di Giordano Casiraghi
Quarant’anni fa nasceva Zelig, il locale per eccellenza della comicità milanese, arrivato ai massimi livelli con la serie televisiva. Occasione propizia per far uscire il libro “Zelig Republic: storia del cabaret più famoso d’Italia” (edito da Compagnia Editoriale Aliberti) di Giangilberto Monti. Il libro si avvale della prefazione di Giobbe Covatta e interviste a cura del giornalista Vito Vita. Tra i principali protagonisti di quella scena figurano Antonio Albanese, Paolo Rossi, Claudio Bisio e Silvio Orlando, Elio e le Storie Tese e Checco Zalone, Giobbe Covatta e Gene Gnocchi, la Gialappa’s Band e Gabriele Salvatores, Ficarra & Picone e Aldo, Giovanni & Giacomo.
Giangilberto Monti presenterà l’opera in una serie di incontri tra parole, musica e ironia, intrecciando aneddoti, canzoni d’autore e omaggi ai grandi classici del teatro-cabaret italiano. Il 15 novembre al Teatro del Navile, via Marescalchi 2/b di Bologna alle ore 21.00 con Stefano Nosei, dal cantautore Paco d’Alcatraz e dal cabarettista Bob Messini. La serata sarà condotta dal cabarettista e scrittore Eros Drusiani.
Il 23 novembre, al Bonaventura Music Club di Buccinasco, andrà in scena una serata speciale dedicata allo spettacolo “Voci Ribelli” del cantautore e drammaturgo Giangilberto Monti. Sul palco, Giangilberto Monti sarà accompagnato dall’eclettico chitarrista blues Heggy Vezzano in un viaggio musicale che attraversa le sue passioni di sempre: dai brani d’autore ai classici del teatro-cabaret milanese. Durante la serata, l’artista presenterà anche i maudits francesi che ha tradotto e arrangiato, come Boris Vian, Léo Ferré, Serge Gainsbourg e Renaud, rendendo omaggio ai repertori di Dario Fo, Fabrizio De André e Franco Califano, protagonisti dei suoi dischi e spettacoli.
ll 27 novembre, presso il Circolo dei Lettori di Torino (Sala Gioco), Giangilberto Monti sarà protagonista di un incontro condotto dal critico e attivista culturale Oliviero Ponte di Pino che vedrà la partecipazione straordinaria del comico e cantautore Marco Carena e del giornalista Vito Vita.
Abbiamo incontrato Giangilberto Monti, chansonnier e scrittore, è anche autore di testi teatrali, produttore artistico, studioso della canzone francese e appassionato esperto di cantautorato e storia del cabaret. Allievo di Dario Fo, ha pubblicato per Garzanti dizionari sulla canzone d’autore e sulla storia della comicità italiana, ha scritto per attori e comici, ha pubblicato una ventina di album dal 1978 a oggi e ha firmato canzoni per altri interpreti. È stato protagonista e fautore di diversi spettacoli di teatro e cabaret, soprattutto a Milano, collaborando spesso come autore ed esperto musicale con la Radio Svizzera Italiana.
Sei tornato sull’argomento comici e cabaret, dopo altre esperienze editoriali, stavolta però hai messo a fuoco il locale Zelig di viale Monza 140 a Milano. Che collegamento hai con questo posto?
Beh, ci sono stati anni che lo frequentavo quasi tutti i giorni. È un libro che parla anche di un’esperienza personale. La frequentazione del mondo comico è iniziata prima dell’avvento di Zelig. Avevo fatto scuola di teatro con Aldo e Giovanni, così la mia prima esperienza è quella teatrale, non cabarettistica, infatti avevo scritto per loro il testo di “Avana e Cognac”. A seguirec’è stato il lavoro con Dario Fo, avevo frequentato anche la Civica Scuola d’Arte Drammatica di Milano, ho lavorato con LellaCosta prima che si dedicasse ai monologhi, così quando ha aperto Zelig per quasi una decina d’anni ero sempre lì. Un mondo che conosco bene e che si è ingigantito, fino alla sua scomparsa, e questo mi ha incuriosito.
La televisione ne ha contaminato la forza propulsiva?
Dal 1996 al 2010 c’è stato il boom, ma non c’era solo la televisione di Zelig, tanti comici in quel periodo sono usciti grazie al Maurizio Costanzo Show. Non mi hanno mai chiamato semplicemente perchè non sono un comico, sono un cantante e autore.
Sì, la televisione commerciale cambia lo spirito di Zelig, non subito. Questo libro racconta la favola bella e la favola brutta, c’è la trasformazione che porta al fallimento. Il comico ha dei tempi per esprimersi, ma la televisione commerciale non li può aspettare. In televisione questo mondo arriva sul servizio pubblico con “Su la testa” con la regia di Paolo Beldì, dove ha esordito nel 1992 Paolo Rossi insieme a tanti altri comici. I tempi erano quelli da locale e non si aveva necessità di rincorrere i tempi televisivi della tv commerciale.
Invece poi?
Oggi il comico che va in televisione entra e deve far ridere subito, arrivare al risultato e la cosa più semplice è la macchietta e il tormentone, così senti in continuazione: battute e battutacce. Tormentoni che ammazzano la creatività, nel tempo la comicità si modifica, così una trasmissione prima formidabile diventa un talent.
Il libro cosa ci dice?
Dice che quella di Zelig è una storia importante, ma non è solo una storia di comici, ma anche di quanto sia cambiata la televisione, ovvero come è cambiato il paese. Oggi i nuovi talenti partono da altri mezzi, ma i comici storici, quelliche arrivano da esperienze teatrali (non dimentichiamo il gruppo Comedians di Salvatores all’Elfo) sono capaci di andare su un palco e tenere la scena per un’ora e mezza. È una questione generazionale, la stessa cosa che succede nella musica, tra storici cantautori e i rapper di oggi.
Nel libro ci sono tanti racconti ripresi grazie alle interviste di Vito Vita, che arriva dal rocker demenziale avendo militato nei Powerillusi e con loro aveva vinto un Sanscemo.
Prima dello Zelig c’era il Derby, come si collegano i due mondi?
Non ci sono collegamenti evidenti. Paolo Rossi arriva da lì, ma la sua vera formazione è nel teatro e vanno ricordate le figure che hanno permesso una crescita corale, di un mondo dei comici che ha tenuto banco per un ventennio e più.. Abbiamo già detto di Salvatores, mentre per Zelig va dato grande merito alla figura di Giancarlo Bozzo, il gestore di quel locale per una vita, e oggi lo è ancora di Area Zelig. Ha portato avanti il sogno nella sua passione.
