Essere chi siamo, senza chiedere il permesso: perché il Pride è ancora una rivolta, non una festa

Primo giugno 2025. Inizia il Pride Month. Il Pride è una rivolta per visibilità, diritti e dignità. Difende persone trans, giovani e famiglie arcobaleno, chiedendo libertà e rispetto senza paura.

Essere chi siamo, senza chiedere il permesso: perché il Pride è ancora una rivolta, non una festa
Gay pride
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Gianmarco Capogna Modifica articolo

31 Maggio 2025 - 22.26


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E come ogni anno, inizia con un groppo in gola — ma anche con il cuore che batte più forte, perché in questa  emozione c’è rabbia, amore, coraggio. C’è ancora più passione e determinazione nella nostra lotta. C’è l’orgoglio — quello vero — di essere chi siamo, in un mondo che troppo spesso vorrebbe cancellarci.

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Sono una persona gay in un Paese che ci nega diritti.

Un Paese governato da una destra che alimenta odio e paura, che ci dipinge come un problema, come una minaccia da neutralizzare. Un Paese dove ogni piccolo gesto d’amore può trasformarsi in un atto di coraggio.

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Dove baciarsi per strada, o anche solo tenersi per mano, è ancora un rischio. Dove la nostra esistenza viene costantemente messa in discussione, usata come arma di propaganda.

Ma noi siamo ancora qui. Più visibili, più fierə, più determinatə.

Il Pride nasce così: da una rivoluzione. Stonewall non è stato una festa colorata, ma una rivolta. Una rabbia esplosa dopo anni di violenze, di discriminazioni, di ingiustizie.

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Sono statə donne trans nere, sex workers, persone ai margini, che hanno detto basta e hanno acceso la miccia del cambiamento.

Il Pride è un atto politico. Lo è sempre stato.
E oggi, forse più che mai, dobbiamo ricordarlo. 

Mai come oggi, non possiamo parlare di diritti LGBTQIA+ senza mettere al centro le persone trans. Le loro battaglie sono state il cuore pulsante della nostra storia e oggi sono di nuovo in prima linea, troppo spesso bersaglio di odio istituzionale e disinformazione. Dobbiamo proteggerle, ascoltarle, sostenerle.

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Dobbiamo proteggere i più fragili tra noi: i minori trans, che cercano solo di poter crescere con dignità e autenticità, e che invece vengono esposti alla gogna e all’invisibilità. E i figli delle famiglie arcobaleno, che esistono e meritano amore, sicurezza e diritti. Perché questi bambini e bambine sono il futuro — e il futuro va difeso, non può mai essere cancellato. Per le persone giovanissime della comunità LGBTQIA+, spesso così coraggiose e così esposte a rischi, violenza, odio e discriminazioni. Nelle proprie famiglie, a scuola, per strada. Purtroppo, ovunque.

Nei nostri Pride, come ogni giorno, non parliamo solo di “diritti civili”.
Parliamo di vite. Di libertà. Di dignità.

Ogni conquista della comunità LGBTQIA+ è un passo avanti per tutta la società.
Perché quando si rompe una catena, si respira più forte tuttə.
Le nostre battaglie parlano di corpi, di amore, di autodeterminazione.
Parlano della possibilità di essere se stessi, senza paura. E questo riguarda chiunque. Non solo in Italia.

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Il Pride non è una buffonata né un carnevale. È una marcia di liberazione.
Un atto politico e democratico.
Antifascista, antirazzista, antispecista, transfemminista, per la pace.
È il grido di chi non vuole più nascondersi.
È lo spazio sicuro che molte persone non trovano da nessun’altra parte.
È il ricordo di chi non c’è più. È la promessa di non lasciare indietro nessuno.

Io non voglio solo “essere tolleratə”.
Voglio vivere, amare, costruire un futuro senza dover chiedere il permesso.
Voglio un Paese dove non siamo più una questione da affrontare, ma persone da ascoltare.

E allora sì, oggi inizia il Pride Month.
E io sono qui, con tutto il mio orgoglio, con tutta la mia rabbia, con tutta la mia speranza.

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Per me.
Per chi è costrettə a nascondersi.
Per chi non ce l’ha fatta.
Per chi sta ancora cercando il coraggio.
Per chi non ha voce.
Per i nostri figli, per i giovani, per le persone trans.
E per tuttə quellə che sanno che la nostra lotta è anche la loro.

“We have to be visible. We should not be ashamed of who we are.”
— Sylvia Rivera

Happy Pride Month. Che sia rivolta, ancora una volta.
Sempre.

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