Non vogliono lavorare e integrarsi, hanno troppi privilegi, hanno solo diritti e nessun dovere, sfruttano i bambini e non li mandano a scuola. Questa non è solo una lista degli stereotipi sui rom, sono anche le affermazioni del leader della Lega Nord, Matteo Salvini, a cui ribatte colpo su colpo l’associazione 21 luglio con un video in cui sono gli stessi rom a rispondere alle affermazioni del segretario della Lega. Stereotipi rilanciati dalla politica e da alcuni media proprio in questi giorni dopo l’incidente avvenuto a Roma, nei pressi dalla fermata metro Battistini. “La tragedia di due giorni fa nella capitale – spiega l’associazione – ha dato il la al leader della Lega Nord Matteo Salvini per avventarsi su quanto accaduto e reiterare, a pochi giorni dal voto regionale, la sua personale crociata a base di discorsi d’odio (hate speech) nei confronti dei rom e sinti in Italia”. Una “campagna”, spiega l’associazione che ha come “effetto” quello di “soffiare sul fuoco dell’ostilità e dell’intolleranza verso tali comunità”.
Da qui l’idea di analizzare i discorsi del leader della Lega da cui emerge un “quadro di frasi, slogan propagandistici e retorica stigmatizzante che amplifica e replica stereotipi e pregiudizi negativi – spiega l’associazione -, sfociando nel rischio concreto di una graduale sedimentazione ed escalation dell’antiziganismo, il sentimento d’odio verso rom e sinti”. Una vera e propria “valanga di dichiarazioni” rilasciate negli ultimi mesi sotto la lente di ingrandimento dell’associazione che lamenta la “scarsità di strumenti per mettere un argine ai discorsi d’odio”.
Non vogliono lavorare e integrarsi. Matrix, su uno dei canali Mediaset. È il 15 aprile 2015. “Ma i rom rubano tutti?” “Troppi. Ce ne saranno 3 che lavorano non so 5… su 180 mila che sono in Italia”. A parlare proprio Matteo Salvini a cui risponde l’associazione. “Oggi nel nostro Paese, sono circa 35 mila i rom e i sinti che vivono nei cosiddetti “campi rom”, 1 su 5 del totale dei circa 170-180 mila rom e sinti presenti in Italia – spiega la 21 luglio -. Tutti gli altri vivono in regolari abitazioni, studiano, lavorano e conducono una vita come quella di ogni altro cittadino, italiano o straniero, residente sul territorio nazionale”. Storie, purtroppo, poco conosciute, spiega l’associazione, perché “i media prediligono dare spazio a notizie dove rom e sinti sono protagonisti in negativo”, ma non solo. Spesso, infatti, “gli stessi rom e sinti che conducono una vita “normale” preferiscono restare “mimetizzati” e non rivelare la propria identità”.
Hanno troppi privilegi. Su La7, stavolta a Otto e Mezzo, lo scorso 8 aprile Salvini aggiunge: “Non esiste che ci siano migliaia di queste persone a cui gli italiani pagano luce, acqua, e gas. Non esiste che non paghino l’Imu”. E su Piazza Pulita, nel dicembre scorso, aggiungeva: “Ci sono tanti toscani magari alluvionati che dicono anch’io vorrei avere una casa per 15 persone con l’affitto pagato e vorrei campare senza fare una mazza dalla mattina alla sera”. L’associazione risponde: “Vivere in un ‘campo rom’ non è un privilegio – spiega la 21 luglio -; al contrario, è una condanna. Significa subire quotidianamente violazioni dei propri diritti umani, dal diritto all’alloggio al diritto all’istruzione, dal diritto alla salute al diritto al gioco, sino al diritto alla famiglia”. L’associazione, infatti, ricorda come i campi siano “un’anomalia tutta italiana” e non sono luoghi dove “queste persone vorrebbero vivere ‘per cultura’, bensì il posto che le istituzioni hanno individuato per relegarvi, su base etnica, tali comunità”. Luoghi di marginalizzazione “che certamente favoriscono anche fenomeni di devianza e criminalità”, ma che restano “creati e gestiti dalle istituzioni” a cui “costano diversi milioni di euro alle casse pubbliche. Nella Capitale, nel solo 2013, per mantenere in vita il “sistema campi” sono stati spesi 24 milioni di euro: un ingente flusso di denaro affidato senza bando pubblico, in maniera diretta, a enti e cooperative, mentre quasi nulla è stato destinato all’inclusione sociale delle persone e alla prospettiva di una loro fuoriuscita da questi luoghi. Un sistema nel quale è potuta infiltrarsi anche la Mafia Capitale”. Quanto al “prima gli italiani”, continua l’associazione, “non è da dimenticare che oltre la metà dei rom e dei sinti presenti in Italia sono cittadini italiani – spiega la 21 luglio -, cui si aggiunge una consistente fetta di persone nate e cresciute in Italia, ma prive della cittadinanza italiana, che non hanno neanche mai visitato il Paese di origine dei genitori e che non ne conoscono la lingua”.
