Tante preoccupazioni ed è meglio fare chiarezza: “Il rischio del vaccino anti-Covid di AstraZeneca per le donne sotto i 50 anni è infinitesimale e lo resta anche adesso. Tuttavia, da un punto di vista prettamente operativo e pragmatico, se si vuole un successo della vaccinazione fra i giovani usiamo un prodotto diverso, adesso che i vaccini ci sono in quantità adeguate. Così nessuno parla più”.
E’ la riflessione di Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano e docente all’università Vita-Salute.
“La vaccinazione dei giovani – sottolinea – è importante per spezzare la circolazione del virus, specie con la ripresa delle attività e delle scuole a settembre. Ma facciamola con altri vaccini e non con AstraZeneca, se ne abbiamo a sufficienza, come pare”. Clementi riflette sugli ‘AstraDay’ rivolti ai giovani, che sono finiti al centro di alcune critiche anche da esperti. “Si potevano evitare – ammette – Anche perché, mentre l’Agenzia europea del farmaco Ema ha aperto a tutte le età per i vaccini a vettore adenovirale, l’italiana Aifa è stata leggermente più stringente, più prudente, e ha suggerito un uso preferenziale sopra i 60 anni. La raccomandazione un debolissimo razionale ce l’ha”.
L’Ema ha anche messo a disposizione uno schema che mostra come il rapporto rischi-benefici del vaccino AstraZeneca sia più alto con il crescere dell’età. I giovani “sono consapevoli che non ammalano o si ammalano con sintomi lievi. Se fanno il vaccino, lo fanno per difendere i propri familiari fragili o anziani – riflette l’esperto
Incrementare la loro adesione può essere positivo, cerchiamo di favorirla. Possiamo riuscirci anche se, a fronte della vaccinazione, diamo maggiori libertà. Penso ad esempio alle tanto discusse discoteche: io non vedrei male che un vaccinato possa andare in discoteca a luglio, soprattutto se all’aperto”.
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