Io credo che siamo in mezzo al guado – spiega l’intellettuale e politico tunisino Tarek Chaabouni – . Gli attori devono tutti riflettere su quello che stanno facendo e devono uscire da una logica partigiana: quelli che hanno vinto le elezioni devono sapere che la loro missione é fare la costituzione del paese e non altro. Non hanno avuto mandato per governare tutti gli aspetti della vita politica, non siamo ancora in questa fase. Le altre componenti del paese che non sono al governo, devono riflettere anch’esse: dobbiamo acquisire uno spirito costituzionale, entrambe le parti devono capire che bisogna concentrarsi sulle cose fondamentali: il dibattito politico partigiano ci allontana dalle questioni di fondo che il paese ha necessità di affrontare.
Esiste un modello o una specificità tunisina? Oppure tiriamo la conclusione da quanto sta succedendo che la Tunisia é un paese arabomusulmano come tutti gli altri e che soffre delle sue stesse sindromi e che questa cosiddetta specificità tunisina é stata una forzatura sostenuta dalla dittatura?La Tunisia ha la sua specificità: è un paese aperto all’occidente ma allo stesso tempo è un paese arabo che sta nel contesto regionale. La modernità nel mondo arabo è nata in reazione alla colonizzazione occidente: la Tunisia ha deciso all’indipendenza di percorrere strada di mezzo tra la chiusura identitaria e l’apertura verso l’Europa; un adattamento alla modernità secondo la sua specificità. La visione religiosa moderata è sempre stata dominante. Questo wahhabismo che si vede oggi appare completamente estraneo; se si dovesse imporre sul lungo periodo vorrebbe veramente dire che il paese é uscito dalla sua direzione storica tradizionale: è una possibilità non possiamo escluderlo. E’ stato sopravvalutato l’apporto di Bourghiba, questo è vero, egli ha recuperato un patrimonio riformista del paese preesistente. La Tunisia ereditava un passato riformista incominciato già nel XIX sec: per questo ha dato una sua particolare risposta alla “crisi della modernità nella quale era sprofondato il mondo arabo; in questo ha espresso una specificità: quindi credo che possiamo continuare a parlare di modello tunisino. E’ vero: i 50 anni di dittatura ne hanno un po’ minato le fondamenta e oscurato l’immagine; bisogna ora quindi riprenderlo, approfondirlo, correggerlo. E il vero lavoro politico e culturale che dobbiamo fare dopo la rivoluzione.
Quindi lei mi sta dicendo che la specificità tunisina, più che nel progetto modernista in quanto tale, si giustifica nel riformismo pre-bourghibiano.Si riferisce al riformismo del XIX secolo; quelli che hanno fondato la scuola Sadikyya, che avevano come orizzonte il costituzionalismo liberale. Sono stati tentativi a volte maldestri, ma di sicuro spessore culturale. In tutto l’ottocento si é tentati di entrare nella modernità: anche l’occupazione francese per forza di cose ha portato il paese nella sfera della cosiddetta modernità: un modo di vivere altro. Certo l’impronta di paese arabomusulmano non é stata intaccata; su questo non ci sono dubbi.
Secondo lei il compromesso sull’articolo 1 della costituzione del 1959 riconcilia gli islamici con la storia del paese? Si può dire che la Tunisia di domani nasce da un patto in cui il progetto bourghibiano si riafferma accettando quella parte conservatrice che aveva esclusa e che oggi rivendica l’identità arabo-musulmana?E’ positivo che gli islamisti abbiano proposto di adattarlo. O credo che il confronto politico-culturale si esplica sulla valutazione degli ultimi 60 anni di storia del paese. Ci sono due letture possibili: o si condsidera che questo è stato un paese che, nonostante le contraddizioni e i fallimenti ha anche fatto avanzare il paese; o lo si vede soltanto in senso negativo: un paese snaturato completamente nella sua storia con l’assunzione implicita che bisogna correggere questo percorso e riportarlo alla sua presunta natura originaria. Le forze nazionali devono capire che questa rivisitazione della storia del paese deve essere fatta, ma fuori da categorie ideologiche chiuse, con spirito critico e meno passione. Sarà un processo lungoche dovrà condurre alla fine ad una sola lettura condivisa.
Sta dicendo che questa fase di transizione deve partire dal riconoscimento della necessità di una rilettura della storia del paese che, nello svolgersi, deve appodare ad un nuovo patto condiviso di cittadinanza?Sì. A patto che si accetti che questa è una fase che durerà a lungo. Non sono questioni che verranno risolte con la costituzione. Ci vorrà tempo. Sono problematiche profonde che toccano la coscienza della nazione. Per esempio facciamo l’esempio del dibattito sul sistema educativo: una grande questione. Siamo tutti d’accordo che il sistema si è degradato e deve essere riformato. Ma in che senso? deve essere più islamico; più propenso alle nuove tecnologie; al mondo del lavoro che si trasforma; deve essere un sistema che rafforza lo spirito critico? Ecco, sono questioni che riguardano l’essenza della costruzione della cittadinanza. Devono essere affrontate serenamente e accettare che tutte le parti siano una parte: questo processo non si chiuderà con la scrittura della costituzione. Se faccio un’analisi dell’ultimo anno anzi vedo che ci stiamo allontanando dal fondo delle questioni. Più si radicalizza lo scontro politico e più si smarrisce il soggetto principale. Ci vuole un grande arco di forze politiche e sociali nazionali che rimettano sul tavolo le “grandi questioni”.
