E tuttavia, nel voler rispettare la tradizione, abbiamo volutamente scelto una notizia da qualcuno molto desiderata. Del resto – come è scritto in molti dei nostri articoli (e non solo) – non è un mistero che in Vaticano e in ambienti contigui ci sia un discreto lavorio per delegittimare Benedetto XVI e per auspicarne una rapida fine del pontificato. Dossier, voci, azioni di influenza e di discredito sono all’ordine del giorno. Ne daremo puntualmente conto. Ma oggi, per sdrammatizzare, ci abbiamo fatto il “pesce”. Il Papa si dimette: cari monsignori/corvi; cari politologi teocon, neocon, reagancon, cari ecclesiatici con il pallino degli affari e cari imprenditori compiacenti… vi sarebbe piaciuto, no? Confessate, confessate
La conferma è arrivata dal Patriarcato di Antiochia dei Siri di Beirut a notte fonda: Benedetto XVI ha deciso di dimettersi e di ritirarsi nel monastero di Harissa, nel Libano. L’annuncio, stando a quanto emerge del dispaccio, sarà dato subito dopo le festività pasquali, probabilmente nel giorno del lunedì dell’Angelo.
Al momento non si hanno ulteriori particolari, se non che il gesto sarebbe motivato non tanto dall’età di papa Ratzinger, quanto dalla cosiddetta “Wikileaks vaticana”, ossia la lotta di potere interna alla curia che avrebbe molto indebolito la figura del Papa.
A tal proposito Globalist ha cercato di capirne di più contattando Giuliano Ferrara e il cardinale Paolo Romeo, ma al momento senza esito.
Intorno a mezzogiorno se ne capirà di più.
