«Voglio che il commissario vada via entro la fine del mese. E’ inaccettabile pensare che possa restare fino a dicembre. Se così dovesse essere me ne vado. Mi dimetto». Di nuovo sulla difensiva il sindaco Massimo Cialente in occasione di un evento organizzato in piazza Duomo da “Il Fatto Quotidiano” di cui è stato protagonista con il ministro Fabrizio Barca di nuovo in città a distanza di un giorno.
Caldo anzi caldissimo in tutti i sensi l’esordio del faccia a faccia. I cittadini, stremati dal caldo, hanno preso le sedie arroventate dal sole sistemate nel bel mezzo di piazza Duomo per trasportarle all’ombra della chiesa delle Anime Sante. «La città ce la ricostruiamo noi – ha ripreso il sindaco – Perché nessun altro è stato capace. Del resto i nostri antenati fecero altrettanto. Spero che il governo scelga il rispetto democratico». Ha cercato di minimizzare il ministro Fabrizio Barca. «Certamente non sarà a dicembre – ha spiegato il ministro – entro l’estate saranno scritte le norme. Si tratterà di un passaggio graduale».
Visioni diverse fa Barca e Cialente anche sul ruolo della Regione: se Cialente la vorrebbe fuori completamente, il ministro sottolinea il ruolo fondamentale dell’ente per l’accesso ai fondi strutturali. Sempre il primo cittadino non metabolizza neanche l’idea che sempre l’Emiciclo possa gestire la contabilità della ricostruzione. Nel mirino del primo cittadino anche le strutture di consulenza per la ricostruzione che tuttavia il ministro ha ricordato che svaniranno con la fine del commissariamento. Due filosofie diverse poi sul ruolo del city manager: mentre Cialente immagina una figura tecnica con taglio economico, il pool di Barca propone invece un vero e proprio manager con poteri decisionali (sempre a braccetto con il sindaco), ma che risponda insomma direttamente al governo. La sensazione è dunque che anche senza il commissario il sindaco nella ricostruzione non sarà da solo.
Affrontati temi cruciali quali il timore di infiltrazione delle cricche, l’idea futura di città, il valore dell’università dell’Aquila, la partecipazione dei cittadini, il destino dei 5 milioni di euro degli sms raccolti durante il sisma, la carenza dei fondi da destinare alle imprese agricole, le condizioni dei lavoratori dell’edilizia costretti spesso a dormire in case inagibili perché la città non ha residenzialità (Rita Innocenzi).
Il sindaco ha messo in guardia dal rischio delle cricche “indigene” sollecitato da Mattia Lolli «che potrebbero crearsi nel momento in cui si dovessero stringere degli accordi fra amministrazioni di condominio e alcune imprese. Io proporrò al ministro di inserire delle regole ferree per le imprese. Ho notizie che alcuni lavori affidati vengono rivenduti ad altri». Anomalo per Cialente che una impresa modesta all’improvviso faccia balzare il proprio fatturato. Ettore di Cesare ha rilevato, invece, come la White list sta stia funzionando poco con 235 iscrizioni a fronte di oltre 2 mila imprese al lavoro in centro. Sempre il consigliere di Appello per L’Aquila ha sollecitato il ministro ad inserire nel pacchetto norme una legge adottata in Irpinia che renda incompatibile i consiglieri comunali con gli incarichi di progettazione per evitare conflitti di interesse. Il ministro nel corso del suo intervento ha ribadito che una delle idee forti della città deve essere l’università, ma non basta mantenere il numero degli iscritti. Nuovi posti di lavoro per il ministro potrebbero scaturire dalle innovazioni tecnologiche (Smart city). Sottolineata inoltre l’importanza dell’ufficio per la ricostruzione che dovrà rispondere a livello nazionale. Uno dei temi ha riguardato la partecipazione: chiesta l’istituzione di un Osservatorio civico e partecipato della ricostruzione.
A.Cal.