La trasferta dell’Italia in Moldavia, vinta 2‑0, è stata segnata da un episodio che ha fatto esplodere la rabbia di Gennaro Gattuso. Circa 500 tifosi italiani con tricolori e scritte con caratteri usati dall’estrema destra, presenti nel settore ospiti hanno iniziato a contestare la squadra con cori offensivi, invitando i giocatori “ad andare a lavorare”.
Il ct non ha usato mezze misure. “Quello che ho sentito oggi è una vergogna, non lo accetto”, ha detto con tono severo dopo la partita, difendendo i suoi giocatori: “Ho visto un’Italia che ha combattuto, non esistono partite facili”.
A scatenare la contestazione è stata una frangia ben nota dichiaratamente di estrema destra, ossia fascistoide, che da anni utilizza le partite della Nazionale come palcoscenico per messaggi politici e provocazioni ideologiche. Non è la prima volta che questa formazione si rende protagonista di gesti e cori aggressivi contro la squadra o figure considerate “nemiche politiche”: episodi simili si erano già verificati durante la partita Israele‑Italia a Debrecen, con spalle voltate all’inno israeliano e insulti all’attivista antifascista Ilaria Salis.
A Chișinău si è ripetuto lo stesso copione: cori offensivi e gesti provocatori, non espressioni di critica sportiva. Non semplici tifosi delusi, ma militanti organizzati che cercano visibilità e propaganda usando la Nazionale come megafono.
Gattuso non ha colto immediatamente di chi si trattasse e ha pensato che fossero tifosi ‘normali’ e non estremisti di destra ai quale la nazionale interessava ben poco.