Hanno solo diritti. Niente doveri. “Mi domando perché quando parlo di rom ci sono sempre diritti, diritti, diritti e i doveri arrivano in sedicesima fila”. Sempre Salvini, sempre Piazza Pulita su La7 del dicembre 2014. Ma l’associazione ricorda al leader della Lega che “quando si parla di diritti dei rom si fa riferimento ai loro diritti umani, quei diritti cioè sanciti per primi dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, che appartengono a ogni persona al mondo in quanto, appunto, essere umano”. Ad alimentare il dibattito sui diritti, però, anche “le condizioni al di sotto degli standard che si registrano nei ‘campi rom’ che hanno attirato l’attenzione e le condanne da parte di numerosi enti di monitoraggio internazionali ed europei e organizzazioni per la tutela dei diritti umani”
Sfruttano i bambini e non li mandano a scuola. Stavolta è il Fatto Quotidiano a riportare le dichiarazioni di Salvini: “Il diritto umano viene violato da queste persone che sfruttano i bambini e non li mandano a scuola e li usano per accattonare e per fare altro” (22 aprile 2015). Per l’associazione, “sono la segregazione abitativa, l’esclusione sociale e la discriminazione, anche istituzionale, ad avere conseguenze devastanti sulla condizione di vita dei minori rom. Un minore rom che nel nostro Paese vive in un insediamento formale o informale, esposto a situazioni potenzialmente nocive per la salute, avrà una aspettativa di vita mediamente più bassa di circa 10 anni rispetto al resto della popolazione”. Precarietà e l’inadeguatezza dell’alloggio, inoltre, “hanno evidenti conseguenze sul percorso scolastico: in 1 caso su 5 un minore rom in emergenza abitativa non inizierà mai il percorso scolastico e avrà probabilità prossime alle 0 di accedere ad un percorso universitario”.
I tribunali dei minorenni a casa dei rom. Mattino 5, su Canale 5 lo scorso 10 aprile. Salvini: “Perché i tribunali dei minorenni vanno a rompere le palle alle mamme e ai papà italiani se hanno qualche problema e non vanno a casa di questa gente”. Proprio su questo tema, qualche tempo fa, l’associazione 21 luglio ha condotto uno studio andando a visionare i fascicoli relativi a minori rom affrontati dal Tribunale per i Minorenni di Roma tra il 2006 e il 2012. La ricerca ha dato questi risutalti: “un minore rom, a Roma e nel Lazio, rispetto ad un suo coetaneo non rom, ha 60 volte la probabilità di essere segnalato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni e 50 volte la probabilità che per lui venga aperta una procedura di adottabilità. Di conseguenza, è il dato più emblematico, un bambino rom ha 40 volte la probabilità di essere adottato rispetto a un bambino non rom”.
Le ruspe nei campi. Quello delle ruspe, quando si parla di rom, è senza dubbio il leitmotiv di Salvini che anche in occasione del tragico evento di Roma di mercoledì scorso ha spolverato in un suo aggiornamento sui social. L’associazione, però, riprende un suo comizio in piazza del Popolo a Roma, lo scorso 28 febbraio. “Nella nostra Italia – dice Salvini riportato dall’associazione – non c’è spazio per i campi rom. Nella nostra Italia noi mandiamo una letterina a questi signori dicendo fra tre mesi si sgombera. Organizzati. Fra tre mesi qua arrivano le ruspe. Organizzati. La casa la compri, la affitti, chiedi la casa popolare, fai il mutuo ma non puoi più campare alle spalle degli italiani. Fra tre mesi si sgombera, basta vai a fare il rom da qualche altra parte”. Per l’associazione, che da tempo chiede il superamento dei campi, “non è la ruspa la soluzione”. “Terminata l’azione distruttiva delle ruspe – spiega la 21 luglio – uomini, donne e bambini non svanirebbero di certo nel nulla. La soluzione per superare i campi risiede nell’attuazione di efficaci percorsi di inclusione sociale volti a favorire la fuoriuscita da tali ghetti etnici di persone in emergenza abitativa. In questo modo, d’altra parte, si eviterebbe di continuare a utilizzare ingenti risorse pubbliche per mantenere in piedi il “sistema campi”, senza che un euro venga destinato all’inclusione sociale dei loro abitanti, ma investito nel reiterare un circolo vizioso di discriminazione, povertà e marginalizzazione”.
Superare l’hate speech. Quella di Salvini, però, non è la sola voce che, nel mondo politico, fa leva sugli stereotipi. In Italia l’incitamento all’odio contro i rom è stato più volte denunciato dall’associazione, anche attraverso percorsi legali, grazie ad un proprio Osservatorio nato per monitorare questo fenomeno. Per la 21 luglio, però, per contrastare l’hate speech serve un “cambiamento culturale” che non riguardi solo i politici ma anche “gli insegnanti, i professionisti dell’informazione fino all’insieme dell’opinione pubblica”. Un cambiamento che, però, deve essere affiancato da “strumenti dissuasivi efficaci per arginare tali derive del discorso politico, di cui tuttavia il nostro Paese non dispone in maniera sufficiente rendendosi così terreno fertile per la diffusione dell’hate speech e ritardando il momento in cui l’utilizzo della retorica dell’odio nelle sue diverse declinazioni smetterà di essere proficua e comporterà anzi un caro prezzo da pagare, ad esempio in termini di isolamento politico”. (ga)
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