Elezioni, Calenda e l'ultimatum a Letta: "Se dice no alle nostre richieste, la rottura sarà colpa sua"
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Elezioni, Calenda e l'ultimatum a Letta: "Se dice no alle nostre richieste, la rottura sarà colpa sua"

Calenda: "Letta invece di far entrare Marco Bentivogli fa entrare Federico D’Incà che non ha votato la fiducia. Come si fa? Questa coalizione sta diventando una roba improponibile: ci facciamo ridere dietro. Non vinceremo mai così”.

Elezioni, Calenda e l'ultimatum a Letta: "Se dice no alle nostre richieste, la rottura sarà colpa sua"
Carlo Calenda
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1 Agosto 2022 - 11.20


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In un video pubblicato su Facebook, Carlo Calenda ha fatto il punto della situazione sulla possibile alleanza con il Pd. “A me sembra davvero il minimo sindacale per non mettere insieme una accozzaglia, piene di idee diverse, totalmente incoerente e di scarsa qualità. Se la risposta sarà no, intanto che arrivi una risposta perché la stiamo aspettando da molto tempo, ma se la risposta sarà no, allora caro Enrico Letta la responsabilità della rottura sarà interamente tua e noi a viso aperto andremo a combattere con una proposta di governo credibile, nel proporzionale, per bloccare l’avanzata della Meloni”.

L’Intervista al Corriere della Sera

Carlo Calenda, intervistato dal Corriere della Sera, continua a puntare i piedi in vista di possibili alleanze col Pd. Nella coalizione, “Siamo molto delusi dalla discussione con il Pd. Abbiamo iniziato un percorso con Enrico Letta che parlava di agenda Draghi. Oggi quell’agenda è totalmente sparita”.

“Ci sono persone che rappresentano il contrario di quello che dovremmo fare. Letta invece di far entrare Marco Bentivogli fa entrare Federico D’Incà che non ha votato la fiducia. Come si fa? Questa coalizione sta diventando una roba improponibile: ci facciamo ridere dietro. Non vinceremo mai così”.

Secondo Calenda, Letta, “dopo avergli detto 70 volte a voce quali erano le nostre condizioni, sparisce. Ci sta portando avanti da una settimana. Nonostante questo non chiudiamo la porta al dialogo”. Su alcuni punti Calenda non sembra disposto a derogare. 

“Non un voto di Azione e +Europa può andare a Di Maio, Fratoianni e Bonelli. Visto che il Pd ci tiene tanto a candidarli lo facesse nel proporzionale e nella lista Democratici e progressisti. Noi non candideremo negli uninominali Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, che pure sono ministre in carica del governo Draghi, proprio per trovare tutte le soluzioni che uniscono. Secondo, va bene avere programmi diversi. Ma non contraddittori”.

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