di Silvia Mancinelli
Una comune cittadina scrive un libro intitolato Io non voto Giorgia, in cui critica l’ideologia e le politiche della destra al potere, ma a quanto pare in Italia la libertà di stampa non è garantita. Alla fiera del libro di Roma Più libri, più liberi, la casa editrice Graphofeel riceve indicazioni di non esporre il libro, almeno per i primi giorni. Se il “consiglio” sia la conseguenza di una decisione dall’alto, o sia frutto dell’eccessivo zelo di un funzionario più realista del re, non è dato saperlo.
Appena uscita la notizia, gli organizzatori hanno smentito la notizia e il libro è stato nuovamente esposto. Eppure, qualcuno quella telefonata l’ha fatta.
Peraltro, l’editrice assicura che qualcosa di molto simile era avvenuto anche alla Fiera del libro di Torino la scorsa primavera, quando l’autrice di Io non voto Giorgia, Giovanna Musilli, avrebbe dovuto fare una presentazione, che non ha mai avuto luogo.
Episodi come questo sono un campanello d’allarme molto preoccupante sul clima culturale di questo paese. E mostrano – semmai ce ne fosse bisogno – che per limitare la libertà di stampa non è necessario conculcare pubblicamente il diritto civile, è sufficiente assumere funzionari solerti, approfittarsi dei piccoli editori indipendenti, e dispensare consigli di opportunità.
Mutatis mutandis è lo stesso metodo intimidatorio – pensiamo alle querele temerarie – utilizzato contro il giornalismo scomodo (metodo tanto più deprecabile se usato nei confronti di chi non ha i mezzi e le possibilità di opporsi).
È così che si produce un clima culturale conformista e addomesticato, in cui le voci dissonanti siano poche, isolate, e additate alla pubblica opinione.
Così come per evitare le manifestazioni di dissenso, non è necessario mandare i carri armati in strada, ma è sufficiente varare una legge – il ddl sicurezza della scorsa primavera – in cui chi manifesta pacificamente rischia una denuncia penale.
Il fascismo nel 2025 non torna con la marcia su Roma, l’olio di ricino e il manganello, come ci ricorda spesso il professor Tomaso Montanari, ma con la lenta e progressiva erosione dei diritti civili, con il silenzioso tacitamento del dissenso, con il controllo diretto e indiretto del sistema dell’informazione e della cultura in generale. Compreso quello dei libri scritti da semplici cittadini non allineati.
Insomma, questa destra – che già pretende di decidere quale famiglia dobbiamo avere e in quale dio dobbiamo credere – e che già controlla gran parte dell’informazione, fra giornali e tv, vuole controllare perfino quali libri dobbiamo leggere.
Se ci abitueremo a questo, la democrazia sarà in grave pericolo.
O forse lo è già.
