L’intervento a Forlì del Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, in occasione dell’incontro sulla ricerca e l’Europa in ricordo del giornalista scientifico Pietro Greco, ha toccato alcuni punti caldi che riguardano anche il ruolo dell’Italia.
In sintesi, Parisi ha sottolineato che l’Europa deve investire di più per la ricerca scientifica, e che in Italia i piccoli aumenti non bastano a ottenere uno sviluppo significativo del settore. Sono le nuove sfide internazionali a imporlo, in particolare la crescente concorrenza della Cina, insieme al ruolo sempre più presente dei privati.
Il Nobel ha ricordato quanto propose il Presidente della Commissione Ue Jacques Delors a inizio anni ’90, ossia stornare le spese per la ricerca dal deficit di bilancio che, secondo Parisi, è ancora valido: “L’Europa potrebbe spingere i suoi Stati membri a investire di più” attraverso “politiche economiche a favore della ricerca”; inoltre “è fondamentale che ci sia la capacità pubblica di finanziare la scienza” dato che “il pubblico deve condividere le conoscenze, mentre i privati potrebbero non avere interesse a farlo”.
Riguardo l’Italia, Parisi ritiene che “si dovrebbe invece cambiare completamente rotta”, dato che i piccoli aumenti aiutano solo a compensare l’inflazione; inoltre, nel nostro Paese mancano i capitali di rischio, disposti a investire su progetti presentati dai giovani ricercatori: “Attraverso la Cassa depositi e prestiti” – ha proposto –“il governo italiano potrebbe firmare contratti di questo tipo, naturalmente in maniera oculata”. Dato che, nei finanziamenti assegnati dal Consiglio Europeo della Ricerca, “se guardiamo alla classifica secondo la nazionalità dei ricercatori, gli italiani sono ai primi posti, ma nella classifica per Paesi, l’Italia è su posizioni più basse”.
