Siamo alla censura politica e, anche, di fronte a una mezza schedatura, visto che l’inquilino del Viminale pretenderebbe che sui migranti si possano esprimere solo magistati allineati al governo. Una chiara invasione di campo e di non rispetto del principio democratico della separazione dei poteri che distingue una democrazia dagli stati autoritari o, peggio, dalle dittature.
Sembra fantapolitica ma è la desolante realtà: Salvini vorrebbe che i magistrati che hanno assunto “posizioni in contrasto con le politiche del Governo in materia di sicurezza, accoglienza e difesa dei confini” si astenessero dal decidere su questioni legate appunto a questi temi. E Salvini, come suo solito, passa dalle parole ai fatti: il Viminale ha infatti annunciato che farà ricorso contro le sentenze dei Tribunali di Bologna e Firenze a proposito dell’iscrizione anagrafica di alcuni cittadini stranieri e intende rivolgersi all’Avvocatura dello Stato per valutare se questi magistrati che hanno emesso le senteze avrebbero dovuto astenersi o meno. Su che base si decide? Su se sei o meno d’accordo con quello che dice Salvini.
Per quanto riguarda, nello specifico, il caso bolognese, dal ministero ricordano che la presidente della prima sezione del Tribunale civile di Bologna, Matilde Betti, che il 27 marzo “non ha accolto il ricorso del Viminale contro la decisione del giudice monocratico del capoluogo emiliano che disponeva l’iscrizione nel registro anagrafico di due cittadini stranieri”, collabora “con la rivista online ‘Diritto, immigrazione e cittadinanza’”. Rivista che “ha sede al dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Firenze e che si erge a difesa ‘dei diritti, dell’eguaglianza, della integrazione nel rispetto della diversità'”.
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