Un caso clinico complesso, che ha richiesto il ricorso a un trattamento innovativo basato su fasci di protoni, anziché di fotoni, più precisa e meno dannosa per i pazienti. La piccola è la prima paziente pediatrica in Italia a sperimentare gli effetti della cosiddetta proton therapy.
Il trattamento è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e il Santa Chiara di Trento, dove la bambina si è concretamente sottoposta alla cura.
La piccola paziente ha già subito l’asportazione chirurgica di una porzione del tumore che aveva alla base del cranio. L’equipe del Bambino Gesù, ha deciso di sottoporla al nuovo metodo perché con la classica radioterapia gli effetti collaterali sarebbero stati potenzialmente troppo pericolosi, tenendo conto della zona su cui sarebbero stati diretti i fasci radianti. In tutto saranno effettuate 41 trattamenti per un totale di circa 2 mesi di cure.
“La tecnica, soprattutto nei bambini, comporta meno effetti collaterali a lungo termine e risparmiare quanto più possibile i tessuti sani che non sono stati colpiti dal tumore, perché i protoni rilasciano energia direttamente nella sede del tumore” spiega la dottoressa Angela Mastronuzzi, neuro-oncologa pediatra del Bambino Gesù. E aggiunge: “Negli Stati Uniti è usata già da molti anni per il trattamento dei pazienti pediatrici, soprattutto di quelli affetti da tumori del sistema nervoso centrale”. L’importante, però, è sottolineare che la protonterapia, da sola, non può essere risolutiva.