Il Vaticano alza la voce verso Israele: "La Palestina è già uno Stato"

Il segretario di Stato Parolin accusa Israele sugli attacchi a Gaza e denuncia: la fame è diventata un’arma. La Chiesa sempre più critica sulla crisi umanitaria.

Il Vaticano alza la voce verso Israele: "La Palestina è già uno Stato"
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28 Luglio 2025 - 11.39


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Il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha ricordato con parole nette la posizione della Santa Sede sulla questione israelo-palestinese: “Noi abbiamo già riconosciuto da tempo lo Stato di Palestina. Per noi quella è la soluzione: due Stati che vivano l’uno accanto all’altro, in autonomia e sicurezza”. Un messaggio che arriva a stretto giro dopo le dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron, che nei giorni scorsi ha aperto al riconoscimento ufficiale della Palestina da parte della Francia.

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Non è una novità la posizione vaticana, ma la sua riaffermazione, in un contesto internazionale sempre più teso, assume un peso politico e morale crescente. La Santa Sede fu uno dei primi attori internazionali a stabilire relazioni diplomatiche con lo Stato di Palestina nel 2015, e in diverse occasioni ha ribadito la necessità di un equilibrio fondato sulla legalità internazionale e sul rispetto reciproco.


“Israele eviti altri errori. La fame è diventata un’arma”

Parolin è intervenuto anche sulle violenze in corso nella Striscia di Gaza, condannando indirettamente l’attacco dell’esercito israeliano alla chiesa di San Porfirio, dove nei mesi scorsi avevano trovato rifugio decine di civili. “Tocca a Israele trovare la maniera di far sì che questi errori non si ripetano. Se si vuole, si può trovare la maniera”, ha detto il cardinale. A preoccupare ulteriormente la Santa Sede è l’aggravarsi della crisi umanitaria nella Striscia: “Spero ci siano sviluppi perché la situazione è insostenibile. Lì una nuova arma è quella della carestia e della mancanza di cibo”.

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Le voci dal clero: “Serve un cessate il fuoco immediato”

Le parole di Parolin non sono isolate. Sempre più esponenti del mondo ecclesiastico esprimono allarme e indignazione per la drammatica condizione della popolazione palestinese. Papa Francesco aveva parlato in diverse occasioni e anche poco prima della morte della necessità di “un cessate il fuoco immediato” e ha denunciato l’uso della fame come strumento di guerra, richiamando tutte le parti a un “coraggio negoziale” che sappia anteporre la pace agli interessi geopolitici.

Il Patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, ha definito la situazione “una catastrofe morale” e ha condannato “l’indifferenza della comunità internazionale di fronte a crimini evidenti e reiterati”. Ha anche più volte chiesto corridoi umanitari e una protezione effettiva per i civili, “qualunque sia la loro religione”.


Papa Leone XIII e il richiamo della storia

Anche il magistero storico della Chiesa torna oggi di attualità. Diversi commentatori cattolici hanno ricordato, in queste settimane, il pensiero di Papa Leone XIII, che in tempi ben diversi mise in guardia dalle ingiustizie sistemiche come radice dei conflitti sociali e politici. Nelle sue encicliche, Leone XIII ribadiva il principio secondo cui “una pace giusta non può prescindere dalla giustizia e dalla dignità dei popoli”.

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