Il comandante della vergogna dorme a casa
Top

Il comandante della vergogna dorme a casa

Schettino tornato a casa. Arresti domiciliari. Il giudice non convalida il fermo, il procuratore: "Non capisco perché". Neppure noi e neppure il mondo che ci guarda.

Il comandante della vergogna dorme a casa
Preroll

Desk Modifica articolo

18 Gennaio 2012 - 10.12


ATF

Tre ore per difendersi nell’interrogatorio di garanzia; altre cinque per aspettare la decisione del gip. Poi la scarcerazione dello sconcerto, l’annullamento del fermo dei pm e la nuova misura cautelare agli arresti domiciliari. Mentre ancora ci di danna e si rischia la vita per tentare di recuperare decine di morti, ieri sera Francesco Schettino, il comandante della nave Costa Concordia, portata a sfacellarsi contro l’isola del Giglio, meno di un’ora dopo la decisione del gip ha lasciato il carcere di Grosseto e si è recato a casa sua, a Meta di Sorrento, accompagnato dalla moglie Fabiola, dal fratello Salvatore e un cugino.

Schettino ha detto ai magistrati di “non aver abbandonato la nave”, precisando di esser stato impossibilitato a risalire a bordo a causa della forte inclinazione. Perché sia sceso mentre migliaia di passeggeri ancora lottavano per salvarsi la vita non fa parte della cronaca giudiziaria pervenuta. “La nave dopo l’urto con lo scoglio ha avuto uno sbandamento di 90 gradi. Non potevo risalire sopra”, s’è giustificato Schettino. Le stesse giustificazioni che il mondo ha sentito ripetere nelle registrazioni delle telefonate col comandante della capitaneria di porto di Livorno. Se i passeggeri scendevano con le “biscagline” perché lui non poteva risalire?

Al timone c’era lui, ammette, senza però dare spiegazioni sulla sulla scelta della rotta, che ha fatto impattare al Concordia lo scoglio de Le Scole, davanti al Giglio: “L’abbiamo trovato davanti sul percorso di navigazione”. Scogli segnalati su tutte le carte nautiche del mondo da sempre, scogli che improvvisamente ti compaiono davanti, a squarciarti la fiancata. Avrebbe chiarito, dicono le cronache giudiziarie senza spiegare, anche perché dalla nave l’allarme generale è stato dato circa un’ora dopo l’impatto con gli scogli, quando, quando la Costa Concordia, già squarciata, ha cominciato ad imbarcare acqua e ad inclinarsi.

Ad ogni accusa evidenziata dai pm – i reati contestati sono omicidio plurimo colposo, naufragio e abbandono della nave – Schettino ha risposto e si è difeso. Il suo difensore Bruno Leporatti ha provato a spiegare: “Non si può mandare in carcere una persona – ha aggiunto – solo perché lo chiede l’opinione pubblica che ti considera colpevole”. Come dire che almeno il pericolo di fuga non c’è e il carcere non si giustifica. Molto diversa la valutazione della Procura che, nelle forme della cortesia giridica tra diverse competenze, contesta di fatto, e duramente, la decisione della collega giudice per le indagini preliminari.

“La ricostruzione dei fatti non ha modificato l’impianto accusatorio della procura”, ha detto al termine dell’udienza il procuratore capo Verusio incontrando i giornalisti. Poi, in serata, lo stesso procuratore ha espresso la sua perplessità: “Non capisco il provvedimento del gip. Sono curioso di leggere le motivazioni, domani insieme agli altri colleghi ne prenderemo atto”. “C’è da capire – ha aggiunto Verusio – perché il gip da un lato non ha convalidato il fermo ritenendo che non ce ne fossero gli estremi, mentre dall’altro ha applicato comunque una misura cautelare, quella dei domiciliari”.

“Domani -cioè oggi- faremo le nostre valutazioni”, promette con piglio deciso. Le indagini proseguono, mentre il bilancio dei morti finora recuperati oggi è salito a 11 mentre l’elenco dei dispersi non ha ancora superato l’incertezza. Ma la convinzione generale è che ci si debba rassegnare alla perdita di almeno 30 vite umane. Senza contare i rischi mortali che corrono ancora attualmente i soccorritori che si immergono nelle viscere del mostro coricato. E senza contare la catastrofe ambientali che dalla eventuale fuoruscita del carburante di bordo potrebbero colpire tutto l’arcipelago toscano.

Ripubblichiamo l’audio della telefonata della Capitaneria al comandante Schettino:

Native

Articoli correlati