Sallusti non può nemmeno minimamente scalfire Bella Ciao: al massimo mostrare cos'è la destra nemica della Liberazione

Il tentativo di trasformare Bella ciao in un inno d’odio è insieme politicamente squallido e rivelatore.

Sallusti non può nemmeno minimamente scalfire Bella Ciao: al massimo mostrare cos'è la destra nemica della Liberazione
Antifascismo e Liberazione
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Gianni Cipriani Modifica articolo

14 Settembre 2025 - 11.40


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Il tentativo di trasformare Bella ciao in un inno d’odio è insieme politicamente squallido e rivelatore. Squallido, perché specula su una tragedia d’Oltreoceano per deformare il senso di una canzone che appartiene alla memoria collettiva della libertà. Rivelatore, perché mostra ancora una volta come una certa destra, quella che non si definisce antifascista perché sotto sotto (ma nemmeno sotto sotto) non sopporta il 25 aprile non perda occasione per tentare di riscrivere la storia, capovolgendo i simboli della Resistenza per alimentare il proprio rancore repubblichino.

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Il corsivo di Sallusti, che arriva perfino a falsificare il testo della canzone per piegarlo al proprio improbabile teorema, è un’operazione indegna. In Bella ciao, non si canta “ho sparato all’invasor”.

Ma cambiare ‘trovare’ con ‘sparare’ o è un errore da ignoranza caprina che meriterebbe il ritorno sui banchi o peggio una manipolazione deliberata. In ogni caso un gesto che non infanga la canzone, ma soltanto chi lo compie.

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Bella ciao, ovviamente, non è un inno assassino, ma un canto universale di resistenza all’oppressione. Da decenni viene cantato da chi lotta per la libertà in ogni angolo del mondo, dai partigiani italiani ai giovani iraniani, alle combattenti curde che hanno sconfitto l’Isis, agli antifascisti spagnoli e agli attivisti sudamericani. Nessuno può cancellare la sua forza evocativa, tantomeno ci riuscirà una modesta e sguaiata operazione revisionista attraverso la quale riabilitare il fascismo, negare le coperture politiche del neofascismo e denigrare la lotta partigiana.

Chi oggi tenta di delegittimare Bella ciao dimostra soltanto la propria bassezza politica. È l’ennesima conferma di quello che Umberto Eco definiva l’eterno fascismo: la pulsione a stravolgere la memoria, a piegare la verità, a screditare i simboli della democrazia e della Resistenza.

Ma la memoria non si potrà piegare: Bella ciao continuerà a essere cantata da chi crede nella libertà, nella giustizia e nella dignità umana in tutto il mondo. E questo, malgrado i Trump, gli Orban, i Milei, i nostalgici di una dittatura criminale che si affacciava dal balcone di piazza Venezia e nemici della Liberazione, nessuno potrà mai cancellarlo.

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