Fonti di via Bellerio, riferiscono tutte le perplessità del partito sull’ipotesi di indicare un leghista a Palazzo Chigi. “Questa eventualità comporterebbe de facto alla rinuncia della maggior parte dei ministeri chiave a favore dei 5 stelle, con la conseguenza di mettere a rischio la ‘faccia’ di un ‘nostro’ uomo per un governo ‘non nostro'”, dice una fonte. Sul nome del premier – si sottolinea da più parti in casa Lega – chiaramente deve esserci un’interlocuzione preventiva con il Quirinale ma deve andare bene a chi, eventualmente, si astiene: ovvero a Berlusconi. E proprio il Cavaliere avrebbe opposto il suo ‘niet’ a Di Maio premier.
Sul fronte leghista, i nomi dei possibili ministri sono sempre gli stessi: Nicola Molteni o Giulia Bongiorno alla Giustizia, Lorenzo Fontana alla Difesa e il ‘sempreverde’ Giorgetti all’Economia. Nell’ambito della coalizione di centrodestra, infine, da parte di Fratelli d’Italia fa fede la nota ufficiale in cui Giorgia Meloni ha ribadito la linea di chiedere l’incarico per il centrodestra. Ma, in un momento di grande confusione, si registrano molti malumori nel gruppo parlamentare e rimangono aperte tutte le ipotesi tra cui, al momento, non si esclude neanche la scelta di stare all’opposizione a un governo M5s-Lega.
Anche se il deputato M5s Stefano Buffagni, fedelissimo di Di Maio, dice prudente: “Vedo eccitazioni ingiustificate…” e qualcun altro aggiunge: “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”. Ma quasi tutti i 5 stelle tradiscono un evidente sollievo per la possibilità che si possa scongiurare il rischio di tornare alle urne a luglio: perché, racconta qualcuno, “sarà difficile spiegare perché non siamo riusciti a far partire un governo. E poi a luglio già perdiamo il 20% di elettori, quelli che saranno in vacanza…”.
Timori da ferie e da astensionismo. Ma c’è chi invece, tra i pentastellati, preferirebbe tornare al voto perché vede un margine di rischio notevole in un governo con la Lega: “Bisognerà scendere a compromessi, non sarà facile, e così perderemo consenso. Saraàla nostra rovina se non facciamo le cose giuste”.
Perché su tutti i ragionamenti aleggia quel ‘conflitto di interessi’ che Di Maio aveva rilanciato quando si era aperto il ‘forno’ con il Pd e che ora potrebbe tornare nel cassetto. I timori non mancano su quali provvedimenti potrebbe varare un governo M5s-Lega dove Berlusconi, pur in una posizione di ‘opposizione benevola’, potrebbe influenzare certe tematiche; vedi anche la legge anti corruzione, altro punto che era stato inserito nell’elenco delle priorità da Di Maio.