Il quadro partitico post-rivoluzionario si sta chiarendo. Quali sono secondo te i blocchi principali che alla fine si consolideranno sulla scacchiera politica?Due soltanto: il Nahdha e “Nidaa Tunisi”. Sarà una elezione quasi bipolare.
Per quanto riguarda la sinistra:quali sono i soggetti che oggi la rappresentano e possono giocare un ruolo nella Tunisia di domani?La sinistra ha tentato di elaborare un suo progetto specifico per quarant’anni, fallendo. Non riuscirà certo a farlo nei prossimi anni vicini. Trasformare la sinistra in progetto politico non é d’attualità. L’ultimo tentativo, a cui ho partecipato, é stato quello dell’Ettajdid: ma é fallito ed é stato liquidato. La sinistra é stata una cosa importante nella storia del paese; in alcune fasi addirittura egemonica: ha saputo influenzare l’agenza politica persino del capo dello stato. Io sono convinto che essa è presente nel profondo del paese. Tutto questo, però, ed è un paradosso, non si è saputo trasformare in una forza politica d’impatto. Il mondo politico è, in questa fse di passaggio, chiuso alla sinistra. Tra cinque o sei anni ne riparleremo: dopo il consolidamento della democrazia, il paese ritornerà a porre le questioni fondamentali di un modello di sviluppo alternativo; la sinistra sarà sicuramente tra i candidati credibili a riproporsi come guida egemonica: a patto sempre che gli intellettuali siano capaci di allearsi alla base sociale popolare del paese.
Quindi nello spettro attuale politico possiamo dire che la sinistra è presente un po’ dappertutto nei partiti che vanno da nidaa tunisi fino al fronte popolare?Sì. Anche se dal punto di vista istituzionale secondo me la sinistra istituzionale vera e propria é tuttora rappresentata dall’UGTT (il sindacato, nda).
Anche se nel sindacato ci sono diverse sensibilità, alcune anche di simpatie islamiche!Sì. Ma non sono rilevanti. Il Nahdha stesso ha accusato il sindacato di essergli contro e di avere una strategia politica di opposizione. L’egemonia all’interno del sindacato è sempre stata di sinistra. Questo non vuol dire che deve “entrare in politica”; anzi la sua forza è sempre stata si rimanere una forza distante dalla politica partigiana, autonoma, non condizioanta dai partiti. La legittimità storica del sindacato deriva dalla sua autonomia; quando non è stato così i risultati sono stati disastrosi, come durante la crisi del 1978 in cui Ben Achour (segretario generale dell’UGTT dell’epoca, nda) si tiro’ tutta la struttura dell’UGTT in un conflitto personale con Bourghiba.
Per quanto riguarda il Fronte popolare (alleanza delle forze della sinistra radicale): che valutazione ne fa?Non mi sembra che ci sia nessuna novità. Io lo vedo un unione di facciata di forze diverse con grandi contraddizioni al suo interno. Innanzitutto dubito che Choukri Bel Aid e Hamma Hammami (i due leader principali della sinistra radicale) arriveranno uniti alle elezioni. Hammami ha sicuramente un suo seguito: piace sia alle classi popolari che a settori della borghesia progressista. Si é costruito un’immagine di militante puro e sincero; e potrebbe avere un impatto. Sarà probabilmente un perturbatore delle elezioni; ma non nel quadro di questa alleanza, a cui non credo, francamente.
Quale lezione ha imparato il campo progressista dalle elezioni del 23 ottobre?Io credo che si é arrivati alla conclusione della necessità di creare un blocco unito e capace di essere egemonico. Questa é la vera lezione delle ultime elezioni. Per blocco progressista qui intendiamo il Partito repubblicano, Ettajdid, Afek Tunis. Il tentativo di unirsi é stato fatto ma é fallito e l’unica soluzioen a portata di mano credibile é apparsa quella di Beji Caied Essebsi. Le forze progressiste percepiscono che c’é bisogno di un blocco forte da contrapporre all’egemonia conservatrice-islamica.
