Il duo Trump-Kennedy cavalca l'anti-scienza e mette in relazione vaccini e autismo

Il Centers for Disease Control and Prevention ha riscritto la propria pagina sui vaccini

Il duo Trump-Kennedy cavalca l'anti-scienza e mette in relazione vaccini e autismo
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21 Novembre 2025 - 17.49


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Un clic, e la reputazione di due decenni di scienza pubblica è andata in frantumi. Il Centers for Disease Control and Prevention ha riscritto la propria pagina sui vaccini e l’autismo: la frase che per anni è stata il cardine della comunicazione sanitaria americana — che non esiste alcun legame tra vaccini e autismo — è stata smussata in una formula timida e intervenuta: «la ricerca su questo tema è in corso» e «la dichiarazione ‘i vaccini non causano autismo’ non è un’affermazione basata sulle evidenze». È un ripiego lessicale che suona esattamente come un cedimento politico travestito da prudenza tecnica.

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La portata del gesto non è solo linguistica. Per decenni la CDC è stata l’antidoto istituzionale alla marea di disinformazione che da più parti travolge la salute pubblica; ora la stessa istituzione appare piegata a un’agenda che dà credito alle paure antivax. Il cambio di rotta è arrivato in un contesto in cui la leadership del Dipartimento della Salute è affidata a un personaggio che, per anni, ha alimentato quelle stesse paure: Robert F. Kennedy Jr., noto per le posizioni scettiche (e spesso smentite dalla letteratura scientifica) sui vaccini. La scelta di riscrivere la pagina senza chiarimenti pubblici è stata accolta come un atto di normalizzazione della disinformazione.

Le reazioni sono state nette: pediatri, ricercatori e associazioni per l’autismo hanno denunciato che quella modifica getterà benzina sul fuoco dell’esitazione vaccinale, con il prevedibile effetto collaterale di ridare vita a epidemie prevenibili. Non si tratta di sterile polemica di cattedra: si tratta di vite in pericolo. Come ricordano le maggiori organizzazioni mediche, decine di studi di alta qualità, condotti su milioni di bambini in più Paesi, non hanno trovato alcuna relazione causale tra i programmi vaccinali e lo sviluppo dell’autismo. Svuotare quella certezza istituzionale equivale a tradire il mandato di tutela della salute pubblica.

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Dall’altra parte, i sostenitori del cambiamento — e i gruppi vicini all’ecosistema antivaccinista — parlano di “trasparenza” e di “apertura al dibattito”. Ma c’è una differenza fondamentale tra apertura scientifica e riabilitazione politica di tesi già smentite: la scienza procede per prove, riproducibilità e consenso critico; il negazionismo procede per suggestione, appelli emotivi e l’uso strumentale di uno strato di “dubbi” per seminare confusione. Far passare il dubbio come parità di valore con l’evidenza consolidata non è metodo scientifico: è propaganda.

Il vero nodo politico è questo: quando le istituzioni che dovrebbero arginare le bufale si piegano alle loro logiche, la sfera pubblica perde un baluardo. Il risultato è già noto — basta guardare agli scenari post-pandemia e alle ricadute in vaccinazioni di massa: cali di copertura, riemergere di malattie scomparse, genitori che non trovano più punti di riferimento affidabili. La domanda è dunque una sola e semplice: quale futuro sanitario vogliamo? Un futuro governato da prove e prevenzione, oppure un ritorno al far west dell’informazione sanitaria, dove i titoli urlati valgono più dei fatti?

Con la cancellazione silenziosa di una frase rassicurante, la CDC ha aperto una falla. Chi governa oggi — e chi lo appoggia — deve rispondere a una richiesta minima di responsabilità: chiarire pubblicamente le ragioni del cambiamento, mostrare i dati e le analisi sottostanti (se esistono), e riaffermare se la priorità rimane la tutela collettiva della salute. Se questo non avverrà, il gesto verrà ricordato come il momento in cui l’autorità scientifica americana è stata corrotta dall’ideologia antivaccinista, con conseguenze potenzialmente disastrose per milioni di famiglie.

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