La Calabria ha tentato di 'truccare' i numeri delle terapie intensive per evitare il lockdown
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La Calabria ha tentato di 'truccare' i numeri delle terapie intensive per evitare il lockdown

I posti occupati sono passati da 26 a 10 in poche ore. Guarigioni miracolose? No, solo una distinzione, parecchio forzata, tra pazienti intubati e pazienti collegati a un ventilatore.

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5 Novembre 2020 - 13.49


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Le Regioni ‘zona rossa’ sono solo 4, Piemonte, Lombardia, Val d’Aosta e poi la Calabria, unica area di rischio alto al sud. I numeri calabresi non sono comparabili a quelli delle due regioni del Nord, ma il motivo per cui è scattato l’allarme è perché l’avanzata dei contagi rischia di travolgere il debole sistema sanitario calabrese. 
Nonostante fosse molto ovvio, è da ieri che la Calabria (spalleggiata dalla destra che dice – mentendo – che il governo ha reso zone rosse solo le regioni di destra. Non è vero, la maggioranza sono zone gialle o arancioni) e il suo Presidente facente funzioni Nino Spirlì annunciano un ricorso contro il provvedimento: “Le costanti interlocuzioni che ho avuto in questi giorni con i membri del Governo e con il commissario Arcuri non hanno prodotto alcuna modifica rispetto alla volontà, evidentemente preconcetta, di “chiudere” una regione i cui dati epidemiologici, di fatto, non giustificano alcun lockdown, soprattutto se confrontati con quelli delle nostre compagne di sventura: Lombardia, Piemonte e Val d’Aosta. Altre regioni, con dati peggiori dei nostri sono state inoltre inserite nella zona arancione e hanno evitato – e ne sono felice – la chiusura. Non si comprendono, perciò, i criteri scientifici in base ai quali il Governo ha deciso la “vita” o la “morte” di un territorio. Perché è di questo che si tratta: un nuovo lockdown rischia di annichilire in modo definitivo una regione come la Calabria. Nessuno nega le ataviche difficoltà del nostro sistema sanitario, ma, in queste ultime settimane, la Regione – attraverso misure differenziate e restrizioni mirate – è riuscita a limitare i danni e a tenere la curva epidemiologica sotto controllo”.
Dice questo Spirlì, ma emerge che nelle ore precedenti al Dpcm, la Calabria ha tentato un ‘giochetto’ per far diminuire le terapie intensive, in modo da evitare il lockdown. I posti occupati sono passati da 26 a 10 in poche ore. Guarigioni miracolose? No, solo una distinzione, parecchio forzata, tra pazienti intubati e pazienti collegati a un ventilatore e la scelta di considerare solo i primi come in terapia intensiva. 
Non ha tutti i torti il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione che parla di “balletto indecoroso”: “È grave che in meno di 12 ore, senza dare alcuna spiegazione, possano cambiare dei dati ufficiali. Questo dimostra il pressapochismo che imperversa alla Cittadella”.
La Regione si è giustificata dicendo che la modifica “è stata effettuata a seguito delle comunicazioni pervenute dall’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria e dall’Azienda ospedaliera di Cosenza”. Aggiungendo poi che forse sono stati gli ospedali a gonfiare i numeri per ottenere più mezzi e più personale. Insomma, a complotto si risponde con accuse di complotto. 

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