Il segretario del Pd, Matteo Renzi ha attaccato ancora la minoranza interna del suo partito con cui si sta scontrando sul tema del lavoro: “Nel Pd c’è chi pensa” che dopo il 40,8% alle europee “si possa” continuare con “un facite ammuina”, per cui “non cambia niente e Renzi fa la foglia di fico: sono cascati male, ho preso questi voti per cambiare l’Italia davvero”, ha dichiarato.
A Renzi ha risposto Gianni Cuperlo: “La delega sul lavoro è ancora troppo vaga. Chi fa il segretario” e premier “ha il dovere di indicare il percorso – ha detto -. Non possiamo accettare una discussione strumentalizzata per dividere il Pd tra innovatori e conservatori o minacciare decreti”. Basta con “le provocazioni e gli ultimatum”, parlare di merito senza “propaganda”.
La lettera di Renzi al Pd. Matteo Renzi questa mattina ha pubblicato, sul sito del partito, una lettera per i tesserati del Pd in cui afferma che non sostenere il cambiamento dell’attuale mercato del lavoro significa difendere la diseguaglianza: “Chi oggi difende il sistema vigente difende un modello di diseguaglianze dove i diritti dipendono dalla provenienza o dall’età. Noi vogliamo difendere i diritti di chi non ha diritti. Quelli di cui nessuno si è occupato fino ad oggi”.
“Il 29 settembre presenterò in direzione nazionale il Jobs Act – ha scritto il presidente del consiglio -. Dobbiamo attirare nuovi investimenti, perché senza nuovi investimenti non ci saranno posti di lavoro e aumenteranno i disoccupati. Ma dobbiamo anche cambiare un sistema ingiusto che divide i cittadini in persone di serie A e di serie B e umilia i precari”.
“A me hanno insegnato che essere di sinistra – ha sottolineato il premier – significa combattere un’ingiustizia, non conservarla. C’è chi trova soluzioni provando a cambiare e chi organizza convegni lasciando le cose come sono. Anche nel Pd c’è chi vuole cogliere la palla al balzo per tornare agli scontri ideologici e magari riportare il Pd del 25%. Noi no”. ha sottolineato il premier dprima di aprire all’attacco di quella che definisce ‘vecchia guardia’: “Ci hanno detto che siamo di destra. Ci hanno paragonato alla Thatcher. Noi siamo qui per cambiare l’Italia e non accetteremo mai di fare le foglie di fico alla vecchia guardia che a volte ritorna. O almeno ci prova”.
La replica della Camusso: senza dialogo si tolgono i diritti. Subito dopo che la lettera è apparsa in rete, Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ha risposto da La Spezia al premier, affermando che Renzi sbaglia a non mostrarsi favorevole al dialogo sul Jobs Act perché “non si possono affrontare temi estremamente importanti” come questi “senza il dialogo e il confronto e sopratutto con atti di forza che tolgono i diritti a chi li ha, senza dare nessuna prospettiva al mondo del precariato”, continuando il polemico botta e risposta tra Cgil e governo, iniziato con le critiche del sindacato sull’articolo 18.
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