Generali al tappeto: l’insegna che cede può essere un brutto presagio finanziario?

La compagnia assicurativa si è piegata. Ma non al mercato, né ai francesi o alla Bce. Si è piegate su sé stessa. Letteralmente.

Generali al tappeto: l’insegna che cede può essere un brutto presagio finanziario?
L'insegna crollata
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1 Luglio 2025 - 17.26 Culture


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di Marcello Cecconi

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L’insegna luminosa, trionfante in cima alla Torre Hadid, il grattacielo a spirale che si snoda nel cielo milanese come un fusillo, ha ceduto all’alba di lunedì scorso. È crollata, ma con stile raffinato, asburgico si potrebbe dire. È crollata, senza rumore, su sé stessa, come un’anziana e famosa attrice che inciampa sul tappeto rosso della Mostra del Cinema a Venezia, un minuto prima di ricevere il premio alla carriera. Fortunatamente senza danni a cose o persone, ma con pesantissimi danni simbolici.

Perché in una città come Milano, dove anche l’aperitivo è un indicatore di status e il vetro dei grattacieli riflette l’andazzo del Pil, una scritta che cade non è mai solo una scritta che cade. È un segno. Anzi, un segnale. Del resto, come reagirebbero i milanesi se un giorno si accorgessero che la Madonnina del Duomo si è leggermente inclinata? Qualcuno urlerebbe all’Armageddon, qualcun altro al rialzo dello spread, ma tutti saprebbero che qualcosa, da qualche parte, sta andando storto.

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Ecco, questo è un po’ il sentimento che si respira oggi a CityLife. Proprio ora che Generali, la compagnia di assicurazioni nata a Trieste (quando era ancora un elegante salotto austriaco) il 26 dicembre 1831, si prepara a entrare nel pieno di un’estate torrida. E non solo per i 40 gradi registrati sull’asfalto milanese.

Insomma, sarà colpa del sole che picchia forte o dei venti d’alta finanza che soffiano dalle stanze ovattate dove Caltagirone e Del Vecchio, il muratore e l’occhialaio, tramano per dare una rinfrescata ai vertici del Leone? Dicono che la scritta sia caduta per usura strutturale. Sarà certo così ma il tempismo è curioso. Accade un attimo prima della stagione del risiko bancario, un attimo dopo l’ennesimo braccio di ferro sul futuro della Compagnia.

Del Vecchio e Caltagirone possono ora sfoderare un’argomentazione nuova e inattaccabile: “Avete visto? Persino l’insegna non regge più. Serve un cambio di guida!” Del resto, la borsa è nervosa, gli investitori sono superstiziosi e l’immagine, specie quella che brilla a duecento metri d’altezza, conta più dei numeri di bilancio.

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E allora ecco il dubbio insinuarsi tra le pieghe dell’acciaio milanese: se cede la forma, che fine fa la sostanza? Forse è solo un cedimento tecnico. Ma nell’Italia dei simboli, quando cade un nome, si fa rumore anche senza tonfo. Come se il marchio più potente del settore assicurativo avesse voluto dire, con un gesto teatrale ma elegante: “Attenzione, qui si balla.”

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