Lo studio: con una massa muscolare ridotta ci sono più rischi per le complicanze Covid
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Lo studio: con una massa muscolare ridotta ci sono più rischi per le complicanze Covid

I risultati di un'indagine multicentrica coordinata dall'Irccs Galeazzi e dall'Irccs Policlinico San Donato di Milano

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31 Marzo 2021 - 15.59


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Il Covid ha attivato all’ennesima potenza il motore della ricerca proprio sul virus Sars- Cov 2 che oramai abbiamo imparato a conoscere.
Ogni giorni arrivano nuove scoperte sulle cause o conseguenze del virus sull’uomo, con risultati sempre più robusti data la convivenza con il virus da oltre un anno.
Lo studio fatto in collaborazione tra l’Irccs Galeazzi e quello del  Policlinico San Donato di Milano ha portato ad una conclusione che le complicanze del Covid 19 si manifestano maggiormente in presenza di soggetti con scarsa massa muscolare.
La sarcopenia è considerato dunque “un fattore prognostico negativo nei pazienti ospedalizzati” per infezione da coronavirus Sars-Cov-2.
Il lavoro, pubblicato su ‘Radiology’, è stato condotto con l’azienda ospedaliero-universitaria Maggiore della Carità di Novara, l’Asst Grande ospedale metropolitano Niguarda di Milano, la Fondazione Poliambulanza Istituto ospedaliero di Brescia, l’Istituto europeo di oncologia-Ieo di Milano e l’ospedale di Cento (Ferrara), e in collaborazione con l’università Statale di Milano, l’università di Palermo e l’università del Piemonte Orientale.
L’obiettivo della ricerca – spiegano da UniMi e Gruppo San Donato – era stabilire quanto la ridotta massa muscolare fosse predittiva di decorso clinico sfavorevole nei pazienti Covid ricoverati nei reparti ordinari o in terapia intensiva, nel corso della prima ondata pandemica.
Nello studio retrospettivo (dati raccolti dal 21 febbraio al 30 aprile 2020) sono stati inclusi 552 pazienti di cui 364 uomini, con età media di 65 anni.
L’analisi si è basata su un modello statistico che ha incrociato le informazioni relative allo stato della muscolatura paravertebrale, ottenute tramite Tac toracica eseguita all’ingresso del paziente in ospedale per verificare la presenza di polmonite, con alcuni dati fisici e clinici di ciascun paziente.
E’ stata osservata “un’associazione significativa tra la ridotta massa muscolare e l’insorgenza di complicanze da Covid”.
L’analisi ha preso in esame età, sesso, indice di massa corporea, estensione della polmonite, stato muscolare, eventuali malattie concomitanti broncopolmonari, cardiovascolari, neurologiche e oncologiche, diabete, insufficienza renale e indici derivati dagli esami di laboratorio.
Lo stato muscolare deficitario si è rivelato “un forte predittore indipendente sia del ricovero in terapia intensiva sia del decesso”. 
E’ noto come una ridotta massa muscolare rappresenti un fattore prognostico negativo in molte patologie, in particolare in ambito oncologico, ricordano i ricercatori.
Ora è stato dimostrato che questa associazione sfavorevole si verifica anche nei malati Covid.
“Le Tc toraciche eseguite sui pazienti affetti da Covid-19 ci hanno dato la possibilità di avere accesso a una fonte preziosa di informazioni relative allo stato dei muscoli paravertebrali – afferma Luca Maria Sconfienza, responsabile dell’Unità di Radiologia diagnostica e interventistica del Galeazzi e professore all’università Statale di Milano – Questo ci ha permesso di validare la nostra ipotesi, ovvero che la ridotta massa muscolare sia un fattore rilevante da considerare nei pazienti Covid, come già accade per altre comorbidità.
Questi risultati potrebbero essere utili ai colleghi clinici impegnati nei reparti Covid”.
“La grande sfida della pandemia ci ha mostrato nuovamente quanto sia preziosa la collaborazione tra diversi ospedali – evidenzia Simone Schiaffino, radiologo al Policlinico San Donato e primo autore del lavoro – E’ il modello dello studio multicentrico, che integra molteplici esperienze per uno scopo comune: ricavare dalle indagini eseguite dati utili alla prognosi mediante un dato normalmente non considerato, lo stato muscolare, che esprime in modo efficace la possibile ‘fragilità’ dei pazienti, concetto quanto mai attuale.
Impostare studi che vadano oltre i limiti del singolo ospedale è una necessità che abbiamo verificato in particolare in questa pandemia, sia in questa occasione sia in precedenti esperienze come l’applicazione di algoritmi di intelligenza artificiale alla lettura delle radiografie del torace nei pazienti con sospetto Covid”.

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