-Giuro che ci ho provato
-A fare?
-A scrivere qualcosa di intelligente su… ’sta cosa di sabato…
-Ci hai provato…
-Giuro.
-E…
-E un cazzo. E niente. Io su quello non riesco a trovare spunti, idee…
-Quello?
-Quello, sì. Non va bene se dico ‘’quello’’?
-Su Salvini, dici.
-Salvini. Salvini. Quello.
-Strano come blocco perché, insomma, il personaggi…
-Che c’è da scrivere? Sono anni che sputano odio su Roma, da quando escono dal parlamento fino alla porta del ristorante dove si vanno a ingozzà d’abbacchio. Me la dovrei giocare sulle sue, di contraddizioni?
-No, che c’entra…
-Ancora con ‘ste storie sull’antimeridionalismo soffocato per accaparrarsi i consensi degli scontenti? Chi è che ancora non lo sa che al posto dei napoletani c’ha messo zingari, rumeni e africani per fare contenti tutti?
-Sarebbe da approfondire…
– Ancora? Cioè dovrei sprecare tempo ad analizzarne il doppiogiochismo? Dovrei ritirare fuori ogni sparata sui negri, i musulmani e i rom? Denunciare l’alleanza oscena con i fan della cinghiamattanza casapoundina? Dovrei dissertare sull’uso disinvolto del pressapochismo, della paura e dei dati farlocchi con cui fa presa sull’elettorato? Scrivere della mia indignazione per il modo in cui il paese ha permesso che un movimento di redneck bergamaschi diventasse il terzo partito nei sondaggi? Chiedermi come sia possibile che uno con una faccia così abbia convinto pure i romani a comportarsi come quegli unni del raduno di Pontida? Mi dovrei mettere a difendere Roma, magari in nome di ‘sto presunto romanismo solidale che fa di questa città quello che vorrebbe essere ma non è? Dipingerla come isola di integrazione e parlare di ragazzini cinesi e bengalesi che giocano insieme a basket a piazza Vittorio? Parlare di romani e romani acquisiti? Gente di tutti i colori che marcia insieme contro la xenofobia e…
-Beh, ecco, sì, dare forma a una sorta di manifesto ideale della città multi…
-Ma se l’ha fatto Zerocalcare, che è un figo, lui. Ma se l’hanno fatto tutti. Hanno parlato, scritto, cantato, recitato. Dico: pure Elio Germano. Quello alza il pugno chiuso davanti ai fotografi, a Venezia. Io neanche più davanti allo specchio, ci riesco. C’han’ scritto poesie su poesie. C’è chi si è firmato Pasquino, senza pensarci un attimo…
-No, ma magari provare a buttarla più su note di costume, renderla meno… pesante, dai.
-Ma tipo… le felpe?!
-Beh…
-Cioè, tu mi proponi di buttarla in caciara sulla felpe da poraccista in vacanza a Gallipoli…
-Oh, è solo…
-Cioè, ma neanche più sulla colonna destra di ‘’Repubblica’’, oh!
-Oh, era per dire.
-‘’Tutte le felpe di Salvini’’. Ma per Dio… ma basta, no?
-Eppure ce ne sarebbe… Voglio dire: Salvini a Roma.
-Salvini a Roma. L’hai detto. Serve davvero dire altro?
-In effetti credo di no. No, decisamente, non serve.
-Infatti, te l’avevo detto.
-Bah… vabbè. Fame?
-Da morire.
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