di Diego Perugini
Per il pubblico milanese (e non solo), è una piccola grande tradizione che si ripete anno dopo anno. E ciò vale anche per questo 2025 che va a concludersi.
Parliamo di Ludovico Einaudi e della sua permanenza artistica di quasi un mese, “Echoes from The Summer Portraits”, nella Sala Grande del teatro Del Verme fino al 17 dicembre, con diciassette concerti tutti già esauriti.
A cui si affianca, nella Sala Piccola, l’installazione “Your Summer Portraits” (a ingresso libero).
E’ un vero e proprio fenomeno, quello del musicista torinese, amatissimo da un pubblico variegato che molto apprezza le trame evocative delle sue composizioni. Ma che ha anche il rovescio della medaglia di uno stuolo di detrattori che ne disconoscono il valore.
Per capirne di più e approfondire l’argomento capita a proposito un libro biografico, “Ludovico Einaudi – La musica, le origini, l’enigma”, scritto dal giornalista e critico musicale Enzo Gentile e pubblicato da da Cluster-A – Collana Prisma in occasione dei settantanni del compositore.
E’ il racconto, dettagliato e avvincente, della storia umana e artistica di Einaudi, dalle prime esperienze in ambito rock nelle cantine torinesi agli studi di Conservatorio, passando per i tanti dischi, collaborazioni e concerti alla ricerca di un proprio suono.
Gentile, che conosce da vicino e frequenta da lungo tempo l’artista, mette l’accento proprio sulla fase iniziale della carriera di Einaudi, narrando la sua formazione, le radici e la dimensione più intima e familiare, spesso rimaste volutamente distanti dai riflettori.
Scorrendo le pagine si scoprono tanti accadimenti.
Per esempio la partecipazione di Einaudi, come tastierista del gruppo Venegoni & Co., al celebre “Concerto per Demetrio” del 14 giugno 1979 all’Arena Civica di Milano. Un momento importante prima di intraprendere la strada solista. Oppure, anni dopo, la fondamentale avventura di vita e arte del viaggio in Mali per seguire il “Festival au Désert”, foriero di ispirazioni e suggestioni.
Ma anche i tanti lavori per il cinema, l’esperienza live nella meritoria (e rimpianta) rassegna meneghina “Suoni e Visioni”, i vari dischi inanellati, l’impegno ecologico.
Un percorso che lo porterà, strada facendo, a risultati strabilianti, con numeri di streaming superiori a quelli di tante blasonate popstar e, addirittura, un “merchandising” molto appetito dai fan. Fino, appunto, ai concerti già esauriti al Dal Verme di questi giorni.
Un “enigma”, quello di un grande successo nonostante una proposta non proprio “commerciale”, che Gentile prova a spiegare anche con una lunga serie di testimonianze e ricordi di addetti ai lavori vicini al compositore. Inclusi Cecilia Chailly e Stefano Boeri, autori rispettivamente di prefazione e postfazione.
Ci è riuscito? Lo scoprirete solo leggendo.
