La nuova offensiva commerciale del presidente statunitense Donald Trump contro l’Unione Europea ha raggiunto un punto critico, con l’annuncio di dazi al 50% su una vasta gamma di merci europee a partire dal 1° giugno. Una mossa che, secondo gli analisti, rischia di innescare una guerra commerciale su vasta scala, con conseguenze devastanti per l’economia globale e per i rapporti transatlantici.
Trump, con un discorso pronunciato dallo Studio Ovale, ha giustificato la misura come una risposta al presunto deficit commerciale degli Stati Uniti con l’Ue, che il tycoon ha quantificato in 250 miliardi di dollari. “L’Europa ci tratta molto male, ha barriere commerciali, manipolazioni monetarie e cause ingiuste contro le nostre aziende,” ha dichiarato, senza però fornire dati concreti a sostegno delle sue accuse. Le sue parole, accompagnate da un rifiuto esplicito di negoziare un accordo con Bruxelles, hanno mandato in tilt i mercati finanziari, con le Borse europee che hanno chiuso in forte ribasso, bruciando 183 miliardi di euro di capitalizzazione in una sola giornata. Milano, in particolare, ha registrato un crollo dell’1,94%, seguita da Parigi (-1,65%) e Francoforte (-1,54%). Anche Wall Street ha subito perdite, con il Dow Jones in calo dello 0,34% e il Nasdaq dello 0,54%.
Le critiche alla politica protezionistica di Trump non si sono fatte attendere. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha definito i dazi “un colpo importante per l’economia globale” e ha annunciato che l’Ue sta preparando contromisure, tra cui una lista di prodotti americani – dai suv Boeing al bourbon – che potrebbero essere colpiti da tariffe di ritorsione. “L’obiettivo è trovare soluzioni negoziate, ma non attenderemo all’infinito,” ha avvertito von der Leyen, sottolineando la volontà di Bruxelles di difendere i propri interessi.
Gli effetti dei dazi si fanno già sentire su settori chiave dell’economia europea. In Italia, Confindustria ha espresso preoccupazione per l’impatto su comparti come il vino e l’automotive, con un potenziale crollo delle esportazioni verso gli Usa, mercato fondamentale per il Made in Italy. “Una guerra commerciale non avvantaggia nessuno,” ha dichiarato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, evidenziando il rischio di una compressione della crescita del Pil italiano allo 0,2% nel 2025.
Anche il settore tecnologico è nel mirino di Trump, con tariffe del 25% annunciate su colossi come Apple e Samsung, accusati di delocalizzare la produzione all’estero. Questo approccio, secondo gli economisti, potrebbe portare a un aumento dei prezzi per i consumatori americani e a una contrazione degli scambi globali, con la World Trade Organization (WTO) che prevede una riduzione dei volumi commerciali tra lo 0,2% e l’1,5% nel 2025.
Le reazioni internazionali non si limitano all’Europa. La Cina, già colpita da dazi al 145%, ha risposto con tariffe di ritorsione al 125% e ha bloccato l’export di terre rare, alimentando le tensioni commerciali globali. Nel frattempo, il Canada e il Messico, esentati da alcune tariffe, si trovano sotto pressione per negoziare nuovi accordi commerciali, con Trump che ha persino ipotizzato di annettere il Canada come “51esimo Stato” degli Usa.
Mentre i mercati tremano e le cancellerie europee si mobilitano, la strategia di Trump appare sempre più come un gioco pericoloso, che rischia di isolare gli Stati Uniti e destabilizzare l’economia mondiale. La sua retorica aggressiva, accompagnata da un’apparente indifferenza alle conseguenze globali, solleva interrogativi sulla sostenibilità di una politica che sembra privilegiare l’effetto mediatico rispetto alla stabilità economica. Con l’Europa pronta a rispondere e la Cina che non mostra segni di cedimento, il mondo si prepara a un’estate di incertezze, con il rischio concreto di una recessione globale.
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