Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riunisce alle 21 italiane a porte chiuse per discutere del dossier siriano. L’incontro arriva dopo le consultazioni tra i cinque membri permanenti del Consiglio – Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti – sul piano proposto dal Qatar e Arabia Saudita, approvato la scorsa settimana dalla Lega araba, che prevede le dimissioni immediate del presidente siriano Bashar Assad, il passaggio ad interim dei poteri al suo vice, la creazione di un governo di unità nazionale incaricato di organizzare elezioni legislative e presidenziali. Lunedì il segretario generale della Lega Araba, Nabil al-Arabi e il primo ministro del Qatar, Hamad bin Jassim, che presiede la commissione della Lega Araba incaricata di seguire il dossier siriano, saranno al Palazzo di Vetro.
Il piano arabo di fatto prevede la fine del regime siriano, quindi non sorprende che da Damasco sia subito arrivato un secco rifiuto. Non sorprende anche il pieno appoggio alla Lega araba giunto dagli Stati Uniti e dalla Francia, paese quest’ultimo che assieme alla Turchia appoggia il Consiglio nazionale siriano (Csn, il raggruppamento filo-occidentale dell’opposizione anti-Assad) e “l’Esercito libero siriano”, formato dai disertori dell’esercito regolare siriano.
Dalla parte della Siria è sempre schierata Mosca (e in modo meno palese Pechino) che ripete che si opporrà a qualsiasi risoluzione volta ad imporre sanzioni dell’Onu alla Siria o che apra la strada ad un intervento armato simile a quello della Nato in Libia. La Russia però non vorrebbe usare il diritto di veto che la porrebbe in una posizione di contrasto aperto con gli altri quattro membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. Preferirebbe una soluzione di compromesso che porti ad un dialogo costruttivo tra regime ed opposizioni in Siria. Deve fare i conti peraltro con le forti pressioni americane. Nei giorni scorsi l’inviato speciale Usa, Jeffrey Feltman, un ex ambasciatore a Beirut noto per la sua avversione nei confronti di Damasco, è stato a Mosca nel tentativo di persuadere le autorità russe ad accettare il piano per la caduta del regime di Assad.
Sul terreno la situazione rimane grave e gli scontri tra truppe regolari e disertori si moltiplicano. Le opposizioni parlano di altri 23 morti oggi in manifestazioni conbtro Assad e di una vasta operazione dell’esercito in alcuni quartieri di Homs. Da parte loro le autorità di governo riferiscono di attacchi «terroristici» e del sequestro di 11 pellegrini iraniani provenienti dalla Turchia e diretti ai siti sciiti in Siria. Il mese scorso sono stati rapiti sette tecnici iraniani che sono ancora nelle mani dei sequestratori. L’Iran è il principale alleato della Siria.
