Iva al 21%: auto e abbigliamento i più colpiti

Il "balletto" del governo. Solo lunedì scorso ad Arcore: non si tocca.

Iva al 21%: auto e abbigliamento i più colpiti
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7 Settembre 2011 - 08.51


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di Michela Rossetti

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Saranno le auto, i prodotti di abbigliamento e i giochi i settori più colpiti dall’Iva al 21%. E (tranne i giochi) per quanto riguarda le automobili e l’abbigliamento si tratta di settori che già sono “in sofferenza”. In attesa delle reazioni dei consumatori (nei giorni scorsi già fortemente contrari all’aumento dell’Iva) è il balletto delle decisioni del governo nelle ultime settimane che colpisce.

Il “balletto” governativo sull’Iva

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Iva sì, poi no, e ancora dopo sì, ma solo per tre mesi.
Fino ad oggi, naturalmente, quando Palazzo Chigi comunica: “Il governo intende porre la fiducia sul Testo Commissione della Manovra, con le seguenti aggiunte: contributo del 3% sopra i 500.000 euro (poi cambiato sopra i 300.000); adeguamento delle pensioni delle donne nel settore privato a partire dal 2014; e aumento di un punto Iva, dal 20 al 21%, con destinazione del maggior gettito a miglioramento dei saldi del bilancio pubblico.
Eccolo qui, l’aumento tanto chiaccherato e scongiurato solo lunedì scorso ad Arcore. La “carta di riserva” dell’Iva è stata alla fine giocata: un bottino molto più sicuro (vale circa 4,9 miliardi di euro) della lotta all’evasione fiscale (su cui aveva espresso ieri dure riserve anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano).

Sì, no, per soli tre mesi e poi

L’aumento dell’Iva – su cui Confindustria aveva espresso da sempre il suo ok – è forse il “balletto” più sgradevole a cui abbiamo assistito negli infiniti tira e molla sulla manovra.
Ventilata (e sempre scongiurata) fin dagli inizi di agosto, era tornata in auge dopo la riduzione del taglio agli enti locali (passato da 9,2 a 6,2 miliardi), per compensare i saldi di bilancio.
L’ultima parola sembrava arrivata solo lunedì scorso (era il 29 agosto) nel vertice di Arcore tra Pdl e Lega. “L’Iva non si tocca”: dichiaravano sicuri nella maggioranza.
Poi Berlusconi ci ripensa. Solo pochi giorni fa (il primo settembre) annuncia l’ipotesi probabilmente più assurda delle ultime settimane: alzare l’Iva, ma solo temporaneamente, per tre mesi.
Lo dice nel vertice sulla nuova Libia tenutosi a Parigi: “Se fosse necessario l’Iva potrebbe passare dal 20 al 22%, ad esempio per tre mesi”.
Da allora sono passati solo 4 giorni.

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