di Carlo Cotticelli
È vero, ogni partito ha il diritto di scegliere i suoi candidati nelle proprie liste, ma fino a che punto?
Quando si fa parte di una coalizione variegata, complicata e articolata come quella di centro-sinistra, a volte bisogna anche evitare alcune candidature che non solo spaccano il proprio fronte ma danno linfa allo schieramento opposto.
La candidatura di Donatella Di Cesare in Calabria è una di quelle candidature che sembrano ricordare quelle che faceva Bertinotti a suo tempo, quelle che portarono alla divisione e all’ingovernabilità il centro-sinistra, consegnando di fatto il Paese a Berlusconi per un decennio.
Come dimenticare Turigliatto o Rossi che si misero sin dall’inizio contro il governo Prodi causandone la caduta nel 2008 in nome di un ideologismo astratto e confuso.
Di Pietro ebbe la magnifica idea di candidare nelle sue liste un giornalista, Sergio Di Gregorio, che solo l’anno prima si era candidato alle regionali della Campania con Forza Italia, dopo aver collaborato per anni con Fininvest e il Giornale di Berlusconi. Di Gregorio, appena eletto, si fece eleggere al Senato presidente della commissione Difesa al posto della candidata designata delle sinistre, grazie ai voti di Berlusconi, passando subito al centro-destra: una vera genialata che contribuì da subito a rendere fragilissimo quel governo.
E chi si dimentica Silvio Leotta, per anni segretario generale della Regione Sicilia, uno dei posti più ambiti al mondo, che eletto in Rinnovamento Italiano di Dini fu determinante nel fare cadere il primo governo Prodi.
In tempi recenti Calenda e Renzi hanno proposto candidate per il Terzo Polo, Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini, transfughe berlusconiane, le quali dopo nemmeno due anni sono subito tornate nell’alveo del centro-destra.
Insomma, sembra che le lezioni ai dirigenti della sinistra non bastino mai.
La candidatura della professoressa Di Cesare è una di quelle che spaccano il proprio fronte e danno linfa e argomenti a quello opposto. La professoressa ha tutto il diritto di essere della sinistra radicale, ma che bisogno c’era di omaggiare nel giorno della sua scomparsa la brigatista rossa Barbara Balzerani, esecutrice materiale dell’omicidio del professor Tarantelli? Come si può pretendere poi di criticare giustamente la presidente della commissione antimafia Clara Colosimo che si fa fotografare in compagnia del condannato all’ergastolo per la strage di Bologna e di tanti altri reati, Luigi Ciavardini, se poi non si prende un distacco netto da quel mondo che a sinistra provocò tanti danni e orrori?
Ora qualcuno farà distinguo tra il terrorismo nero e quello rosso, ma a noi quello che preme sottolineare è che quando si fa parte di una coalizione le candidature sono troppo importanti, perché in Italia e in Calabria lo schieramento di sinistra, se vince, lo farà solo per pochi voti e, se dovesse accadere, non ci sentiremo sicuri che a garantire la vittoria e la stabilità possano essere questo tipo di candidature, di estremisti o transfughi che mettono a repentaglio una coalizione che dimostra inaffidabilità anche per questo.
Il percorso è difficile anche perché la destra ha una maggioranza ancora forte nel Paese e non bisogna trascurare nulla, anche i candidati.