La piaga di caporalato e sfruttamento: che fare

Il ruolo degli enti locali nella prevenzione e nel contrasto allo sfruttamento e al caporalato

La piaga di caporalato e sfruttamento: che fare
Caporalato
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Thomas Casadei Modifica articolo

13 Settembre 2023 - 14.22


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Secondo le stime dell’Osservatorio Placido Rizzotto  – istituito nel 2012 su iniziativa della Flai Cgil, con il compito di indagare l’intreccio tra filiera agroalimentare e criminalità organizzata – ogni anno, nel solo settore agricolo 230 mila persone sono esposte a caporalatosfruttamentoemarginazioni e varie forme di violenza e soprusi. Si tratta di un numero che tende a crescere esponenzialmente e che il sociologo Marco Omizzolo – sociologo Eurispes e docente di Sociopolitoloiga delle migrazioni alla Sapienza – suggerisce molto opportunamente di chiamare “padronato”, per la responsabilità superiore e diretta di una parte del sistema di impresa che decide di sfruttare per convenienza economica e volontà di dominio. 

Il fenomeno non è più circoscrivibile ad alcuni specifici settori produttivi, come quello agricolo. Coinvolge infatti anche il settore edile, il comparto del facchinaggio, il commercio al minuto e all’ingrosso e l’impiego dei ciclofattorini (rider). Non mancano, inoltre, casi rilevati nella logistica, nella cantieristica navale e nella grande distribuzione, nei servizi alla persona e alla cura della disabilità in tutto il territorio nazionale. 

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Ciò che emerge – a volerlo vedere – è un sistema criminale che fattura, secondo Eurispes, solo nel settore agricolo, circa 24,5 miliardi di euro l’anno. Non si può più dunque parlare di “emergenza”: si è dinanzi a una una strategia diffusa e strutturale che ricorre all’irregolarità formale e informale e a varie forme di sfruttamento, anche contrattualizzato, per ridurre il costo del lavoro e generare forme di dipendenza della manodopera ad attività lavorative che sono centrate sulla vulnerabilità, sulla subordinazione e su pratiche di ricattabilità di lungo periodo. 

Sono condizioni sulle quali nessun governo italiano degli ultimi trent’anni è intervenuto con determinazione a tutela dei diritti del lavoro e relativi diritti fondamentali delle persone. 

Luigi Einaudi, economista liberale, padre costituente nonché Presidente della Repubblica (dal 1955 al1961), sosteneva la necessità di “conoscere per deliberare”. Questo principio fondamentale per la democrazia e la sua difesa sembra ormai drammaticamente saltato sia con riferimento ai temi del lavoro e sia con riferimento alle questioni connesse alle migrazioni. 

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Conoscere i diversi aspetti dello sfruttamento e del caporalato, gli strumenti a disposizione e le politiche attive da praticare per prevenirlo e contrastarlo, è un impegno che dovrebbe coinvolgere in maniera costante la collettività e spingere verso riforme radicali del mercato del lavoro e del sistema migratorio nazionale ed europeo. 

Con questo obiettivo è stato progettato lo studio monografico Sfruttamento e caporalato in Italia. il ruolo degli enti locali nella prevenzione e nel contrasto curato da Omizzolo, il quale è anche Presidente di Tempi Moderni (https://tempi-moderni.net/) e corrispondente del CRID – Centro di Ricerca Interdipartimentale sulle Discriminazioni e le vulnerabilità, Università di Modena e Reggio Emilia – Unimore (www.crid.unimore.it).

Edito dalla casa editrice Rubbettino (https://www.store.rubbettinoeditore.it/catalogo/sfruttamento-e-caporalato-in-italia/), si tratta della seconda pubblicazione della collana “AP-profondimenti”, promossa da Avviso Pubblico, Enti locali e regioni contro mafie e corruzione

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Il testo, a partire dai contributi d’apertura di due importanti esponenti della magistratura italiana come il giudice Gian Carlo Caselli  e il magistrato di Cassazione Bruno Giordano, propone alcune tra le riflessioni più avanzate relativamente a diversi settori lavorativi in cui sfruttamento e caporalato risultano più organizzati e strutturati, integrando metodologie e ricerche maturate nel mondo accademico che non esita a svolgere la sua funzione sociale e di cosiddetta “terza missione” ed esperienze sul campo entro una comune cornice analitica che intercetta non solo le condizioni di vita delle persone migranti e di cittadini italiani, lavoratrici e lavoratori ma anche i progetti di alcune imprese agricole impegnate a contrastare sfruttamento e caporalato, come, ad esempio, Agri.Bi. Verona illustrata da Sabrina Baietta, Co.val.p.a. nel Fucino e Di.Agr.A.M.M.I. centro-sud al centro del saggio di Pina Sodano,della Cooperativa Pietra di Scarto in Puglia descritta da Pietro Fragasso.

Indubbiamente rilevante è il saggio di Omizzolo sulle indagini e sulle accuse sollevate dalla magistratura ad alcune importanti multinazionali operanti in Italia capaci di rendere evidente la natura articolata e sistemica dello sfruttamento quale scelta gestionale e organizzativa del rapporto avanzato tra capitale e lavoro. 

Particolarmente significativi sono poi lo studio di Maria Barberio sulle condizioni di lavoro dei ciclofattorini (cui sono connesse forme di caporalato digitale maanche recenti iniziative come quella del Comune di Modenaper la tutela dei diritti dei rider), di Federica Cabras e Monica Massari sulle condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici nelle campagne di Vittoria, in Sicilia, esposte a varie forme di sfruttamento lavorativo e sessuale, quelli di Jean-René Bilongo (responsabile dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Cgil) e di Marco Benatti (Fillea Cgil) sui lavoratori agricoli e edili.

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Allo stesso tempo il monografico indica agli Enti locali alcune proposte politiche e nuove governance da attuare nella propria quotidiana attività amministrativa per prevenire e contrastare forme spesso sofisticate di sfruttamento e caporalato, dando piena attuazione al dettato costituzionale. Si tratta di un aspetto innovativo, che prova a legare le responsabilità pubbliche con le competenze e le esperienze di chi sul fenomeno indaga e si interroga da anni, cercando di inserirsi, con sguardo critico, nelle profonde trasformazioni del modello politico-economico e del mercato del lavoro. 

In definitiva, il volume mette in luce come, a fronte di una profonda deregolamentazione e precarizzazione del mercato del lavoro, lo sfruttamento e il caporalato si presentino come uno dei livelli gerarchici attraverso cui si organizza, di fatto, il mercato del lavoro odierno e di come, al contempo, violino il patto sociale di convivenza, determinando una delle più dirette e gravi ipoteche per lo sviluppo della democrazia e dello stato di diritto del Paese. 

Prenderne coscienza, a partire dalla difesa e completa applicazione della Legge 199/2016, che è strumento normativo tra i più importanti contro lo sfruttamento, è fondamentale, anche alla luce dei contributi richiamati nel volume di due straordinari protagonisti delle battaglie per i diritti umani e del lavoro in Italia e che è bene non dimenticare mai: Jerry Essan Masslo (1959-1989),rifugiato sudafricano in Italia, assassinato a Villa Literno (nell’agro casertano) da una banda di criminali, la cui vicenda portò ad una riforma della normativa per il riconoscimento dello status di rifugiatoeAlessandro Leogrande (1977-2017), scrittore e giornalista, per dieci anni vicedirettore del mensile “Lo Straniero” e autore di straordinari  reportage sulle nuove mafie e sullo sfruttamento dei braccianti stranieri.

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