Situazione drammatica a bordo della Alan Kurdi: 149 migranti a bordo, e nessuna risposta dall'Europa
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Situazione drammatica a bordo della Alan Kurdi: 149 migranti a bordo, e nessuna risposta dall'Europa

La nave è al largo di Termini Imerese. I volontari: "Nessuno ha sintomi del Covid-19, ma nessuno ci permette l'ingresso. La tensione tra i migranti sta aumentando"

Alan Kurdi
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15 Aprile 2020 - 15.51


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A bordo della nave Alan Kurdi, in questo momento al largo di Termini Imerese, ci sono 149 migranti, di cui 38 minori e due donne. Provengono da Bangladesh, Siria, Algeria, Sudan, Chad, Guinea, Ghana, Burkina Faso, Sudan, Marocco, Senegal, Somalia.
Negli scorsi giorni il governo italiano ha annunciato un trasbordo dei migranti su una nave passeggeri, sulla quale dovranno restare in quarantena, ma fino a questo momento non è arrivata alcuna indicazione precisa, né da parte dell’Italia né da parte della Germania, stato-bandiera della nave appartenente alla Ong Sea Watch. 
Secondo il decreto ministeriale, l’Italia non è più ‘porto sicuro’ a causa della pandemia: per questo motivo  l’autorità portuale di Palermo ha escluso che sia in programma il suo ingresso in porto. 
Ma dalla nave avvertono che la situazione è drammatica. In un’intervista a Fanpage, i volontari a bordo hanno dichiarato “Siamo in una condizione di estremo sovraffollamento: 149 persone più 17 membri dell’equipaggio, con solo due servizi igienici e una doccia. Fino ad ora nessuna delle persone salvate in mare ha manifestato alcun sintomo riconducibile al coronavirus, e neppure i membri dell’equipaggio. D’altra parte il nostro medico ha registrato evidenti segni di torture e maltrattamenti che alcuni migranti hanno dovuto subire in Libia. E la tensione aumenta di ora in ora, così come la pressione psicologica. Abbiamo avuto fin ora un’evacuazione medica, il 10 aprile, (per questo le persone a bordo sono 149 e non più 150). I migranti mostrano segni di insofferenza, sono sempre più frustrati e disperati, non capiscono perché devono attendere così a lungo per una soluzione”.
“I migranti vogliono solo raggiungere al più presto un posto sicuro, non comprendono il perché di questo stallo. La nostra nave, lo ricordiamo, non è equipaggiata per ospitare molte persone per così tanto tempo. Se le condizioni meteo dovessero peggiorare correremmo tutti un grande pericolo, e la situazione a bordo diventerebbe rapidamente molto rischiosa. Le persone vogliono solo poter essere in salvo”.
I volontari dell’ong non sanno ancora quando potranno iniziare il periodo di quarantena: “Siamo al decimo giorno in mare, nessuno qui si è ammalato di Covid-19. Non sappiamo quali siano i piani del governo, non abbiamo ricevuto ordini precisi sulla quarantena. Dipenderà da quanto decideranno Germania e Italia. La Germania non deve lasciare l’Italia da sola a gestire una situazione tanto complicata”.
“Abbiamo soltanto letto la dichiarazione ufficiale del ministro italiano, non abbiamo altre informazioni. Ma riteniamo che la proposta della quarantena su una nave passeggeri sia sensata, anche dal punto di vista umanitario. Per questo siamo grati al governo italiano. Attendiamo nuovi sviluppi, e speriamo arrivino in fretta. I migranti a bordo non possono sostenere a lungo questa situazione, abbiamo bisogno di assistenza”.
A proposito del nuovo decreto interministeriale con cui di fatto i porti italiani sono stati chiusi alle navi umanitarie, hanno commentato così: “È un po’ incomprensibile per noi leggere che per la prima volta i porti italiani sono stati dichiarati non sicuri, mentre nello stesso tempo i porti in Libia, che è un Paese in guerra, sono considerati sicuri. Sebbene siamo perfettamente consapevoli del fatto che in Italia è in corso una vera e propria crisi in questo momento per via del Covid-19, ed è per questo che sollecitiamo l’intervento degli altri Stati europei e soprattutto della Germania, affinché vadano in aiuto del vostro Paese. Noi respingiamo fortemente l’idea di contrapporre una crisi a un’altra. Ogni vita umana ha lo stesso valore e merita di essere salvata, sia in mare sia in terra. E ogni Stato membro dell’Ue necessita del supporto degli altri per tutte le operazioni di soccorso e per tutti gli sforzi sanitari che sta sostenendo in questi tempi difficili”.

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