Se Netflix aveva già stravolto la realtà della cinematografia, stavolta il passo potrebbe essere ancora più grande; è stato infatti annunciato l’accordo per acquisire la Warner Bros Discovery in un’operazione da circa 82,7-83 miliardi di dollari che vedrebbe Netflix diventare proprietaria degli studi cinematografici, televisivi e delle piattaforme di streaming. Il gruppo guidato da Reed Hastings chiude così una guerra di offerte che vedeva in gara anche Paramount Skydance e Comcast.
L’accordo prevede per ogni azione Warner Bros Discovery un prezzo di 27,75 dollari, la maggior parte (23,25 USD) in contanti, il resto in azioni Netflix. Una volta completata la cessione, Netflix ingloberà gli studi, le attività di streaming (tra cui HBO Max / HBO) e l’intero catalogo di contenuti e franchise, dall’universo DC e “Harry Potter” fino alle produzioni Warner divenute dei classici come “Casablanca” e “’Via col Vento”. La chiusura dell’operazione è prevista entro 12-18 mesi, dopo la separazione delle attività televisive via cavo (canali come news e sport) in una nuova società quotata, Discovery Global.
Cresce intanto la preoccupazione del comparto creativo, del mondo delle piccole produzioni e dei cinema per il pluralismo nel settore dell’intrattenimento. Cinema United e altri gruppi che rappresentano le sale di proiezione parlano di “minaccia senza precedenti” per l’industria: l’eventualità che un solo grande operatore controlli sia la piattaforma di streaming dominante sia uno degli archivi cinematografici più importanti della storia solleva anche questioni di concorrenza. La fusione, come sottolineato da organizzazioni come Writers Guild of America, potrebbe innescare pressioni su salari, condizioni di lavoro, diversità delle produzioni e libertà creativa. In termini normativi si profila un esame scrupoloso da parte delle autorità antitrust sia negli Stati Uniti sia in Europa: la concentrazione media generata da questa acquisizione potrebbe avere ripercussioni di vasta portata su tutta l’industria dell’intrattenimento.
Questa però non è l’unica preoccupazione alla Casa Bianca che starebbe vagliando l’operazione con forte scetticismo. Nella gara vinta da Netflix era in corsa anche la Paramount Discovery, società guidata da David Ellison, figlio di un noto amico e alleato politico di Trump. All’interno del gruppo Warner Bros vi è infatti la Cnn, emittente televisiva finita più volte nel mirino del presidente americano e che ora è stata anche inserita nella “lista nera dei media” pubblicata sul sito del Governo statunitense (whitehouse.gov, sezione hall of shame) che accusa giornali e giornalisti che si esprimono in maniera critica nei confronti delle decisioni di Trump o in contrasto con lui su altre questioni rilevanti come l’immigrazione, la guerra o l’ambientalismo di diffondere fake news e informazioni fuorvianti. Il legame fra la Casa Bianca ed Ellison lascia intravedere la possibilità che la vittoria di Netflix non sia ancora definitiva.
Con l’arrivo di un “mega-studios + mega-piattaforma” sotto un’unica entità, Netflix cambia profondamente il modello di produzione e distribuzione audiovisiva: da un lato potrebbe aumentare l’efficienza, la capacità di sviluppo di nuovi contenuti e la portata globale mentre dall’altro si teme un indebolimento del cinema tradizionale, meno film in sala, meno indipendenza per le produzioni e una crescente standardizzazione dei contenuti.
Questa duplicità spacca le opinioni anche fra chi usufruisce dei servizi di streaming, stiamo andando verso un’offerta ancora più ampia e ricca, con garanzie di accesso simultaneo a brand storici e nuove produzioni o verso la definitiva perdita di una frammentazione che oggi continuava a garantire pluralità e varietà?
