Strage di Utoya, Jo Cox, Mariele Franco, Capitol Hill: l'odio assassino sta a destra: noi preferiamo il 'buonismo'

Per anni abbiamo sentito e sentiamo commentatori, opinionisti e uomini della destra disprezzare e dileggiare il politicamente corretto, il cosiddetto buonismo

Strage di Utoya, Jo Cox, Mariele Franco, Capitol Hill: l'odio assassino sta a destra: noi preferiamo il 'buonismo'
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13 Settembre 2025 - 18.12


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di Carlo Cotticelli

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Per anni abbiamo sentito e sentiamo commentatori, opinionisti e uomini della destra disprezzare e dileggiare il politicamente corretto, il cosiddetto buonismo, ovvero quel modo di pensare a volte noioso e persino banale che cercava di omologare più categorie sociali possibili con le buone maniere e la correttezza verbale.


Al buonismo viene attribuita la responsabilità della politica immigratoria, il diffondersi delle idee woke, il tentativo di eliminare le differenze sessuali ed etniche favorendo le diversità a scapito dei normali. Ed ora si accusa questo mondo di aver armato il fucile di precisione con il quale è stato ucciso Charlie Kirk, l’influencer trumpiano.

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Sgomberiamo il campo da equivoci: ci sarebbe piaciuto sconfiggerlo politicamente e con le idee, e ci rattrista che un uomo così giovane e padre di due figli sia stato ucciso, meritava di vivere la sua vita portando avanti le sue idee.
Tuttavia non possiamo dimenticare quello che il politicamente scorretto ha provocato in questi anni, da quando Barack Obama diventa il primo ed unico afroamericano alla guida degli Usa: inizia una politica reazionaria da fare apparire i neocon dei tempi di Bush jr come dei pericolosi estremisti di sinistra.

Le parole hanno un peso e alcune parole armarono un neonazista nel luglio del 2011 che massacrò ottanta ragazze e ragazzi militanti della sinistra norvegese che stavano facendo un campeggio politico a Utoya.


Altre parole uccisero la deputata laburista Cox nel 2016, che fu colpita a morte da un estremista di destra che era a favore della Brexit e vedeva in lei una nemica della Gran Bretagna.

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Lo scorso anno uno sconsiderato entrò in casa dell’ex speaker della Camera Nancy Pelosi per ucciderla; non trovandola si accanì contro il marito fracassandogli il cranio. Per inciso, la Pelosi per anni fu indicata come la nemica numero uno di Trump.


Come dimenticare l’assedio a Capitol Hill ispirato da Trump per sovvertire il voto democratico, riconosciuto valido dagli stessi governatori repubblicani.

In Brasile uomini legati al clan del figlio di Bolsonaro uccisero una consigliera comunale di Rio de Janeiro, Miriam Franco, attivista per i diritti civili e critica contro i metodi della polizia. E lo stesso Bolsonaro, ora condannato e difeso da Trump, fece incarcerare l’attuale presidente del Brasile, Lula da Silva, in un processo farsa che ha portato a condanne degli stessi inquirenti che incastrarono l’attuale presidente carioca.

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E per concludere ricordiamo Melissa Hortman, deputata democratica Usa uccisa da un altro estremista di destra qualche mese dopo l’elezione di Trump.

La responsabilità principale dei buonisti è quella di esserlo anche con i propri avversari quando infrangono le leggi. Il Trump che dà il là all’assalto di Capitol Hill, che non si presenta al passaggio di consegne con Biden, primo caso nella storia degli Usa, deve far capire a tutti che il livello dello scontro si è alzato pericolosamente e che lasciare troppo spazio agli estremisti può portare solo alla fine di quel poco che resta di comune nella società occidentale, dove da qualche anno sta trionfando il politicamente scorretto.

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