Il Ministro Boccia: "Non più proponibile un lockdown come a marzo, condizioni sono migliorate"

Il Ministro per gli Affari Regionali: "La rete sanitaria conta su terapie intensive e posti dell'area medica, ma gli ospedali da campo stanno aiutando molto"

Francesco Boccia
Francesco Boccia
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18 Novembre 2020 - 11.01


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Nel corso dell’audizione in Commissione parlamentare per le questioni regionali in relazione alla seconda ondata di Coronavirus,  il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia ha fatto il punto:  “Un lockdown nazionale, come nella prima ondata del coronavirus, oggi non è più riproponibile perché a marzo-aprile non c’era nulla: non c’erano le mascherine, i ventilatori per adeguare le terapie intensive, nulla nel mondo”.

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“La rete sanitaria sta reggendo sia sulle terapie intensive che sui posti dell’area medica – ha continuato Boccia – ma gli ospedali da campo allentano la pressione sui pronto soccorso e sulle aree in difficoltà. Avere la certezza di 932 posti in 14 regioni dà il senso del lavoro eccezionale dalle forze armate e dalla croce rossa italiana. Da ieri inoltre va ad aggiungersi l’accordo tra Emergency e la protezione civile. Oggi inoltre scade il bando per i medici in Campania ma ne indiremo uno nuovo con la protezione civile per tutto il territorio nazionale”.

Gli ospedali da campo sono dunque preziosissimi per allentare la pressione sugli ospedali e i pronto soccorso ma servono più medici. Il ministro ha ricordato che oggi “scade alle ore 12 il primo bando per medici specializzati per la Campania, ma con il capo della Protezione civile Borrelli legheremo già un nuovo bando di altri 200 medici per tutto il territorio nazionale: nelle prossime ore sarà varato”.

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Alle Regioni, dopo la richiesta dei governatori ridurre da 21 a 5 i parametri sanitari per la classificazione delle regioni, Boccia ripete quanto già chiarito dal ministro della Salute Roberto Speranza: “I governatori ieri hanno chiesto un confronto con il governo. Ma il confronto avviene ogni settimana in cabina regia con le regioni. In quel contesto se dovesse venire fuori una valutazione scientifica che dovesse mettere in discussione i parametri allora se ne potrebbe discutere. Ma ciò che non possiamo fare è politicizzare tali parametri rendendoli discrezionali”.

Sul caso Calabria, il responsabile degli Affari regionali commenta: “Il dibattito sul commissario alla Sanità in Calabria è un dibattito surreale. Il commissario si occupa esclusivamente del ripiano del disavanzo sanitario, ma non c’entra nulla con la gestione operativa dell’emergenza sanitaria. Il dibattito ha messo insieme tutto. Dobbiamo fare questa distinzione netta qui in Parlamento, altrimenti fuori arriva una percezione distorta”.

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