di Francesco Peloso
Il Papa vuole affrontare con la massima urgenza la crisi nella quale si dibatte da mesi il Vaticano. La fuga di carte riservate sta producendo un pericoloso corto circuito che mette a rischio l’istituzione e Benedetto XVI sembra aver deciso una sorta di commissariamento della Curia e della Segreteria di Stato, la quale però prova a resistere.
Ieri mattina Ratzinger ha presieduto la riunione dei capi dicastero della Curia cui ha preso parte anche il Segretario di Stato, nel pomeriggio ha invece incontrato un ristretto gruppo di cardinali di provata esperienza e di cui si fida per consultarsi sulle decisioni da prendere. Diversi i temi sul tappeto: la caduta di credibilità della Chiesa, la questione dello Ior con le dimissioni di Ettore Gotti Tedeschi e il problema della trasparenza finanziaria, la crisi di una Curia romana che ormai funziona poco e male, e infine la questione della Segreteria di Stato legata anche ai temi diplomatici e internazionali e ai contrasti sorti in questi anni intorno alla figura del cardinale Tarcisio Bertone.
Ora il Papa, sia pure anziano e quindi con forze limitate, ha preso in mano le cose e ha avviato una serie di ampie consultazioni con cardinali e vescovi che contano in tutto il mondo. Del resto contestazioni forti alla Curia romana e agli ‘italiani’, stanno arrivando dagli episcopati di varie nazioni. Da ultimo il cardinale francese André Vingt-Trois ha sollevato il tema delle dimissioni del cardinale Tarcisio Bertone ormai prossimo ai 78 anni, quindi ha posto il problema del ruolo di una Curia inefficiente.
Intanto nel tardo pomeriggio di ieri sono andati dal Papa i cardinali Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i vescovi, uomo considerato vicino al Papa, secondo alcuni candidato alla successione di Ratzinger al Soglio di Pietro. Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, ex ministro degli esteri vaticano, membro della commissione cardinalizia di vigilanza sullo Ior, esponente di rango e senza ombre dell’ala diplomatica. Quindi Camillo Ruini, ormai senza incarichi, ma uomo di grande esperienza di governo della Chiesa. Jozef Tomko, membro della commissione cardinalizia incaricata dal Papa di indagare sulla fuga di documenti riservati, quindi George Pell, arcivescovo di Sidney e cardinale che rappresenta le chiese anglofone.
Il Papa – affermava Lombardi – ha deciso di incontrare alcuni membri del Collegio cardinalizio che, in forza della loro grande e varia esperienza di servizio della Chiesa, non solo nell’ambito romano ma anche internazionale, possono utilmente scambiare con lui considerazioni e suggerimenti per contribuire a ristabilire il desiderato clima di serenità e di fiducia nei confronti del servizio della Curia romana”.
Quindi precisava che i colloqui del Papa continueranno nei prossimi giorni in occasione della festa dei santi Pietro e Paolo quando tanti vescovi da tutto il mondo giungeranno a Roma. In modo abbastanza clamoroso poi l’Osservatore romano, il giornale vaticano espressione del cardinal Bertone, non ha riportato le parole di Lombardi né la notizia degli incontri del Papa con i cardinali, segno che le cose ormai stanno precipitando. Anche perché la Segreteria di Stato ha chiamato quale consulente per la comunicazione un giornalista americano, Greg Burke, di Fox News e membro dell’Opus Dei. E’, fra l’altro, un altro segnale della scalata yankee alla Curia vaticana in atto da tempo. In ogni caso a stretto giro è arrivata la precisazione di padre Lombardi, gesuita, che ha riaffermato il proprio ruolo e precisato a proposito di Burke: “questa nuova figura avrà la finalità di contribuire a integrare l’attenzione alle questioni della comunicazione nel lavoro della Segreteria di Stato e a curare il rapporto con il servizio della Sala Stampa e delle altre istituzioni comunicative della Santa Sede”.