Perché (e come) disobbedire alle macchine

È  “Antimacchine. Mancare di rispetto alla tecnologia” l’ultimo saggio pubblicato da Valentina Tanni, storica dell’arte e docente, edito da Einaudi (2025).

Perché (e come) disobbedire alle macchine
Antimacchine di Valentina Tanni
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4 Dicembre 2025 - 18.56 Culture


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di Giada Zona

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L’uso improprio, che va contro gli ideali sottesi alle macchine, è il centro nevralgico del saggio di Valentina Tanni, storica dell’arte e docente, intitolato “Antimacchine. Mancare di rispetto alla tecnologia” (2025, Einaudi). L’autrice si serve di una serie di esempi per spiegare come prendersi gioco della tecnologia, un’azione che diventa un atto politico, un gesto artistico, un’azione liberatoria dalle costrizioni progettuali.

È probabilmente il capitolo dedicato alle “macchine inutili” il più illuminante, dove l’arte e la filosofia diventano due espedienti fondamentali per creare tecnologie prive di finalità economiche e redditizie. L’esempio è un forum di Reddit, “Shitty Robots”, dove gli utenti condividono esperimenti volti a creare robot non funzionanti, in quanto sono loro stessi a rifiutarsi di adempiere a qualsiasi compito produttivo perché “sono sistemi progettati per malfunzionare”. L’obiettivo è quello di rifiutare l’efficienza – esaltata dalle tecnologie – in modo giocoso, rispondendo invece alla logica umana che per sua natura è imprevedibile, irrazionale e a volte confusa.

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Mancare di rispetto alla tecnologia diventa quindi un’attività divertente e necessaria per sottrarsi alle logiche di profitto, dimostrando che queste azioni non devono necessariamente rispondere a un fine utilitaristico; a volte è più che sufficiente prendere in giro e decostruire il dispositivo.

L’autrice dimostra come l’uso improprio possa fungere da tattica di resistenza politica e sociale. In questo rientrano il “sit-in virtuale”, una forma di protesta politica dove il sito web viene momentaneamente occupato da un accesso massivo e simultaneo di utenti.

Evitare di usare una parola o un nome esplicito per riferirsi ad un fenomeno (voldemorting) o trasformare un link o un testo tracciabile in uno screenshot (screenshotting) sono due delle tattiche per aggirare l’algoritmo, riducendo la visibilità e il tracciamento indesiderato. Un caso più recente è “Not For You”, un altro sistema per confondere l’algoritmo, che permette agli utenti di navigare sulla piattaforma senza lasciare tracce del loro consumo, quindi no like, no commenti e no interazioni.

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L’uso improprio, “l’arte del misuse”, raggiunge anche i medium tradizionali. Tra questi rientra la fotografia, come dimostra il caso di Camera Restricta (2015), un progetto del designer e artista Philipp Schmitt dove una fotocamera dotata di Gps si blocca nei luoghi in cui sono state scattate troppe foto, forzando l’utente a scattare in luoghi marginali, riproducendo così immagini originali.

L’autrice dedica anche un capitolo alla sorveglianza: è il turno del progetto Traffic Cam Photobooth, lanciato nel 2024 dal programmatore Morry Kolman che propone di decostruire il sistema di sorveglianza delle telecamere a New York. Nonostante queste siano programmate per gestire il traffico, il programmatore se ne appropria, permettendo a chiunque di scattare dei selfie per mezzo delle stesse. L’obiettivo, stavolta, è quello di sfidare il tema della sorveglianza –considerato “normale” nell’immaginario collettivo in seguito alla diffusione di sistemi quali le telecamere– attraverso un metodo scherzoso e interattivo, cioè fare dei selfie.

Un intero capitolo è invece dedicato ai videogiochi, oggi in testa nelle industrie creative e culturali. “The Uncensored Library”, realizzata da Reporter senza frontiere, è una biblioteca digitale creata all’interno di Minecraft che conta più di 170 milioni di utenti al mese. Lo scopo è quello di diffondere, in uno dei mondi virtuali più conosciuti, un archivio di testi giornalistici censurati, spesso scritti da reporter uccisi o perseguitati. Da medium dedicato al divertimento, il videogioco diventa uno strumento di diffusione di contenuti e voce politica, aggirando le barriere dei regimi totalitari.

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Questi sono solo alcuni dei casi evidenziati e ampiamente discussi e analizzati dalla scrittrice Valentina Tanni nel suo ultimo testo. È un invito alla riflessione filosofica e alla resistenza tecnologica, rifiutando qualsiasi lettura deterministica, ottimistica e apocalittica. L’autrice sollecita i lettori a pensare le tecnologie come oggetti culturali che è possibile personalizzare, arricchire e decostruire, dimostrando che mancare di rispetto alle macchine è un atto artistico che permette di riappropriarsi della libertà critica e creativa.

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