Gheddafi contro tutti

In un nuovo messaggio radiofonico il contestato leader libico promette resistenza a oltranza

Gheddafi contro tutti
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8 Giugno 2011 - 11.30


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di Claudia Masini

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Nemmeno la pioggia di bombardamenti che ha colpito Tripoli nelle ultime ore sembra spaventare Muammar Gheddafi, che in un messaggio trasmesso oggi dalla radio di Stato ha promesso di non arrendersi, incitando i suoi seguaci a fare altrettanto.

L’intervento del Colonnello rompe un silenzio che durava dal 19 maggio scorso e che aveva indotto sospetti di una possibile fuga da parte del leader libico. Gli obiettivi dei bombardamenti sono soprattutto uffici ed edifici amministrativi. Secondo fonti del ministero della Difesa britannico sono stati colpiti il quartier generale della polizia segreta nel cuore di Tripoli e un importante edificio militare nei sobborghi della capitale.
Stati Uniti ed Europa fanno fronte unico nell’esortare Gheddafi a farsi da parte, tanto che anche Angela Merkel – oggi in visita alla Casa Bianca, si è unita all’appello del Presidente americano esprimendo il suo appoggio alla missione Nato il Libia, nonostante la Germania si fosse astenuta dal votare la mozione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che aveva autorizzato la stessa.

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Nel frattempo Mikhail Margelov, in missione diplomatica in Africa per conto del Presidente russo Dmitry Medvedev, ha incontrato oggi i leader dei ribelli a Bengasi e ha rinnovato il suo appoggio morale alla resistenza dichiarando la volontà da parte della Russia di finanziare i ribelli ma allo stesso tempo la necessità di evitare un’escalation di violenza nel conflitto. La notizia più interessante di oggi sembra però essere l’arrivo di diplomatici cinesi nell’autoproclamata capitale dell’opposizione per incontrare i capi dei ribelli. Pechino aveva finora evitato di unirsi all’appello internazionale che chiede le dimissioni di Gheddafi.

Russia e Cina, entrambi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, si erano anch’esse astenute dal voto che aveva approvato la missione libica lo scorso marzo ma non avevano esercitato il proprio diritto di veto. La presenza di rappresentanze diplomatiche di questi Paesi a Bengasi, è dunque un segnale politico importante nei confronti Geddafi ma soprattutto nei confronti dei ‘ribelli’, investiti di un’autorità tutta nuova. L’opinione pubblica internazionale e ora anche i principali capi di Stato mondiali riconoscono il Consiglio Nazionale di Transizione come l’unico interlocutore ufficiale in Libia. Tutti sono convinti che sia solo una questione di tempo prima che Gheddafi si arrenda, e che Abd al-Jalil e i suoi siano destinati a governare la Libia per molti anni a venire, tanto da far presagire addirittura cambiamenti epocali nella politica estera del Paese nordafricano. Solo pochi giorni fa lo scrittore francese Bernard Henri Levy si faceva portavoce di un messaggio da parte dei capi dei ribelli per il Primo ministro israeliano Netanyahu che prometteva la normalizzazione dei rapporti tra la Libia e Israele.

Tutti sembrano pronti a questo cambiamento di rotta per la Libia, tutti sembrano essere convinti che le ore di Gheddafi siano contate. Tutti… tranne il Colonnello, che tra un’esplosione e l’altra affida alle onde radio il suo appello alla resistenza.

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