Traduzione e testo di Chiara Rainaldi
La lunga guerra dichiarata dai ribelli al leader libico Muhammad Gheddafi ha costretto a sborsare molti soldi, l’ha detto il ministro del Petrolio dei ribelli sabato, ed ha accusato l’Occidente di non rispettare le promesse di inviare urgenti aiuti finanziari. Le autorità dell’Occidente stanno assistendo i ribelli per mezzo del supporto aereo giornaliero sulle forze leali a Gheddafi ed hanno promesso di espandere l’aiuto intercettando le risorse libiche congelate precedentemente. Ma Tarhouni, anche ministro dell’economia degli insorti, ha affermato che non ne è seguito nulla da tali promesse.
Il suo appello è venuto fuori come le crepe che sono apparse nell’alleanza Nato dopo tre mesi di campagna a suon di bombe contro Ghaddafi, con alcuni alleati che mostrano fatica a reggere la missione e gli Stati Uniti accusati da alcuni alleati europei di scaricare il peso sulle loro spalle. I ribelli hanno raggiunto importanti obiettivi su vari fronti nelle scorse settimane, ma si resta lontani dall’afferrare il loro ultimo obiettivo: il centro di potere di Gheddafi a Tripoli e il suo entroterra, nonostante il supporto aereo dall’alleanza militare più forte del mondo.
“Siamo a corto di tutto!”
“Non abbiamo più nulla (denaro). E siamo a corto di tutto. È un completo fallimento. Neanche loro (le Nazioni occidentali) comprendono o non si interessano. Nulla si è ancora realizzato. Ed io intendo davvero nulla!” ha detto il ministro delle Finanze nella principale città degli insorti di Bengasi. “Tutte queste persone con cui parliamo, tutti questi Paesi, durante ogni incontro, con i loro grandi discorsi, che noi apprezziamo dal punto di vista politico ma non in termini di finanze, perché da questo punto di vista sono un vero e proprio fallimento: e la nostra gente sta morendo.”
L’economia della Libia orientale, lì da dove proviene la maggior parte del petrolio e che una volta ha reso la Libia il maggiore esportatore dell’Opec, è in ginocchio. I leader dei ribelli stanno combattendo per cercare soldi da destinare alle operazioni militari e i salari, in una società in cui, grazie al retaggio accentratore di Gheddafi , molte persone sono dipendenti dai contributi statali.
L’Ue ha promesso un’infusione di liquidità e gli Usa, che hanno preso un ruolo di primo piano affermando appoggio alla No fly-zone delle Nazioni Unite sulla Libia, hanno garantito più aiuto e offerto dei loans (prestiti in denaro a bassissimi interessi, ndt) per far navigare i ribelli in acque più sicure. In un primo momento il Ministro aveva stimato che i ribelli stavano spendendo oltre 100 milioni di dinari Libici (circa 86 milioni di dollari) al giorno, ed ora non sa dove attingere per una simile somma, visto che, come ha detto: “Non mi aspetto che riusciamo a produrre petrolio in così poco tempo. Le raffinerie non hanno greggio e così non possono funzionare.” In ultimo ha aggiunto che “molte persone sono morte per questa rivoluzione, e ce ne saranno anche delle altre. Noi dobbiamo trovare un modo (per trovare i soldi). Ma una cosa è certa: non dobbiamo mai arrenderci!”
