di Martina Aureli
“Questa sentenza verrà certamente impugnata in Corte d’appello, perché per lo Stato non sono accettabili queste considerazioni. È una interpretazione che noi respingiamo”. Il sottosegretario Carlo Giovanardi annuncia la mossa del governo dopo la sentenza di ieri del Tribunale di Palermo che condanna i ministeri della Difesa e delle Infrastrutture a 100 milioni euro per la vicenda Ustica.
Giovanardi: “Sentenza a dir poco discutibile”
In conferenza stampa a palazzo Chigi, insieme a Aurelio Misiti, sottosegretario al ministero dei Trasporti, Giovanardi osserva che “questo magistrato contrariamente alle perizie, ai giudizi e alle sentenze, butta tutto nel cestino” e produce una sentenza “a dir poco discutibile”. Misiti riferisce che ieri la sentenza ha causato “meraviglia grande perché si è ribaltato il mondo”.
Il parallelo col caso Tortora
Giovanardi fa poi un parallelo tra il caso Ustica e la vicenda Tortora. Commentando la sentenza di ieri afferma: “È come se un giudice dicesse che Tortora è colpevole”. Insomma, la decisione del Tribunale di Palermo è significativa dello “stato della giustizia di questo paese”. Giovanardi insiste sulla teoria della bomba: “Di aerei in volo quella notte non ce n’erano” e quindi la sentenza di ieri ha un “vizio logico. I ministri della Difesa e dei Trasporti si preparino a rispondere di ogni incidente che avviene nel suolo italiano, perchè ci sarebbe responsabilità oggettiva”.
“Le vicende sono già state sviscerate”
Il sottosegretario poi rivendica: “Il governo ha fatto chiarezza e nessuno in sei mesi ha portato un elemento per contrastare quello che abbiamo detto” e anche la Nato “ci ha detto che non ci sono altri documenti”. Insomma “dopo 31 anni, processi che hanno sviscerato tutte le vicende, dopo la Cassazione arriva un giudice monocratico e dice che tutto è stato detto fin qui non vale niente”.
La condanna al risarcimento per i ministeri
I ministeri della Difesa e dei Trasporti sono stati condannati, ieri, dal Tribunale Civile di Palermo (giudice Paola Protopisani) al risarcimento di oltre 100 milioni di euro per gli 81 parenti delle vittime della strage di Ustica, provocata dalla caduta di un Dc9 dell’Itavia davanti alla Sicilia.
Una sentenza storica, considerando che mai in Italia è stata riconosciuta una cifra simile.
Tutto iniziò il 27 giugno 1980
Il Tribunale, ricostruendo i fatti accaduti la sera del 27 giugno 1980, ha ritenuto responsabili i ministeri per non avere garantito la sicurezza del volo civile della compagnia aerea Itavia, ma anche per l’occultamento della verità con depistaggi e distruzione di atti. I ministeri sono stati riconosciuti colpevoli di “omissioni e negligenze”, si legge nella sentenza.
Dopo la tragedia, operarono in pratica in modo tale per cui ai familiari delle vittime fosse negato il diritto alla verità.
“La tortura della goccia cinese”
Il Fatto Quotidiano rivela che negli anni successivi al disastro, i parenti delle vittime vennero sottoposti a quella che è stata chiamata nei documenti giudiziari la “tortura della goccia cinese”.
uno stillicidio – specificano gli avvocati – di alterazioni di documenti, omissioni, segreti di Stato tali o presunti, menzogne.
In altre parole “depistaggi”, quelli che non si riuscì ad accertare in sede penale.
I due punti chiave
Sono stati due i punti su cui l’istanza in sede civile dei familiari ha battuto. Da un lato, quella che è stata chiamata la “tortura della goccia cinese”, come spiegato sopra; dall’altro la sicurezza del volo Itavia 870 – decollato da Bologna con un paio d’ore di ritardo e che avrebbe dovuto atterrare all’aeroporto di Punta Raisi – che non venne garantita.
E non venne garantita in particolare in una tratta, che va sotto il nome di “Punto Condor”. I legali dei parenti facevano infatti rilevare che quella era una zona ad alto rischio, dove si concentravano attività militari ufficiali e ufficiose.
L’aereo abbattuto da un missile?
La sentenza potrebbe inoltre aprire apre un nuovo percorso per la ricerca della verità.
Secondo i legali fu infatti un missile – probabilmente di nazionalità francese o statunitense – ad abbattere il volo del DC9 Itavia, come alcuni testimoni, hanno affermato durante il processo.
“Ci si auspica vivamente – proseguono gli avvocati – che chi di dovere, nell’ambito delle proprie attribuzioni parlamentari, avvii ogni opportuna, ed a questo punto indefettibile, azione nei confronti della Francia e degli Stati Uniti affinchè sia finalmente ammessa, dopo più di un trentennio, la responsabilità per il gravissimo attentato”.
