio implica anche la stesura dei bandi e la definizione dei ruoli professionali».

I numeri: da RaiPlay alla sala

Secondo Rai Cinema, i corti su RaiPlay hanno superato 1,3 milioni di visualizzazioni nel 2024, con 104 titoli online. «Il corto serve a intercettare un pubblico nuovo, abituato allo streaming», ha spiegato Claudio.
Tra le produzioni più viste, Imperfetto, Nel posto giusto e Ti respiro.

Ma la vera sfida resta la sala. Il progetto Corto che Passione, promosso da FICE, ANEC e Rai Cinema, porta ogni secondo martedì del mese quattro o cinque corti in oltre cento sale d’essai.
«Siamo oltre 9.000 presenze nelle prime sei edizioni», ha comunicato Simone Gialdini (Cinetel), «e il target è giovane: un segnale incoraggiante».
Cinetel fornisce dati ufficiali sulle presenze, utili anche per «l’ottemperamento degli obblighi di legge», ha aggiunto Gialdini.

Lattarulo, però, ha criticato un eccesso di esclusività: «Se facciamo passare solo i corti già premiati o programmati su Rai, non aiutiamo la destinazione cinematografica. Bisogna aggiornare la lista di festival e piattaforme che permettono la deroga».
Giuliana Fantoni (FICE) ha replicato: «Eravamo rigidi all’inizio, ma ora ci sentiamo pronti a estendere il progetto».

I David di Donatello: dal comunicato al palco di Rai1

Piera Detassis, presidente dell’Accademia del Cinema Italiano, ha annunciato una rivoluzione simbolica:
«Da quest’anno il vincitore del David per il miglior corto viene proclamato in diretta su Rai1. È una visibilità diversa, un cambiamento significativo».
La riforma più strutturale riguarda il voto: «Per la prima volta i corti vengono visti e votati da tutta la giuria, non da una commissione. È una valorizzazione diversa».
I corti candidati sono visibili sulla piattaforma Mubi e «già 100 giurati si sono iscritti solo per la categoria corto». Detassis ha poi ricordato che il David «vale come qualificazione automatica per l’Oscar» e che il programma Becoming Maestri avrà una nuova edizione “Lab” dedicata esclusivamente a cortometraggi di giovani autrici.

I nodi ancora aperti

Nonostante i progressi, restano questioni irrisolte.
Per Chiara Sbarigia, presidente di APA, «le piattaforme come TikTok, Instagram e YouTube Shorts non sono solo spazi di consumo rapido: sono laboratori di linguaggi e incubatori di produttori».
«Oggi cinema e audiovisivo si confondono, e i modelli di finanziamento devono diventare ibridi», ha aggiunto, proponendo tavoli congiunti tra istituzioni, produttori e media lineari e digitali.

La vera domanda, sottolinea il panel, non è più se il corto meriti dignità artistica, ma come riconoscerla economicamente. I 200mila euro della Roma Lazio Film Commission, il tax credit dedicato, la visibilità su RaiPlay e nelle sale sono segnali positivi.
Ma senza una strategia unitaria, tra festival, piattaforme e distribuzione, la forma breve rischia di restare un laboratorio senza mercato.

Come ha concluso Giannelli, «la narrazione sul cortometraggio sta cambiando».
Resta da capire se anche il sistema sarà capace di cambiare davvero.

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