Il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani ai microfoni di Radio 24, ha spiegato di voler portare il provvedimento in Consiglio dei ministri la prossima settimana. “Spero che venga votata positivamente perché è l’unica cosa che possiamo fare per alleviare le sofferenze delle aziende. Se qualcuno vota contro poi lo dovrà spiegare alle aziende”, ha aggiunto.
Cingolani ha spiegato qual è l’ipotesi in campo: “Gli operatori che mettono questo gas a disposizione non sono delle onlus, sono aziende quotate in Borsa, non gli si può chiedere di regalare allo Stato il gas da dare a prezzo scontato, ci sono degli investitori a cui devono spiegare l’operazione”, quindi “stiamo contestualmente pensando di consentire l’estrazione di una quantità piccola ma significativa di gas, quattro o cinque miliardi di metri cubi sui giacimenti esistenti senza contare l’alto Adriatico che è critico per tanti motivi per aumentare l’autonomia italiana ed acconsentire agli operatori di compensare questo sforzo he farebbero per dare alle nostre aziende gas a prezzo scontato”.
Il ministro ha poi affermato che “ci sono due punti sui quali mettere le mani. Uno è la rapidità: avendo l’impianto io mi allaccio. È assurdo che uno faccia tutti gli sforzi e poi aspetta sei mesi per l’allacciamento. Il secondo è che esiste una quantità enorme di potenzia di impianti nuovi bloccata perché ci sono le sovraintendenze che bloccano l’autorizzazione paesaggistica. Io capisco l’importanza del paesaggio, trovo stucchevole dire che il paesaggio va in Costituzione, siamo in emergenza. Bisogna capire quale è la priorità. La priorità è l’emergenza energetica, la tenuta del paese industriale e dei cittadini o il paesaggio? Secondo me dobbiamo accelerare e sbloccare gli impianti bloccati. Noi li portiamo in Consiglio dei ministri però sono tantissimi e noi andiamo avanti lentamente”. “Trovo che questa cosa vada a discapito dei cittadini – ha detto Cingolani – il modello autorizzativo misto è molto complesso e purtroppo a fronte di una valutazione dell’impatto ambientale che recentemente abbiamo reso più rapida ed efficace dall’altra parte ci troviamo di fronte a no di principio su quasi tutti gli impianti da parte delle sovraintendenze paesaggistiche. Se il paesaggio è sempre più importante dobbiamo dare un messaggio chiaro ai cittadini che rispetto ai costi dell’energia purtroppo ci sono alte priorità”.
Il ministro per la Transizione ecologica afferma poi che con le rinnovabili non riusciremo a mandare avanti la seconda manifattura in Europa per sempre, l’unica alternativa con l’uscita dal carbone e dal gas è il nucleare, evidenziando che l’accelerazione sulle rinnovabili è fondamentale “ma bisogna avere qualcos’altro, sorgenti continue e programmabili”. “Dobbiamo – spiega – uscire dal carbone e dal gas perché producono CO2, l’unica alternativa è il nucleare. Io poi dico tecnicamente, di nuova generazione, non le vecchie centrali. Se non facciamo questa scelta tecnologica ed ideale non riusciremo mai a sbloccarci. C’è un muro ideologico che va a scapito dei nostri figli. Stiamo bloccando il futuro dei nostri figli con le ideologie di oggi e questo non va bene”.
Il Governo è impegnato anche in una campagna di sensibilizzazione al risparmio energetico. Tuttavia dopo averli analizzati, non prenderà in considerazione il mantenimento dell’ora legale e una maggiore applicazione dello smart working perché, spiega Cingolani, darebbero poco vantaggio dal punto di vista del risparmio energetico. “Sul mantenere l’ora legale abbiamo degli studi. Se ne è parlato anche alcuni mesi fa. Quell’ora che si guadagna la sera la si perde la mattina. Il vantaggio medio non è altissimo. E se non lo si fa unitariamente con gli altri Paesi, poi, ci sono problemi non da poco per il cambio al confine. Non è particolarmente utile per il risparmio ma se ci dovesse essere un inasprimento del problema lo considereremo”. Il ministro ha aggiunto che in tema di risparmio “si è parlato anche di smart working: ma un 30 per cento di persone in ufficio rimangono sempre e il rapporto costo beneficio non è così immediato”.
Cingolani ha poi affermato di nutrire “qualche dubbio” sulla possibilità che si obblighi i cittadini a usare un elettrodomestico alla volta. “Non se ne è parlato – ha detto ancora a Radio 24 – a livello della ministeriale. C’è una ridda di voci e indiscrezioni su quello che la Commissione sta elaborando. Dal punto di vista tecnico nutro qualche dubbio. Non tutti i cittadini europei hanno il contatore elettronico in casa. Mi sembra difficile da attuare. Che ci sia una forma moral suasion per usare le fasce orarie corrette ed avere di avere una giusta sequenza di dispositivi elettrici in casa lo trovo ragionevole ma i cittadini lo fanno già automaticamente per risparmiar dati i costi folli”. Secondo Cingolani è difficile he arrivi una misura di questo tipo ma le proposte arriveranno a breve.
A proposito della possibilità di ridurre di un grado il riscaldamento, il ministro ha detto che non ci saranno controlli per i singoli cittadini perché c’è un problema di privacy ed è “molto difficile entrare nelle caldaie e nelle docce dei cittadini”. A livello di Commissione c’è un taglio volontario del 15% del consumo e uno obbligatorio con criteri più stringenti che per l’Italia è del 7%, tre miliardi e mezzo di metri cubi. Rispettiamo tutti i parametri, sia quelli volontari sia quelli obbligatori”. “Bisogna spiegare esattamente cosa bisogna fare per risparmiare – ha aggiunto – poi in alcune situazioni come gli edifici pubblici o un edificio centralizzato dove si può fare un controllo a campione e vedere se la temperatura è abbassata rispetto alla media degli anni precedenti ci si può pensare. Mi sembra più importante spiegare tutto che mettere sanzioni”.
In merito alle mosse europee per l’introduzione del price cap sul gas, il ministro per la Transizione ecologica ha detto che “già ieri c’è stata la chiamata per un primo gruppo di esperti, tra cui un italiano” e che “nell’arco di due settimane” ci saranno le prime indicazioni. “Per la decisione – ha spiegato – non serve l’unanimità, si va a maggioranza qualificata”
“È bastato parlare di price cap, di tetto al prezzo del gas e il prezzo gas e il prezzo è caduto. Putin diceva una parola e saliva, non è credibile, è troppo volatile”, ha detto ancora Cingolani parlando di un mercato di riferimento per il gas “folle” con “dei prezzi che non riflettono la realtà”. “Mettiamo in ginocchio le imprese europee e i cittadini perché c’è un mercato che dà dei costi del gas che non hanno senso. Nella risoluzione finale in Europa, ha proseguito, “i 27 hanno dato mandato di far una proposta sul price cap entro settembre. Se questo è un insuccesso qualcuno mi spieghi cosa sia il successo”.