Parliamone allora questo nuovo progetto controegemonico.Possiamo dire che Nidaa Tunis concili una parte della sinistra (il campo progressista) con il bourghibismo; una certa eredità modernista del bourghibismo con le battaglie democratiche degli anni settanta e ottanta?Nidaa Tunis é la conseguenza della revisione della sinistra sull’eredità bourghibiana. Non si é trattato di una cosa proprio nuova: un certo recupero e riconoscimento di Bpourghiba filtrava negli ambienti da anni: ma non era stato portato a compimento prima di oggi. Purtroppo oggi questo riconoscimento é subalterno e ci si affida ad un simbolo bourghibiano esterno ad essa, perché percepisce che é l’unico strumento per bloccare l’avanzata del blocco Nahdha. Nidaa Tunis non é ancora un progetto partitico nel vero senso della parola: se lo diventerà un giorno, sarà il il tempo a dirlo. Per il momento é un torrente, vedremo se diventerà fiume. Ancora il processo di alleanze non si é completato.
Che ne pensa del discorso del Nahdha che pretende che il vero riformismo non sia rappresentato da Bourghiba ma dagli intellettuali zituniani come Tahar Ben Achour? Bourghiba non avrebbe fatto nessuna battaglia riformista, ma soltanto una battaglia di potere per liberarsi di riformatori scomodi (prima Abdelaziz Thalbi, Fadhel Ben Achour e Ben Youssef)?Si. Pero’ Bourghiba ha avuto una sua specifica visione della storia; e ha fatto delle scelte precise (nella fretta della contingenza storica), che hanno segnato la storia contemporanea del paese. Bourghiba ha scelto il campo occidentale, per esempio, ed ha optato per l’utonomia del progetto nazionale tunisino, posizionandosi ad equa distanza tra l’influenza occidentale e quella panarabista (che dominava la regione negli anni cinquanta). Ha modellato il paese a sua immagine e somiglianza…Secondo me si esagera molto, sia sulla continuità che sulla rottura. In Tunisia, per esempio, la presenza dello stato é forte: rispetto ai suoi vicini la Tunisia é il paese più urbano, più vicino alla cultura dello stato. Questo l’ha inventato Bourghiba! Un ruolo decisivo l’ha avuto la nulerosa persenza delle colunità europee. Tieni presente che se in Tunisia ci sono 300.000 europei l’incidenza in percentuale é molto maggiore rispetto ad un’altro paese più grande come il Marocco. facciamo un’altro esempio: il sindacato. In Tunisia é quasi una istituzione, lo vedi dappertutto: davanti al palazzo del governatorato, in quasi tutte le delegazioni (province): l’UGTT fa parte del paesaggio visivo di questo paese. Insomma c’é una particolarità tunisina che non si riduce certo al solo Bourghiba. Quest’ultimo ha personalizzato la costruzione della nazione sradicato tutte le forze politiche e culturali per dimostrare al popolo che egli ha creato la nazione tunisina ex nihilo. Cio’ é stato un errore il cui prezzo il paese paga ancora oggi.
Come giudica l’incredibile facilità di reclutamento dei salafiti presso i giovani? E’ possibile un domani accordarsi con il Nahdha per un patto per lo sviluppo e contro la deriva salafita della gioventu’ tunisina?Io credo che il fenomeno salafita sara emarginato perché non corrisponde alla sensibilità, né politica, né religiosa né culturale del paese. Pero’ in questa fase é un fenomeno che ha assunto una certa rilevanza. Ti dico una cosa: sai che questi giovani (c’é in generale una grande disoccupazione tra lel loro file) sono senza punti di riferimento? Il salafismo é anche un fenomeno di solidarietà sociale, di socializzazione di gruppo.Ieri sono pasato per una borgata agricola, io direi normale (Aouja, provincia di Bizerte). I salafiti sono presenti con un loro locale alla cui entrata hanno apposto un manifesto con la scritta: perché cerchiamo una costituzione se abbiamo la legge di dio?…Ti dico una cosa: quali sono le istituzioni che raccolgono i giovani? A Aouja cosa cé come luogo di aggregazione? Partiti, assocazioni? Sono entrato nella casa della gioventù ieri alle 11e 30 ed era chiusa con il catenaccio; poi sono passato alla biblioteca comunale ed era vuota…Non dico che questo spieghi tutto. Ma dobbiamo renderci conto che questo é un paese annichilito, la dittatura ha estirpato la convivenza civile.E’ un paese confuso! Per esempio prendi il calcio. Quest’anno per la prima volta nella storia é stato sospeso il campionato di calcio durante il ramadan. Ad un certo punto qualcuno ha sollevato una questione: perché la confederazione africana non sospende semplicemente il campionato durante il ramadan? Ma stiamo fuori? Stiamo vivendo una fase di passaggio, per certi versi molto confusa. Il popolo si sta abituando a fare a meno di un stato protettore e contemporaneamente deve affidarsi a se stesso. La società civile é debole e lo spettro politico frammentato. Bisogna nelle prossime elezioni ristabilire l’equilibrio tra le forze progressiste e conservatrici: un equilibrio che é reale nella società ma che non si é rappresentato nelle elezioni scorse in mancanza di una visione politica chiara da parte del campo progressista. Poi si deve completare il processo di transizione democratica. Vedrai che alla fine di questo processo anche i salafiti saranno istituzionalizzati.Nena News