Julian Assange, l’aborigeno, a cui probabilmente – ricordando il mitico show di Corrado Guzzanti – avremmo qualcosa da dire.
Al fondatore di Wikileaks è stato dato oggi un passaporto per le Nazioni Aborigene, con una cerimonia ufficiale, dopo che è le autorità australiane lo avevano abbandonato al suo destino di fuggiasco internazionale e capo del più “potente” sito di controinformazione.
È stato suo padre, John Shipton, ad accettare il documento in una cerimonia che si è svolta a Darlington (Sydney) e a sottolineare come il figlio sia stato appunto piantato in asso dal governo australiano. E la cerimonia del passaporto – che segue la decisione dell’Ecuador di concedere asilo diplomatico ad Assange – è stato un momento di solidarietà.
«I governi australiani di ogni colore sono felici di abbandonare i loro cittadini quando si trovano in situazioni difficili all’estero”, ha detto.
Assange è ancora nella sede dell’ambasciata ecuadoregna a Londra, per evitare l’estradizione in Svezia dove lo attende un processo per un presunto stupro. I suoi avvocati temono che l’estradizione in Svezia possa aprire la strada per spedirlo negli Stati Uniti, dove lo aspetterebbe un processo per le rivelazioni sul sito Wikileaks.
Il gruppo che ha organizzato la cerimonia di oggi, l’Associazione per la Giustizia sociale indigena, vuole il riconoscimento della sovranità aborigena.
“Julian ha sempre espresso il desiderio che il popolo aborigeno dell’Australia essere riconosciuto come sovrano”, ha detto.
“Si tratta di un punto di vista che sta diventando sempre più accettato.”
Il presidente dell’Associazione, Ray Jackson, ha detto che il governo australiano non aveva dato il signor Assange aiuto sufficiente.
“Julian è stato trattato male da questo governo, che è molto felice di sedersi e prendere ordini dagli Stati Uniti”, ha detto Jackson.
Il passaporto sarà ora trasmesso ad Assange a Londra.
