Partiamo dalla considerazione finale: un chilo di esplosivo riesce a pesare molto di più di un chilo.
Detto questo, si fa strada la possibilità che l’attentato a Sigfrido sia stato “mascherato”, che sia stato fatto apposta “solo” con un chilo di polvere di quella usata per i giochi pirotecnici, che sia stata usata una miccia “all’antica” e non con mezzi e metodi più sofisticati, solo per depistare.
Ed ancora, che si sia cercata una mano di basso conio, ma interessata, per non esporsi con mani che sarebbero state “imbarazzanti”.
E in effetti, tra le tante piste, si legge quella che a Roma porta a uno strato di criminalità che ha “santini” del livello di Piscitelli.
E oggi, come ieri e l’altro ieri, Roma e la cronaca nera (doppiamente nera) della Capitale ci insegnano tante cose.
Per questo a me pare che nel “pizzino” fatto avere a Sigfrido ci possa essere tant’altro che appesantisce quel chilo di esplosivo.
Un pizzino che potrebbe avvertire anche chi è disposto a parlare, a raccontare, ad aiutare il giornalismo di inchiesta a mettere a posto i tasselli dei tanti puzzle non composti di questo Paese.
Cronaca e Storia ci insegnano che dietro l’apparenza del rozzo si può nascondere una “torta” a più strati, frutto di “pasticcieri” raffinati — magari non raffinatissimi — che per l’esecuzione si sono affidati a quelli che a Palermo si chiamano “canazzi di bancata”, i cani randagi che stazionavano attorno al banco della macelleria plein air, in attesa di acchiappare un osso.
Ecco, un chilo di esplosivo non sempre pesa un chilo.
Sfogliando la cronaca (diventata Storia), un collega che ha il pregio della memoria — che ricchezza, la memoria — mi ricorda una vecchia storia, una intercettazione.
Niente a che vedere con la storia di Sigfrido, sia chiaro, ma il richiamo serve esclusivamente a ricordare che a volte un chilo non è un chilo: è di più.
Intercettazione di Berlusconi, Dell’Utri e Confalonieri sulla bomba di Mangano
Dell’Utri: Pronto
Voce femminile: Pronto?
D: Sì?
VF: Buonasera, sono Marinella, glielo passo!
D: Ecco, grazie!
Berlusconi: Pronto?
D: Pronto!
B: Marcello!
D: Eccomi!
B: Allora, è Vittorio Mangano…
D: Eh!… Che succede?
B: …che ha messo la bomba!
D: Non mi dire!
B: Sì.
D: E come si sa?
B: Eh, da una serie di deduzioni, per il rispetto che si deve all’intelligenza.
D: Ah!
B: È fuori…
D: Ah, è fuori?
B: Sì, è fuori.
D: Ah, non lo sapevo neanche!
B: E questa cosa qui, da come l’ho vista fatta, con un chilo di polvere nera…
D: Ah!
B: …una cosa rozzissima…
D: Ah!
B: …ma fatta con molto rispetto, quasi con affetto…
D: Ah!
B: È stata fatta soltanto sulla cancellata esterna.
D: Ah!
B: Ecco, secondo me, è come uno che manderebbe una lettera o farebbe una telefonata: lui ha messo la bomba!
D: Perché… perché non si spiega proprio!
B: Eh?
D: Cioè, non si spiega se non c’è un motivo…
B: Io, purtroppo, stasera sono stato interrogato dai carabinieri, mi hanno portato loro, quelli di Monza, no?
D: Sì!
B: …sul fatto di Vittorio Mangano…
D: Sì!
B: …e io ho dovuto avvisare, insomma! Cioè, ho dovuto dire “Sì, è vero, era là…”, gli ho raccontato la storia che loro sapevano benissimo, peraltro!
D: Eh, si capisce!
B: Loro c’erano arrivati prima di me!
D: Sì, sì, lo sanno benissimo, sì, sì!
B: Ecco!
D: Tra l’altro, appunto…
B: Io penso che sia lui!
D: Sì, sì, sì.
B: Perché, scusami, tu spiegami perché uno debba mettere una bomba!…
D: No!
B: Ti dirò, eh!
D: Io non lo…
B: Sì, poi la bomba fatta proprio rudimentale…
D: Sì, sì.
B: …con un chilo di polvere nera!
D: Quindi, proprio…
B: Proprio, sì sì, col sistema…
D: Proprio per dire: faccio un botto!
B: Faccio, faccio un botto.
D: Sì.
B: Ma poi con molto rispetto, perché mi ha incrinato soltanto la parte inferiore della cancellata.
D: Ah!
B: Una cosa, un danno da duecentomila lire.
D: Sì, sì, sì.
B: Quindi, una cosa anche… rispettosa ed affettuosa.
D: Sì! (ride)
B: Eh?
D: (ridendo) Pazzesco! Sì, sì, sì.
B: Va be’, io ritengo che sia così! Quindi adesso aspettiamo che poi…
D: Certo, sentiamo, sì! Comunque… pare strano però, eh! Perché sì, tu dici giustamente che lui…
B: Ah, non c’è un’altra spiegazione!
D: Sì, sì, sì.
B: È la stessa in via Rovani, come allora…
D: Sì, sì…
B: …e lui fuori di prigione.
D: Sì, sì. Però sentiamo adesso!
B: Adesso vediamo!
D: Sì, sì. Io, tra l’altro, avevo parlato… mi ha chiamato quello della Digos…
B: Sì!
D: Mi ha detto se c’era bisogno, qualsiasi cosa, perché loro…
B: Sì, sì!
D: Ho detto: “Mah, guardi, ci sentiamo domani per qualsiasi cosa!”
B: Qual è, quello che tu…
D: Sì, sì!
B: Sei andato a parlargli…?
D: Esatto, esatto! Sì, sì! Il quale mi ha detto anche lui…
B: Io ho fatto un summit con tutti i carabinieri di Milano e di Monza, stasera.
B: Quello di Monza aveva la sua tesi…
D: Sì, sì!
B: …e credo che sia così!
D: Sì, sì. E quindi, va bene. Insomma, comunque credo anch’io che non ci siano altre richieste. Anche perché non ci sono, voglio dire! Si sarebbero fatte sentire, insomma, no? Eh, sì, sì, be’! E insomma!
B: Va be’, niente, stiamo a vedere cosa succede.