Il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak si è detto convinto che l’attentato compiuto ieri a Damasco contro i vertici della sicurezza siriani rappresenta un passo verso ”la caduta del regime” di Bashar al-Assad, ma anche ”un duro colpo” inflitto ”all’asse” che lega la Siria
all’Iran e agli sciiti libanesi di Hezbollah. ”Quanto sta succedendo laggiù – ha detto Barak – significa un’accelerazione verso la caduta del regime della famiglia Assad”, ma ”un duro colpo anche per l’asse radicale (formato dalla Siria) con gli Iraniani e gli Hezbollah”.
Per ministro israeliano ”i ribelli sono male addestrati”, ma appaiono ”determinati a prendere il
controllo di settori sempre più vasti del territorio siriano, incluse alcune aree di Damasco e dintorni”. Nel contempo Barak ha avvertito che l’ipotetica caduta finale di Assad può da un
lato fornire un’occasione agli Hezbollah per impadronirsi di ”armi sofisticate, come missili pesanti terra-terra, o anche armi chimiche” dell’arsenale siriano; e dall’altro offrire a ”elementi terroristi” annidati nella stessa opposizione e l’opportunità di compiere attentati proprio attraverso il Golan.
Barak ha fatto sapere che la momento il confine appare calmo, ma potenziali profughi saranno
tuttavia ”fermati” se proveranno a infiltrarsi. L’allerta è stata intanto rafforzata, mentre i comandi hanno sospeso per il week-end i permessi dei soldati schierati nella zona. Fonti
israeliane confermano del resto una certa inquietudine rispetto al futuro prossimo, dopo 3 decenni durante i quali il regime di Assad, per quanto nemico giurato d’Israele, ha in effetti assicurato una calma quasi totale a ridosso del Golan.
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