di Carlo Cotticelli
È andata come si prevedeva alla vigilia: due vittorie nette del centrosinistra in Campania e in Puglia e una della destra in Veneto; parziale autunnale 3-3, insomma non c’è uno scossone per nessuno se non per la democrazia, che vede sempre meno persone andare a votare: stavolta non si arriva al 40%.
Le Marche potevano far pendere il bilancio da una parte, ma sono restate a destra, così come Calabria e Veneto, e a sinistra Toscana, Puglia e Campania. Quindi non cambia nulla né per il governo nazionale né per l’opposizione, dove al campo largo non ci sono alternative.
Ma due sono le cose che ci permettiamo di individuare come base di discussione: le vittorie e le sconfitte sono sempre nette, non ci sono più vittorie al cardiopalmo. Una parte di elettorato o è sfiduciato, o dà per scontato il risultato e non si sente rappresentato e, se non ci si mette mano a queste cose, prima o poi le oligarchie finanziarie continueranno a decidere e a influenzare gli eletti, che ormai rispondono solo a loro e alla minoranza che li vota, con effetti devastanti sulla sanità e sulle infrastrutture.
La seconda è che la candidatura di Fico, smontata da molti, non solo ha retto ma ha dimostrato almeno in fase elettorale di tenere dentro tutti, da Mastella a De Luca, alle sinistre, e forse solo questo è il modello che può far vincere la sinistra. Certo, poi bisognerà vedere l’azione di governo, ma al momento all’attuale coalizione, con tutti dentro tranne Calenda, non ci sono alternative.
Resta poi la questione leadership, ma forse la risposta ce la daranno le primarie, che non devono essere solo un votificio ma anche rappresentative di programmi che mobilitino anche gli astenuti, che potrebbero stavolta diventare determinanti per la vittoria finale.
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