Un chilo che pesa più di un chilo: l’attentato a Ranucci e le ombre di una bomba “affettuosa”

Si fa strada la possibilità che l'attentato a Sigfrido sia stato "mascherato", che sia stato fatto apposta "solo" con un chilo di polvere di quella usata per i giochi pirotecnici

Un chilo che pesa più di un chilo: l’attentato a Ranucci e le ombre di una bomba “affettuosa”
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

20 Ottobre 2025 - 23.54


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Partiamo dalla considerazione finale: un chilo di esplosivo riesce a pesare molto di più di un chilo.
Detto questo, si fa strada la possibilità che l’attentato a Sigfrido sia stato “mascherato”, che sia stato fatto apposta “solo” con un chilo di polvere di quella usata per i giochi pirotecnici, che sia stata usata una miccia “all’antica” e non con mezzi e metodi più sofisticati, solo per depistare.

Ed ancora, che si sia cercata una mano di basso conio, ma interessata, per non esporsi con mani che sarebbero state “imbarazzanti”.
E in effetti, tra le tante piste, si legge quella che a Roma porta a uno strato di criminalità che ha “santini” del livello di Piscitelli.

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E oggi, come ieri e l’altro ieri, Roma e la cronaca nera (doppiamente nera) della Capitale ci insegnano tante cose.
Per questo a me pare che nel “pizzino” fatto avere a Sigfrido ci possa essere tant’altro che appesantisce quel chilo di esplosivo.

Un pizzino che potrebbe avvertire anche chi è disposto a parlare, a raccontare, ad aiutare il giornalismo di inchiesta a mettere a posto i tasselli dei tanti puzzle non composti di questo Paese.
Cronaca e Storia ci insegnano che dietro l’apparenza del rozzo si può nascondere una “torta” a più strati, frutto di “pasticcieri” raffinati — magari non raffinatissimi — che per l’esecuzione si sono affidati a quelli che a Palermo si chiamano “canazzi di bancata”, i cani randagi che stazionavano attorno al banco della macelleria plein air, in attesa di acchiappare un osso.

Ecco, un chilo di esplosivo non sempre pesa un chilo.

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Sfogliando la cronaca (diventata Storia), un collega che ha il pregio della memoria — che ricchezza, la memoria — mi ricorda una vecchia storia, una intercettazione.
Niente a che vedere con la storia di Sigfrido, sia chiaro, ma il richiamo serve esclusivamente a ricordare che a volte un chilo non è un chilo: è di più.


Intercettazione di Berlusconi, Dell’Utri e Confalonieri sulla bomba di Mangano

Dell’Utri: Pronto
Voce femminile: Pronto?
D: Sì?
VF: Buonasera, sono Marinella, glielo passo!
D: Ecco, grazie!

Berlusconi: Pronto?
D: Pronto!
B: Marcello!
D: Eccomi!
B: Allora, è Vittorio Mangano…
D: Eh!… Che succede?
B: …che ha messo la bomba!
D: Non mi dire!
B: Sì.
D: E come si sa?
B: Eh, da una serie di deduzioni, per il rispetto che si deve all’intelligenza.
D: Ah!
B: È fuori…
D: Ah, è fuori?
B: Sì, è fuori.
D: Ah, non lo sapevo neanche!
B: E questa cosa qui, da come l’ho vista fatta, con un chilo di polvere nera…
D: Ah!
B: …una cosa rozzissima…
D: Ah!
B: …ma fatta con molto rispetto, quasi con affetto…
D: Ah!
B: È stata fatta soltanto sulla cancellata esterna.
D: Ah!
B: Ecco, secondo me, è come uno che manderebbe una lettera o farebbe una telefonata: lui ha messo la bomba!
D: Perché… perché non si spiega proprio!
B: Eh?
D: Cioè, non si spiega se non c’è un motivo…
B: Io, purtroppo, stasera sono stato interrogato dai carabinieri, mi hanno portato loro, quelli di Monza, no?
D: Sì!
B: …sul fatto di Vittorio Mangano…
D: Sì!
B: …e io ho dovuto avvisare, insomma! Cioè, ho dovuto dire “Sì, è vero, era là…”, gli ho raccontato la storia che loro sapevano benissimo, peraltro!
D: Eh, si capisce!
B: Loro c’erano arrivati prima di me!
D: Sì, sì, lo sanno benissimo, sì, sì!
B: Ecco!
D: Tra l’altro, appunto…
B: Io penso che sia lui!
D: Sì, sì, sì.
B: Perché, scusami, tu spiegami perché uno debba mettere una bomba!…
D: No!
B: Ti dirò, eh!
D: Io non lo…
B: Sì, poi la bomba fatta proprio rudimentale…
D: Sì, sì.
B: …con un chilo di polvere nera!
D: Quindi, proprio…
B: Proprio, sì sì, col sistema…
D: Proprio per dire: faccio un botto!
B: Faccio, faccio un botto.
D: Sì.
B: Ma poi con molto rispetto, perché mi ha incrinato soltanto la parte inferiore della cancellata.
D: Ah!
B: Una cosa, un danno da duecentomila lire.
D: Sì, sì, sì.
B: Quindi, una cosa anche… rispettosa ed affettuosa.
D: Sì! (ride)
B: Eh?
D: (ridendo) Pazzesco! Sì, sì, sì.
B: Va be’, io ritengo che sia così! Quindi adesso aspettiamo che poi…
D: Certo, sentiamo, sì! Comunque… pare strano però, eh! Perché sì, tu dici giustamente che lui…
B: Ah, non c’è un’altra spiegazione!
D: Sì, sì, sì.
B: È la stessa in via Rovani, come allora…
D: Sì, sì…
B: …e lui fuori di prigione.
D: Sì, sì. Però sentiamo adesso!
B: Adesso vediamo!
D: Sì, sì. Io, tra l’altro, avevo parlato… mi ha chiamato quello della Digos…
B: Sì!
D: Mi ha detto se c’era bisogno, qualsiasi cosa, perché loro…
B: Sì, sì!
D: Ho detto: “Mah, guardi, ci sentiamo domani per qualsiasi cosa!”
B: Qual è, quello che tu…
D: Sì, sì!
B: Sei andato a parlargli…?
D: Esatto, esatto! Sì, sì! Il quale mi ha detto anche lui…
B: Io ho fatto un summit con tutti i carabinieri di Milano e di Monza, stasera.
B: Quello di Monza aveva la sua tesi…
D: Sì, sì!
B: …e credo che sia così!
D: Sì, sì. E quindi, va bene. Insomma, comunque credo anch’io che non ci siano altre richieste. Anche perché non ci sono, voglio dire! Si sarebbero fatte sentire, insomma, no? Eh, sì, sì, be’! E insomma!
B: Va be’, niente, stiamo a vedere cosa succede.

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