Per Kirk le vittime collaterali delle armi erano un tributo ragionevole per questo diritto: da dove arriva la violenza?

Charlie Kirk è stato ucciso. A chi, vittima di una morte inflitta con violenza, non si tributerebbe un pensiero pietoso? Ma un minuto di silenzio a una figura decisamente violenta sul piano verbale

Per Kirk le vittime collaterali delle armi erano un tributo ragionevole per questo diritto: da dove arriva la violenza?
Kirk e Meloni
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Seba Pezzani Modifica articolo

14 Settembre 2025 - 16.53


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In una società giusta ed equilibrata, nessun individuo dovrebbe rischiare la vita per avere espresso le proprie convinzioni, ovviamente nei confini della legge.

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Noi italiani abbiamo l’inveterata abitudine di trasformarci, volta per volta, in commissari tecnici, infettivologi, magistrati, climatologi e via discorrendo. Negli ultimi giorni, sembra proprio che una consistente fetta della popolazione sia diventata esperta di questioni a stelle e strisce. Insomma, siamo tutti americanisti, se non proprio “americanologi”.

Il brutale assassinio di Charlie Kirk in un ateneo dello Utah è riuscito in ciò in cui le morti violente illustri di Martin Luther King, Malcolm X, John e Bob Kennedy avevano fallito miseramente: a spodestare il calcio dalle chiacchiere da bar.

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Charlie Kirk, “influencer” della galassia Maga tra i più seguiti su TikTok – io stesso non avevo la più pallida idea di chi fosse prima del suo assassinio – era sconosciuto ai più, per lo meno in Italia. Un nome se lo era fatto – eccome se se lo era fatto – in patria attraverso un incendiario show quotidiano su una radio e la creazione di Turning Point USA, un’organizzazione concepita per dare sostegno agli studenti americani dalle forti convinzioni conservatrici. E, ancor più, il suo enorme stuolo di follower se lo era creato a suon di sparate dai contenuti razzisti, retrogradi ed estremamente violenti dei suoi discorsi.

Chi sono io per definirli razzisti, retrogradi e violenti? Cosa vi pare dell’invito a lapidare gli omosessuali in quanto abominio dell’umanità? O della frase da lui detta secondo cui Michelle Obama e altre donne di colore non avrebbero avuto il cervello per elaborare pensieri compiuti? Di scemenze virulente simili dalla sua bocca ne sono uscite tante. Il minimo comun denominatore è un’idea totalizzante di un’America bianca ed evangelica, tradizionalista e forte, presunto faro di democrazia ed esempio da seguire e, soprattutto, imporre nel mondo. Non esattamente principi a cui adeguarsi orgogliosamente in Italia, paese ritenuto inferiore come qualsiasi altro. Non un alleato paritario.

Oggi, a giudicare dagli abbondanti discorsi sulla sua prematura dipartita e dall’ondata di sdegno luttuoso per la stessa, verrebbe da pensare che in molti abbiano allestito un tempietto casalingo in suo ricordo. Il presidente Donald Trump si è pubblicamente strappato le vesti, auspicando la pena di morte per l’assassino di Kirk e mostrandosi addolorato come se fosse mancato il suo figlio minore, ma, malauguratamente, facendosi pure immortalare immediatamente dopo allo stadio con un amico mentre si abbandonava a gesti di sportivo scongiuro e di tifosa esaltazione. Pare che ultimamente non corresse buon sangue tra i due e che, addirittura, il presidente lo avesse congedato malamente in occasione del loro più recente scambio.

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Ma torniamo a noi italiani. Charlie Kirk è stato ucciso. A chi, vittima di una morte inflitta con violenza, non si tributerebbe un pensiero pietoso? Ma un minuto di silenzio a una figura decisamente violenta sul piano verbale, oltre che contraria ai principi che stanno alla base della convivenza civile nel Vecchio Continente, non è giusto tributarlo in seno al parlamento europeo. I valori espressi da quell’uomo, piaccia o non piaccia alle nostre forze di governo, non ci rappresentano. Non ci rappresentano come popolo italiano e come popolo europeo. Senza se e senza ma. Dire che i neri sono geneticamente inferiori o che i senza fissa dimora andrebbero eliminati non è ammissibile. Ed è ancor meno meritevole di celebrazioni ufficiali. Il dibattito è furente negli stessi USA.

La morte di Kirk non avrebbe neppure dovuto fare notizia in Europa. Si colloca in un contesto sociale – non politico – chiarissimo in cui il paese Stati Uniti d’America resta abbarbicato a principi da tempo rivelatisi inadeguati alla contemporaneità, ma a cui la società si aggrappa con una nostalgia priva di logica. Mi riferisco soprattutto al famigerato Secondo emendamento della Costituzione che assicura al cittadino il diritto di armarsi e, proprio così, di fondare milizie per contrastare eventualmente un governo che abbia voltato le spalle ai valori fondanti della nazione. In sostanza, il Secondo emendamento assicura al popolo il diritto alla rivoluzione.

Con buona pace del nostro governo che ogni giorno punta il dito contro chi, a suo dire, fomenterebbe tentativi di insurrezione armata in Italia. La morte di Kirk, peraltro, non avrebbe dovuto fare notizia proprio perché Kirk è tra le decine di milioni di americani che difendono a spada tratta il diritto inalienabile all’autodifesa. E che, una volta tanto, cadono vittime dello stesso mostro che hanno contribuito a creare. Per di più, Kirk ha dichiarato che qualche vittima collaterale delle armi da fuoco è un tributo ragionevole per l’esercizio di tale diritto. Peccato non gli si possa chiedere oggi se è ancora di quell’idea.

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La nostra presidente del consiglio ha dichiarato proprio stamani che “l’omicidio di Kirk ci ricorda da che lato è la violenza”. Da che lato, cara presidente? L’assassino non è figlio di una famiglia di biechi bolscevichi senza dio. L’assassino proviene da un ambiente iper-conservatore, iper-religioso, iper-armaiolo. Ma la domanda è un’altra? E che c’entra l’opposizione italiana con la morte di Charlie Kirk e dove avrebbe visto, cara presidente, una celebrazione festosa del suo omicidio da parte della “Sinistra”? Posto che una Sinistra in Italia ancora esista.

Piuttosto che riempire le chiacchiere da bar di discorsi ridicoli sulla violenza politica negli Stati Uniti – qualcuno si è strappato i capelli per la parlamentare democratica Melissa Hortman e per il marito, giustiziati in giugno da un killer nella loro casa del Minnesota? – mi piacerebbe che l’attenzione della gente da noi si rivolgesse al trattamento vergognoso riservato dallo stesso governo degli Stati Uniti alla nostra Francesca Albanese. Invece di celebrarla come eccellenza italiana, nel suo prestigioso ruolo di relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, il nostro governo è complice delle violente prevaricazioni ai suoi danni e della campagna denigratoria a cui Israele  USA la sottopongono da diverso tempo. È il silenzio assordante delle nostre istituzioni a renderle complice e a far vergognare un intero paese.

Cara presidente, quando farà sentire la sua voce in difesa di una donna, donna e madre come lei, visto che tanto le piace ricordare di esserla? Una donna italiana. Che, fino a prova contraria, non ha detto che l’empatia è un termine new-age che fa solo danni; che i neri stavano meglio negli anni Quaranta quando stavano peggio; che in famiglia a comandare deve essere l’uomo; che la pensione è un concetto non previsto dalla Bibbia e, dunque, disdicevole; che un freno alla diffusione delle armi è come l’obbligo vaccinale ed è volto a far sentire le persone al sicuro privandole dei loro diritti; che avrebbe costretto sua figlia a partorire se avesse concepito durante uno stupro. Qui mi fermo, perché di amenità come queste il povero (non particolarmente compianto, per lo meno non dal sottoscritto) Kirk ne ha dette un’infinità.

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Cara presidente, faccia sapere anche a noi in Italia, non solo in Spagna, che lei è una mujer e dia a Francesca Albanese il sostegno che si merita come essere umano, come alta rappresentante dell’ONU (non di una pericolosa organizzazione terroristica), come madre e donna e, soprattutto, come cittadina del nostro paese.

Talvolta non mi trovo d’accordo con Piergiorgio Odifreddi, ma le accuse che gli sono state rivolte in questi giorni sono vergognose. Sostenere che l’assassinio di Martin Luther King e quello di Charlie Kirk non vadano messi sullo stesso piano è talmente sacrosanto da non meritare ulteriori commenti.

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